Cosa sono gli OGM? Definizione e spiegazione
Cosa sono gli OGM, gli organismi geneticamente modificati: ecco la definizione, i campi di applicazione e qualche nota sulla sicurezza.
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Gli OGM, ovvero gli organismi geneticamente modificati, sono piante, animali o microrganismi in cui il DNA è stato alterato mediante accoppiamento e/o ricombinazione naturale. La tecnologia genetica, a volte detta anche tecnologia del DNA ricombinante o ingegneria genetica, consente di trasferire singoli geni selezionati da un organismo a un altro che appartiene o meno a una specie correlata.
L’alterazione del genoma – cioè del patrimonio genetico – di piante e animali è iniziata molti anni fa. La selezione artificiale per trasferire alcuni tratti specifici e desiderati ha portato allo sviluppo di una grande varietà di organismi diversi. Negli ultimi decenni i progressi nel campo dell’ingegneria genetica hanno permesso un controllo preciso sui cambiamenti genetici introdotti in un organismo. Oggi la maggior parte degli studi sono rivolti a valutare le possibilità di miglioramento delle produzioni agricole e di creazione di sostanze farmaceutiche.
OGM: potenziali applicazioni
Le piante agricole sono uno degli esempi più frequentemente citati di OGM. Si citano le opportunità, a cui sono legati anche dubbi e paure, dell’introduzione dell’ingegneria genetica in agricoltura per l’aumento delle rese delle colture, la riduzione dei costi per la produzione di cibo, la riduzione della necessità di pesticidi, l’aumento di alcuni principi nutritivi nei cibi, la resistenza ai parassiti e alle malattie. Molti studi, sempre in campo agricolo, sono diretti allo sviluppo di coltivazioni resistenti a particolari condizioni ambientali, come siccità o gelo.
Altre applicazioni degli OGM includono la produzione di farmaci e prodotti plastici. Alcune piante geneticamente modificate potrebbero essere utilizzate per produrre vaccini ricombinanti. Gli scienziati stanno esaminando la produzione di altre proteine prodotte da OGM utilizzabili in chirurgia o nella sostituzione di tessuti. Molti microrganismi vengono considerati come futuri produttori di combustibile pulito e biodegradatori.
La varietà di usi per gli OGM offre una serie di preziosi benefici agli esseri umani, ma preoccupano i potenziali rischi.
Alimenti geneticamente modificati: perché
Gli alimenti geneticamente modificati sono stati sviluppati, e in seguito commercializzati, perché sono stati in origine percepiti alcuni possibili vantaggi:
- prezzo inferiore;
- modifiche utili in termini di durata e anche valore nutrizionale;
- miglioramento delle condizioni di coltivazione o allevamento.
L’interesse degli agricoltori verso l’utilizzo di sementi geneticamente modificate è diretto principalmente all’introduzione di colture resistenti ad alcune malattie e insetti: in alcuni casi, questi possono anche condurre all’annullamento della produzione.
Anche la tolleranza agli erbicidi di alcune colture è oggetto di interesse, perché potrebbe comportare – come già accaduto in alcuni casi – alla riduzione della quantità impiegata di queste sostanze.
Sicurezza
I singoli OGM e la loro sicurezza dovrebbero essere valutati caso per caso, non è quindi possibile rilasciare indicazione generalizzate per ogni organismo geneticamente modificato. In merito agli alimenti, la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ricorda che:
Gli alimenti attualmente disponibili sul mercato internazionale hanno superato le valutazioni di sicurezza e non presentano rischi per la salute umana. […] L’applicazione continua di valutazioni di sicurezza basate sui principi del Codex Alimentarius e il monitoraggio successivo sono la base per garantire la sicurezza degli alimenti geneticamente modificati.
L’argomento è complicato e si deve trattare con la giusta competenza scientifica. Vi sono, nella storia dell’alimentazione, anche moti cibi che sono geneticamente modificati in modo naturale: uno di questi è il grano. Le diverse specie di grano selvatico e domestico fanno parte del genere triticum. Il pane, come lo conosciamo oggi, si prepara con la farina ottenuta dal Triticum aestivum, un grano tenero che deriva da un naturale incrocio genetico tra il farro e una pinta di un’altra specie, quest’ultima inclusa nel suo genoma.