Greenstyle Ambiente Animali Il coronavirus potrebbe alimentare il bracconaggio di animali

Il coronavirus potrebbe alimentare il bracconaggio di animali

La diffusione del coronavirus sta alimentando il bracconaggio di animali, soprattutto nelle nazioni più povere: ecco perché.

Il coronavirus potrebbe alimentare il bracconaggio di animali

Fonte immagine: Pixabay

La diffusione del nuovo coronavirus potrebbe alimentare il bracconaggio di animali appartenenti a specie a rischio, in particolare nelle nazioni più povere del Pianeta. È questo l’allarme lanciato dagli esperti in conservazione, spaventati dal possibile incremento di quella che risulta essere una vera e propria piaga per la biodiversità.

Le prime tendenze sembrano intravedersi già in questi giorni, così come sottolineato dalla Wildlife Conservation Society. In Cambogia, ad esempio, in un solo giorno sono stati uccisi più di 100 esemplari di tantalo variopinto presso il Prek Toal Ramsar, pari all’1% dell’intera popolazione locale. Sempre in Cambogia, tre esemplari di ibis sono stati avvelenati, sulle poche centinaia disponibili nel Paese.

La questione non è da sottovalutare. La restrizione ai movimenti imposta a causa della diffusione del nuovo coronavirus, e le difficoltà di recuperare materie prime e denaro da parte delle popolazioni più povere, stanno spingendo sempre più persone alla cattura e all’uccisione di specie a rischio per rivenderle sul mercato nero. Così ha spiegato Colin Poole, direttore a Phnom Penh della divisione locale del WCS:

Improvvisamente le popolazioni rurali non possono più approfittare delle risorse naturali, abbiamo già visto degli incrementi nel bracconaggio. […] I gruppi di conservazione devono fare l’impossibile per supportare le popolazioni locali. Sono l’ultima linea di difesa per le foreste, gli uccelli e i corsi d’acqua: sono persone che hanno bisogno di aiuto immediato, affinché possano avere alternative e non necessitino di depauperare le risorse naturali per sopravvivere.

Dello stesso avviso è anche Matt Brown, direttore della divisione africana di Nature Conservancy. L’esperto sottolinea come la crisi da coronavirus stia pesantemente influenzando le attività di controllo e soppressione del bracconaggio in Africa:

La preoccupazione maggiore è come queste aree possano mantenere la loro efficacia nel controllo e nella sicurezza delle specie selvatiche quando il 50% delle loro entrate previste per l’anno è sceso a zero. […] Ci potrebbe essere un aumento nella pressione da bracconaggio come risultato del rallentamento nell’economia globale.

Fonte: BBC

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