
Attenzione ai contanti - (greenstyle.it)
Il tema dei contanti è, da sempre, molto spinoso in Italia. Ecco quando scattano i controlli e quando si è a rischio
Il versamento di contante sul proprio conto corrente è un’operazione comune nella gestione delle finanze personali, ma può attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate. Il Fisco ha il diritto di verificare la provenienza di tali somme e, se non giustificate, può considerarle redditi non dichiarati, soggetti a tassazione. In questo articolo, esploreremo in dettaglio quando scattano i controlli, quali rischi si corrono e come difendersi efficacemente.
Il potere di controllo dell’Agenzia delle Entrate sui versamenti in contante è regolato dall’articolo 32 del D.P.R. 600/1973. Questo articolo stabilisce che i versamenti non giustificati possono essere considerati come ricavi non dichiarati. Se il contribuente non riesce a dimostrare la provenienza delle somme versate, l’Amministrazione finanziaria può presumere che tali importi siano redditi imponibili. Pertanto, il Fisco ha la facoltà di accertare e tassare tali somme, con il rischio di sanzioni severe.
Il principio della presunzione legale a favore del Fisco implica che spetti al contribuente l’onere della prova. In altre parole, è il contribuente a dover dimostrare che i versamenti sono legittimi e non soggetti a tassazione. Non basta una dichiarazione verbale; è necessaria una documentazione adeguata e precisa.
Attenzione al contante
Esistono due scenari principali in cui le somme versate in contante possono essere giustificate e escluse dalla tassazione:
- Somme esenti da tassazione: Questo può includere donazioni di modico valore, risarcimenti per danni, vendite di beni usati o rimborsi di spese già sostenute. Ad esempio, un rimborso per una spesa aziendale non deve essere tassato.
- Somme già tassate alla fonte: Alcuni redditi, come vincite al gioco o premi, sono già soggetti a tassazione al momento della loro erogazione. In questi casi, il contribuente deve dimostrare che tali somme sono state già tassate.
Per evitare l’imposizione fiscale su somme versate in contante, il contribuente deve fornire prove concrete e documentali. È fondamentale raccogliere e conservare la documentazione relativa ai versamenti, come contratti di vendita, ricevute di pagamento e dichiarazioni di donazione. La Corte di Cassazione ha ribadito che la prova deve essere adeguata, dettagliata e analitica.

Un aspetto interessante riguarda i trasferimenti di denaro tra conti bancari intestati allo stesso contribuente. La giurisprudenza ha stabilito che i “giroconti” non costituiscono operazioni imponibili, anche se eseguiti in contante. Se un contribuente trasferisce denaro da un conto all’altro, non deve giustificare tale operazione, a patto che possa dimostrare che si tratta solo di una movimentazione finanziaria. È sempre consigliabile fornire una relazione dettagliata sulla provenienza delle somme trasferite, accompagnata da eventuali documenti a supporto.
Se il contribuente non riesce a dimostrare la provenienza lecita delle somme versate, l’Agenzia delle Entrate procederà con il recupero a tassazione degli importi. In questo caso, verrà applicata l’aliquota IRPEF corrispondente al reddito del soggetto, insieme a una sanzione amministrativa pari al 70% della somma non giustificata, con un minimo di 150 euro. Questo rappresenta un rischio significativo per coloro che effettuano versamenti in contante senza tenere traccia della loro origine.
Per difendersi efficacemente dai controlli fiscali, è fondamentale adottare alcune pratiche prudenziali:
- Mantenere registrazioni accurate: Conservare ricevute, contratti e documenti che dimostrino la provenienza delle somme versate.
- Consultare un professionista esperto: Ricevere assistenza nella gestione delle finanze e nella preparazione della documentazione necessaria in caso di controlli.
- Optare per metodi di pagamento tracciabili: Utilizzare bonifici bancari o pagamenti con carta di credito, che offrono maggiore sicurezza e trasparenza rispetto al contante.