
Non si arrestano le polemiche intorno alla questione dell’uso del glifosato. Gli studiosi si dividono fra coloro che sostengono che il famoso erbicida sia causa di molti problemi di salute e coloro che invece sono convinti che non occorra procedere a metterlo al bando.
Nel frattempo negli Stati Uniti sono emersi nuovi indizi nello scontro che vede da una parte la multinazionale Monsanto e dall’altra DeWayne Johnson. Quest’ultima è una giardiniera di 46 anni, malata di linfoma non Hodgkin, che sostiene di aver sviluppato la patologia dopo essere stata a contatto con le sostanze chimiche utilizzate per essere distribuite nei cortili delle scuole.
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Secondo gli avvocati difensori di DeWayne Johnson, la donna avrebbe sviluppato la malattia proprio in seguito al contatto con il glifosato utilizzato come diserbante nell’ambito della sua attività lavorativa. Adesso i legali sostengono che Monsanto abbia reso pubblici dei dati falsi all’EPA, l’autorità statunitense che si occupa di regolarizzare la vendita di sostanze come il glifosato.
Gli avvocati fanno presente che i dati falsi potrebbero riguardare proprio il rapporto tra uso dell’erbicida e maggiore rischio di sviluppare i tumori. La vicenda si riferisce a degli episodi che sarebbero avvenuti a metà degli anni ’70.
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La Monsanto si sarebbe rivolta ai laboratori di biotest industriale, per condurre delle ricerche in merito al carattere tossico del glifosato. I dati sarebbero stati richiesti proprio dall’EPA, per poter consentire la vendita proprio dell’erbicida.
Sulla base delle analisi riscontrate, il glifosato della Monsanto sarebbe stato approvato per la vendita in una prima fase a partire dal 1974. Successivamente l’EPA ha effettuato una revisione degli studi e avrebbe scoperto che i laboratori a cui si era rivolta Monsanto erano soliti falsificare i dati. Anche tre dirigenti dei laboratori di biotest industriale sarebbero stati condannati per frode.
Inoltre i legali della giardiniera fanno presente il riferimento ad altri studi condotti su animali da laboratorio tra il 1981 e il 1983, che dimostrerebbero i danni provocati dalle sostanze chimiche contenute nel diserbante.