I guadagni (reali) in Italia la verità dietro al tuo stipendio, quel che non sai
Quanto si guadagna realmente in Italia? Un tema che interessa milioni di lavoratori e che spesso nasconde verità poco evidenti dietro al semplice dato dello stipendio lordo.
I dati aggiornati dell’ISTAT e dell’Osservatorio Job Pricing rivelano un quadro articolato, caratterizzato da forti disparità territoriali, di genere, di titolo di studio e di ruolo professionale. Secondo il report più recente dell’ISTAT, riferito al 2022 e pubblicato nel 2025, la Retribuzione Annua Lorda (RAL) media nazionale si attesta a 31.856 euro.
Questo valore rappresenta il totale dei compensi lordi percepiti in un anno, comprensivo di tredicesima e quattordicesima, ma esclude il trattamento di fine rapporto (TFR) e i bonus come i buoni pasto. In termini di stipendio netto mensile, la media si colloca tra i 1.700 e i 1.850 euro, variando sensibilmente in base a molteplici fattori.
I guadagni (reali) in Italia: la verità dietro al tuo stipendio, quel che non sai
La RAL media varia considerevolmente in base all’inquadramento professionale: i dirigenti guadagnano in media 106.606 euro, i quadri 56.746 euro, gli impiegati 33.358 euro e gli operai 27.266 euro. Interessante notare che la crescita dei salari negli ultimi anni è stata più marcata proprio tra le categorie con retribuzioni più basse, come gli operai, rispetto agli impiegati e ai quadri.

Il territorio è uno degli elementi determinanti per la variazione degli stipendi. Il Nord Italia si conferma l’area con le remunerazioni più alte, con una RAL media di 32.913 euro, seguita dal Centro con 31.956 euro e dal Sud e dalle Isole con 29.375 euro. La differenza tra Nord e Sud supera i 3.500 euro, e considerando la Retribuzione Globale Annua (RGA), che include anche bonus e componenti variabili, il divario supera i 4.300 euro.
Le regioni con gli stipendi più elevati sono Lombardia (in testa Milano) con 33.635 euro, Trentino-Alto Adige con 33.532 euro e Lazio con 33.242 euro. Sul versante opposto, Calabria, Sicilia e Basilicata registrano le retribuzioni più basse, quest’ultima con una media di 27.232 euro. Di conseguenza, il netto mensile percepito in Lombardia si aggira intorno ai 1.500 euro, mentre in Basilicata scende a circa 1.215 euro.
Le differenze salariali non dipendono solo dal luogo, ma anche dal settore di impiego. L’Osservatorio Job Pricing indica che i settori finanziari sono quelli più remunerativi, con una RAL media di 45.461 euro. Seguono le utilities (elettricità, gas, acqua, telecomunicazioni) con 34.861 euro, l’industria di processo con 33.710 euro e quella manifatturiera con 33.349 euro.
Le professioni con i salari più alti richiedono elevata specializzazione: banche e servizi finanziari guidano con 46.354 euro, seguiti da ingegneria (40.372 euro), farmaceutica e biotecnologie (39.640 euro) e telecomunicazioni (38.950 euro). All’estremità opposta si collocano i servizi alla persona (24.916 euro), l’agricoltura (25.114 euro) e il settore alberghiero e della ristorazione (25.855 euro).
Tra i professionisti, i notai sono tra i più pagati, con redditi che variano da 60mila a 200mila euro annui, seguiti da Architecture Manager (168mila euro), analisti dati (150mila euro), medici (tra 70mila e 110mila euro), direttori marketing (93mila euro) e consulenti finanziari, con una forbice che va da 30mila a 130mila euro a seconda dell’esperienza. Anche farmacisti titolari, piloti d’aereo, architetti e ingegneri raggiungono cifre significative.
Un tema cruciale riguardante la retribuzione è il divario di genere, noto come Gender Pay Gap, che in Italia si attesta mediamente al 5,6% ma può raggiungere il 30% nelle posizioni dirigenziali. Secondo il Rendiconto 2024 dell’INPS, la retribuzione oraria media delle donne è inferiore del 20% rispetto agli uomini con pari ruolo, con differenze che variano tra settori: 20% nel manifatturiero, 23,7% nel commercio e oltre 30% nei servizi finanziari e alle imprese.
Il gap salariale si riduce in parte negli impieghi part time, più frequenti tra le donne, ma si amplifica nei contratti full time, senza differenze marcate tra pubblico e privato. Nonostante ciò, l’Italia si posiziona tra i Paesi ad alto reddito con le disuguaglianze salariali più contenute, con un tasso del 9,3%, valore inferiore rispetto a molti altri Stati europei.
