Cosa respiri davvero in casa? I segnali che non dovresti ignorare greenstyle.it
Sai davvero cosa respiri quando sei nella tua casa? I segnali che non dovresti ignorare e che potrebbero essere la spia di un problema.
La questione della qualità dell’aria negli ambienti interni si conferma oggi una priorità cruciale per ingegneri, progettisti e operatori del settore edilizio, in un contesto in cui il benessere degli occupanti e la sostenibilità ambientale rappresentano obiettivi imprescindibili. Considerando che trascorriamo oltre il 90% del nostro tempo in spazi chiusi come abitazioni, uffici e scuole, è fondamentale conoscere cosa respiriamo realmente dentro casa o nei luoghi di lavoro, per tutelare la salute e migliorare il comfort.
La Indoor Air Quality (IAQ) indica la salubrità e il comfort dell’aria presente negli spazi confinati, un aspetto che va ben oltre la semplice ventilazione. Contrariamente a quanto si possa pensare, l’aria interna può risultare da 2 a 5 volte più inquinata rispetto a quella esterna, a causa della concentrazione di contaminanti chimici, particolato e agenti biologici. Tra questi, composti organici volatili (VOC), formaldeide, ossidi di azoto e particelle sottili (PM2.5 e PM10) sono i principali responsabili dei rischi per la salute.
Cosa respiri davvero in casa? I segnali che non dovresti ignorare
La recente pandemia ha ulteriormente sottolineato il ruolo cruciale della ventilazione meccanica controllata (VMC) come strumento efficace per ridurre l’inquinamento indoor, migliorare il ricambio d’aria e prevenire malattie respiratorie. Per garantire un’efficienza progettuale ottimale, si avvale oggi di software BIM dedicati agli impianti MEP, che consentono una gestione integrata dall’ideazione alla realizzazione degli impianti di aerazione.

A livello normativo, la materia è regolamentata da un quadro complesso e aggiornato, che vede la norma UNI EN 16798-1 al centro, introducendo il concetto di Indoor Environmental Quality (IEQ) e definendo quattro classi di qualità dell’aria, da elevata a bassa. La recente norma UNI 11976:2025 rappresenta un progresso significativo nella standardizzazione degli strumenti per misurare e migliorare la qualità dell’aria negli ambienti civili. Essa si integra con le linee guida dell’OMS e le direttive europee come la EPBD, che richiedono un approccio olistico tra efficienza energetica e salubrità ambientale.
I parametri fondamentali da monitorare includono:
- Concentrazione di CO₂, con valori guida attorno ai 900-1000 ppm per garantire un ambiente confortevole e salubre;
- Umidità relativa ottimale tra il 40% e il 60%, per prevenire la formazione di muffe e discomfort;
- Temperatura interna, variabile a seconda della stagione, con range ideali tra 20-24 °C in inverno e 23-26 °C in estate;
- Livelli di particolato e VOC, con soglie stabilite dall’OMS per limitare irritazioni e rischi a lungo termine.
Oltre a questi parametri, la norma UNI 11976 sottolinea l’importanza del monitoraggio continuativo e stagionale, per valutare correttamente le condizioni durante tutto l’anno. Gli ambienti indoor sono contaminati da un’ampia varietà di sostanze nocive, suddivise in tre categorie principali:
- Inquinanti chimici, come benzene, formaldeide, monossido di carbonio e fumo di tabacco ambientale;
- Inquinanti fisici, tra cui il gas radon e i campi elettromagnetici generati da apparecchiature elettroniche;
- Inquinanti biologici, quali muffe, batteri, virus e allergeni che possono causare reazioni infettive, tossiche o allergiche.
