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Biodiversità a rischio: umanità potrebbe rimanere senza cibo

Secondo la FAO molte specie associate alla produzione di cibo sono gravemente minacciate dalla gestione non sostenibile delle risorse.

Biodiversità a rischio: umanità potrebbe rimanere senza cibo

Fonte immagine: Unsplash

La biodiversità sta scomparendo: a rischio la capacità degli ecosistemi di produrre cibo. L’allarme lanciato il 22 febbraio è a opera della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che attraverso il rapporto “The State of the World’s Biodiversity for Food and Agriculture” mette in guardia i decisori politici di tutto il mondo sulla condizione di stress in cui versa il capitale naturale.

Una volta perduta “la biodiversità alimentare e agricola non può essere recuperata”, sostiene lo studio. La biodiversità agricola è formata da piante e animali (sia selvatici che domestici) che cooperano insieme per fornire all’umanità tutti i mezzi di sussistenza necessari alla vita: “cibo, mangimi, carburante, fibre…”.

Una serie di processi che, in modo gratuito, donano “multipli benefici” alla collettività, identificati nel mondo accademico con la sigla “Servizi Ecosistemici“. Parliamo di microrganismi, insetti, pipistrelli, uccelli, mangrovie, coralli, piante marine, lombrichi, funghi, batteri, tanto per citare qualche specie, che con l’attività svolta “mantengono i terreni fertili, impollinano le piante, purificano l’acqua e l’aria, mantengono le risorse ittiche e forestali in buona salute, aiutano a combattere i parassiti e le malattie delle coltivazioni e del bestiame” e che adesso sono in pericolo.

Il documento diffuso dalla FAO è chiarissimo, non fa giri di parole: la riduzione della diversità delle coltivazioni imposta dall’attività umana sta mettendo a serio rischio la capacità di produzione di nuovi alimenti da parte del sistema agroalimentare globale.

In base a quanto osservato in 91 Paesi sparsi per il mondo, molte specie che contribuiscono in modo fondamentale alla creazione di cibo, come gli impollinatori e gli organismi del sottosuolo, stanno rapidamente scomparendo.

Sono “gravemente minacciate” anche specie che incidono, pur in modo indiretto, al corretto funzionamento dell’ecosistema. A rischio ad esempio pipistrelli, uccelli e insetti che, grazie al loro ruolo, tengono a bada parassiti e malattie, che rappresentano un problema per la sicurezza alimentare. Inoltre, nel rapporto si legge:

Foreste, pascoli, mangrovie, praterie di alghe, barriere coralline e zone umide in generale – gli ecosistemi chiave che forniscono numerosi servizi essenziali per l’alimentazione e l’agricoltura e ospitano innumerevoli specie – sono anch’essi in rapido declino.

Le principali cause della perdita di biodiversità sono la cattiva gestione dei terreni e dell’acqua, i cambiamenti climatici, l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, la deforestazione, l’inquinamento (per esempio l’uso sfrenato di pesticidi), la crescita della popolazione e il processo di urbanizzazione che non accenna a fermarsi. Di sicuro la standardizzazione delle colture sta privando la capacità dei nostri ecosistemi di offrire nuove risorse, come ha sottolineato il direttore generale della FAO Graziano da Silva:

Meno biodiversità significa che piante e animali sono più vulnerabili ai parassiti e alle malattie. Elemento, che insieme alla nostra dipendenza da un numero sempre minore di specie per nutrirci, sta mettendo la nostra già fragile sicurezza alimentare sull’orlo del collasso.

Giusto qualche esempio: delle circa 6 mila specie coltivate nel mondo, in meno di 200 contribuiscono in modo massiccio alla produzione di cibo e “solo nove rappresentano il 66% della produzione totale”.

Più della metà delle risorse ittiche a disposizione è vicina al punto di non ritorno, vivono già una condizione di non sostenibilità e hanno problemi a riprodursi, mentre un terzo sono sovrasfruttate. Su 7745 razze di bestiame conosciute, il 26% è a rischio estinzione.

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