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Un nuovo capitolo si apre nello studio degli oggetti interstellari con la scoperta che sta suscitando forte interesse e dibattito.
Un nuovo capitolo si apre nello studio degli oggetti interstellari con la scoperta di 3I/ATLAS, un corpo celeste dalle caratteristiche particolarmente insolite che sta suscitando forte interesse e dibattito nella comunità scientifica internazionale. Considerato il terzo oggetto interstellare mai osservato, 3I/ATLAS presenta peculiarità che ne fanno un mistero cosmico da approfondire con attenzione.
Le caratteristiche eccezionali di 3I/ATLAS
3I/ATLAS si distingue per una serie di elementi che lo differenziano nettamente dai normali asteroidi o comete conosciuti all’interno del Sistema Solare. Innanzitutto, la sua orbita retrograda, quasi perfettamente allineata all’eclittica, indica un moto in senso opposto rispetto a quello dei pianeti, ma su un piano quasi identico a quello della Terra e degli altri corpi maggiori. Questo tipo di traiettoria è estremamente raro e indica un’origine esterna al Sistema Solare.
Un altro aspetto sorprendente è la sua dimensione, stimata attorno ai 20 chilometri di diametro, molto più grande rispetto a molti altri oggetti interstellari precedentemente individuati. A differenza delle comete, inoltre, 3I/ATLAS non emette gas né polveri, non presenta cioè la classica “coda” cometaria, suggerendo una composizione forse più rocciosa o metallica che ghiacciata.

La sua orbita lo ha portato a un passaggio ravvicinato a pianeti come Marte, Venere e Giove, offrendo agli astronomi un’occasione unica per osservazioni dettagliate e per raccogliere dati sulle sue proprietà fisiche e dinamiche.
Tra le ipotesi più discusse su 3I/ATLAS c’è quella avanzata da Avi Loeb, fisico teorico di Harvard e fondatore del Galileo Project, che da anni si occupa dello studio scientifico di oggetti anomali potenzialmente di origine tecnologica extraterrestre. Loeb, insieme ai colleghi Adam Hibberd e Adam Crowl, ha proposto la possibilità che 3I/ATLAS possa rappresentare una sonda artificiale extraterrestre.
Pur sottolineando che non vi sono prove definitive a sostegno di questa ipotesi, Loeb invita a mantenere una mente aperta e a considerare seriamente ogni possibilità. La sua esperienza e il suo ruolo nei consigli scientifici statunitensi conferiscono peso a questa posizione, che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo se confermata.
In un documento recente, Loeb ha evidenziato l’importanza di non escludere a priori la natura tecnologica di oggetti con caratteristiche tanto insolite, poiché il rifiuto sistematico di tali ipotesi potrebbe limitare lo sviluppo di nuovi metodi e strumenti d’indagine per future scoperte interstellari.
Le dichiarazioni di Loeb hanno suscitato reazioni contrastanti nel mondo scientifico. Alcuni esperti hanno contestato l’approccio, accusandolo di sensazionalismo, richiamando l’esperienza con ‘Oumuamua, il primo oggetto interstellare scoperto nel 2017, che aveva già generato analoghe controversie sull’eventuale natura artificiale.
