Lo sai quanto inquina il Natale? Tra luci, insegne e alberi i danni sono irreparabili: è allarme - greenstyle.it
Le decorazioni natalizie aumentano l’inquinamento luminoso: danni a piante, animali e salute umana.
Ogni anno, con l’arrivo delle festività, le città italiane si trasformano in veri palcoscenici di luce. Alberi addobbati, bar e ristoranti illuminati a giorno, insegne natalizie visibili a chilometri di distanza. Ma dietro l’apparenza festosa si nasconde un fenomeno sempre più preoccupante: l’inquinamento luminoso. Durante il periodo natalizio, secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale, si registra un incremento del 30% dei consumi energetici legati esclusivamente alle decorazioni luminose, generando fino a 20.000 tonnellate di CO₂ in più.
E non è solo una questione di energia o sostenibilità. Il problema è ben più complesso, perché questa luce costante altera in profondità gli equilibri naturali. A pagarne le conseguenze sono piante, animali e, in ultima analisi, anche l’essere umano.
Piante confuse e animali vulnerabili: gli effetti nascosti della luce natalizia
Non è una semplice questione estetica o ambientale. Le luci di Natale, soprattutto se intense, prolungate e mal regolate, possono generare sconvolgimenti fisiologici nei meccanismi naturali delle piante e degli animali. “Negli ultimi vent’anni – spiega Mario Di Sora, direttore dell’Osservatorio astronomico di Campo Catino – si sono moltiplicati gli studi che collegano l’inquinamento luminoso ai disturbi del metabolismo vegetale”.
La fotosintesi clorofilliana, per esempio, si basa su un’alternanza precisa tra luce e buio. Quando una pianta è esposta per troppe ore a una fonte luminosa artificiale, anche se debole, può interpretarla come un prolungamento del giorno. Il risultato è che non “riposa” più, modificando i suoi cicli di crescita e riducendo la resistenza agli stress ambientali.

Ma a soffrire sono anche gli animali: la luce costante li rende più visibili ai predatori, ne altera i cicli riproduttivi e disorienta gli spostamenti notturni. Gli uccelli, ad esempio, cambiano traiettorie di volo, alcuni insetti si bruciano contro le luci a LED e molti mammiferi smettono di alimentarsi nelle ore notturne. L’effetto è una catena silenziosa ma devastante che colpisce la biodiversità urbana e intere micro-aree ecologiche.
Non è un caso che molte normative cerchino di porre limiti. Anche le luci natalizie, teoricamente, dovrebbero rispettare vincoli di orientamento (non verso l’alto), intensità luminosa e durata dell’accensione. Ma, come ammette Di Sora, “le deroghe per Natale sono ormai talmente ampie da rendere inefficaci gran parte dei controlli”.
Regole ignorate e LED accecanti: cosa si può fare (davvero) per limitare i danni
La realtà è che i limiti normativi esistono, ma vengono sistematicamente ignorati. Soprattutto durante le feste. In teoria, le luci non dovrebbero restare accese per settimane intere, né proiettare fasci luminosi superiori a determinati valori. In pratica, però, dalle farmacie ai dehors dei locali, ogni spazio si trasforma in un’occasione per accendere tutto, spesso senza controllo né senso della misura.
Le stesse lampade a LED, considerate più “ecologiche” per via dei consumi ridotti, stanno contribuendo a un paradosso luminoso. Poiché costano meno in bolletta, vengono lasciate accese più a lungo, moltiplicando le fonti di disturbo visivo. E non tutte sono innocue: i LED bianchi, in particolare, hanno una componente di luce blu e ultravioletta che può essere dannosa anche per l’occhio umano. “Trasmettono al cervello una frequenza troppo elevata”, sottolinea Di Sora, “e sono accecanti, perché non diffondono la luce ma la concentrano in un’unica direzione”.
Le alternative ci sono. Esistono luci a LED con temperatura colore più bassa (circa 2.500 kelvin) che emettono una luce calda e più tollerabile. Sono meno efficienti, ma riducono sensibilmente l’impatto visivo e gli effetti collaterali su piante e animali. Un’altra opzione è quella di temporizzare le luci, spegnendole dopo mezzanotte o almeno dopo la chiusura degli esercizi commerciali. Eppure, queste soluzioni raramente vengono applicate.
Per chi subisce direttamente il fastidio – insegne sotto casa, luci natalizie accese giorno e notte – la legge prevede strumenti di tutela. Si può inviare una PEC al comando di polizia locale o ai vigili urbani, chiedendo una verifica di conformità dell’impianto. Allegando foto e orari di accensione, si può attivare un controllo. Secondo Di Sora, il 70% degli interventi parte da segnalazioni dei cittadini, a dimostrazione che una piccola pressione può portare a un risultato concreto.
Un esempio positivo arriva da Federfarma Roma, che ha richiesto a tutte le farmacie della Capitale di adeguare entro maggio gli impianti esterni alla normativa luminosa. È il primo caso italiano di autorità di categoria che prende posizione sull’inquinamento da luci. E, forse, un segnale che qualcosa – lentamente – si muove.
