Greenstyle Ambiente Animali Cani avvelenati al Parco Sempione di Milano: era una bufala

Cani avvelenati al Parco Sempione di Milano: era una bufala

La vicenda delle polpette avvelenate al Parco Sempione di Milano è un falso: i cani sono morti per un colpo di calore, chiusi in un'auto sotto al sole.

Cani avvelenati al Parco Sempione di Milano: era una bufala

La vicenda dei due cani avvelenati con delle polpette alla stricnina, nei pressi del parco Sempione a Milano, aveva cavalcato lo sdegno dei social network. Tanto da allarmare i possessori di quadrupedi di casa nella città lombarda, preoccupati per una escalation di bocconi dannosi. In Rete il passaparola era diventato subito virale e i cani da 2 erano diventati 20, tutti deceduti nel giro di pochi giorni e sempre nella stessa zona. Il proprietario dei primi colpiti era stato interpellato a riguardo, confermando la morte dei suoi animali per avvelenamento. E secondo le affermazioni dell’uomo la diagnosi era stata avvalorata anche da un veterinario.

Una storia che aveva scatenato polemiche e reazioni di paura, tanto da diventare anche motivo di attacco politico contro la sede del sindaco Palazzo Marino e l’Asl di zona. Ma a seguito di analisi ed esami effettuati sui cani dall’Istituto Zooprofilattico di Milano era emersa un’altra verità. I cani non erano morti per avvelenamento ma per un colpo di calore, perché rinchiusi all’interno dell’auto del proprietario. L’uomo, che si era assentato per un’ora e mezza per pranzare con alcuni amici, aveva lasciato i cani chiusi nella vettura. Ma la concomitanza con una giornata di maggio molto calda e afosa aveva condotto gli animali al malore e poi alla morte.

Lo stesso comune di Milano si era impegnato per verificare l’attendibilità delle fonti e la presenza di esche avvelenate sul territorio, interagendo direttamente con i cittadini ma non riscontrando però nessuna anomalia. Per questo motivo ora il proprietario dei due cani deceduti dovrà rispondere dei reati di uccisione e maltrattamento di animali. Come sottolinea anche Filippo Azimonti su Repubblica, è preoccupante la rapidità con cui le notizie prendono il largo attraverso i social network. L’emotività del momento, legata all’attenzione nei confronti di una notizia allarmante, supera i filtri della verifica e prende a circolare con un passaparola incalzante.

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