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Dieta gaps: cos’è e come funziona

Hai mai sentito parlare della dieta Gaps? Questo termine dal suono buffo, in realtà, è l’acronimo di “Gut and Psychology Syndrome” (sindrome psico-intestinale). La GAPS diet è nata per affrontare alcune problematiche psichiatriche e neurologiche come depressione, schizofrenia o persino autismo, dislessia e ADHD. Ma come funziona? E quali sono i cibi da evitare? La lista degli alimenti sconsigliati è lunga, e i pareri in merito a questa dieta sono piuttosto discordanti.

Dieta gaps: cos’è e come funziona

Fonte immagine: Pixabay

Quante diete esistono al mondo? Oltre alle più famose, come la dieta chetogenica, Mediterranea o la dieta del digiuno, troviamo anche la dieta GAPS, un regime alimentare forse meno noto rispetto a quelli che abbiamo menzionato, ma che recluta ugualmente un gran numero di seguaci e sostenitori.

Ma che tipo di dieta è la GAPS diet? Questa parola dal suono un po’ buffo, in realtà è semplicemente l’acronimo di “Gut and Psychology Syndrome” (sindrome psico-intestinale), un termine coniato dalla dottoressa Natasha Campbell-McBride, neurologa e nutrizionista che ha peraltro ideato anche l’omonima dieta.

Secondo la dottoressa, esiste una stretta correlazione tra la salute intestinale e quella del cervello. Ne consegue che persone con condizioni psicologiche come depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, schizofrenia, deficit di attenzione e iperattività, ma anche bambini con dislessia e autismo, potrebbero trarre giovamento eliminando o riducendo l’assunzione di alcuni tipi di alimenti.

Ma esattamente quali sono le basi del protocollo GAPS? E cosa ne pensano gli esperti in merito a questo regime alimentare?

In cosa consiste la dieta GAPS?

Le basi di questa particolare dieta si fonderebbero sul fatto che la sindrome dell’intestino permeabile, una condizione in cui si sperimenta un aumento della permeabilità della parete intestinale, sarebbe responsabile del passaggio di batteri, agenti patogeni e sostanze chimiche nocive dall’intestino al sangue.

Da qui, queste sostanze possono influenzare sia la funzionalità che lo sviluppo del cervello, andando a causare o aggravare condizioni come autismo, depressione e altre malattie.

Per questa ragione, bisognerebbe eliminare – secondo i principi del Programma Nutrizionale GAPS – tutta una serie di alimenti, o perlomeno assumerne in quantità limitate, in modo da contrastare la disbiosi intestinale all’origine dei disturbi psicologici e neurologici.

A cosa serve questa dieta?

Ciò che mangiamo, dunque, può influenzare fortemente la salute del cervello, causando malattie psichiatriche e neurologiche di vario genere. In linea generale, i seguaci di questa dieta sostengono che la GAPS diet sia utile in presenza di condizioni come:

  • Disturbo dello spettro autistico
  • Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)
  • Schizofrenia
  • Disturbo bipolare
  • Dislessia
  • Depressione
  • Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)
  • Disturbi dell’alimentazione
  • Gotta.

Allo stato attuale, però, non è ancora stato confermato che l’intestino permeabile sia coinvolto nello sviluppo di queste malattie e in che misura.

Dieta GAPS: cosa mangiare?

Dal momento che molti alimenti metterebbero a rischio la nostra salute, quali potrebbero essere gli alimenti consentiti nella dieta GAPS?

A grandi linee, questo regime alimentare si basa sull’eliminazione di alimenti come cereali, carboidrati raffinati, zucchero, soia, latticini pastorizzati, verdure amidacee e alimenti trasformati.

Si tratta di cibi che aggraverebbero il problema della permeabilità intestinale. Da un punto di vista pratico, la dieta GAPS si divide in 3 diverse fasi.

Fase di introduzione: eliminazione

La prima fase – la cui durata può andare da 3 settimane a 1 anno – è la più complessa da seguire. Si richiede, infatti, la totale eliminazione di un gran numero di alimenti difficili da digerire.

Durante questo periodo, ad esempio, non sarà possibile assumere carboidrati amidacei, alimenti raffinati e latticini.

I cibi consentiti in questa fase sono invece:

  • Brodo di carne fatto in casa
  • Cibi probiotici
  • Carne o pesce bolliti
  • Verdure cotte
  • Tè allo zenzero
  • Tè alla menta
  • Camomilla con miele crudo
  • Acqua.

Fase di mantenimento

Una volta portata a termine la prima fase, inizierà la seconda fase della dieta GAPS, quella di mantenimento, della durata di circa 2 anni. In questo arco di tempo, bisognerà evitare i carboidrati raffinati, i coloranti e i conservanti, mentre sarà possibile assumere alimenti come:

  • Carne (senza ormoni)
  • Grassi di origine animale
  • Pesce e molluschi
  • Uova biologiche (in generale, sono da preferire tutti gli alimenti biologici)
  • Cibi fermentati come kefir e crauti
  • Verdure cotte.

Terza fase: reintroduzione

Infine, dopo circa 2 anni potrà avere inizio la terza fase della dieta GAPS, quella di reintroduzione degli alimenti, che andranno inseriti in modo graduale.

Oltre alla lista di cibi ammessi e vietati, la dieta include anche l’assunzione di integratori alimentari, come probiotici, enzimi digestivi e olio di fegato di merluzzo.

La dieta GAPS funziona davvero?

Ora che conosciamo le linee guida di questo programma alimentare, la domanda sorge spontanea: la dieta GAPS mantiene le sue promesse?

Molte persone sostengono di aver sperimentato un generale miglioramento della salute intestinale grazie a questo regime alimentare.

Del resto, questa dieta, proprio come molte altre, suggerisce di consumare cibi biologici, verdure, grassi sani e incoraggia a limitare il consumo di alimenti trasformati, per cui già solo questi cambiamenti potrebbero apportare un effetto benefico per la salute.

Dieta GAPS: opinioni

Le opinioni di scienziati e nutrizionisti in merito alla dieta GAPS, però, sembrano essere piuttosto discordanti. Molti medici, ad esempio, criticano questo regime alimentare per diverse ragioni.

In primo luogo, si tratta di una dieta da seguire a lungo termine, il che sembra essere particolarmente complesso e difficile data la sua natura restrittiva. In più, molti esperti fanno notare che la riduzione di alimenti prevista nella dieta potrebbe causare delle carenze nutrizionali. Ciò si rivelerebbe ancor più problematico per i pazienti più giovani e per i bambini, ai quali questa dieta sembra essere rivolta.

Va poi ricordato che, allo stato attuale, la scienza non ha dimostrato in maniera inequivocabile gli effetti benefici di questa dieta sulle persone con autismo o con altre condizioni come depressione o schizofrenia.

Se intendi seguire questo tipo di dieta, parlane con il medico curante ed evita il fai da te.

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