Benzina oltre i 2,30€/litro, italiani in ginocchio: “Come facciamo?”. Le autorità corrono ai ripari

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Prezzi record per benzina e gasolio sulle autostrade italiane. Il Codacons chiede al governo di intervenire subito per contenere i costi e tutelare i consumatori.
Il prezzo della benzina verde ha superato quota 2,30 euro al litro in diversi tratti autostradali italiani, segnando un nuovo picco che colpisce milioni di automobilisti. Sulle principali arterie del Paese, la soglia è stata superata in modo costante, con punte fino a 2,309 euro sulla A1 per il servito, e valori simili sulla A21 e sulla A4. Anche chi sceglie il self-service deve fare i conti con costi superiori ai 2 euro al litro, mentre il gasolio – soprattutto sulla A1 – tocca quota 2,319 euro, sfiorando livelli mai registrati prima con questa frequenza.
Prezzi in salita e aumenti generalizzati: cosa sta accadendo
Nelle ultime settimane, i rincari sono diventati una costante per chi viaggia. Il quadro attuale si traduce in un incremento visibile alla pompa e in una spesa che incide direttamente sul bilancio familiare, in un periodo già segnato da inflazione diffusa e prezzi elevati in diversi settori.

Secondo i calcoli, un pieno di benzina oggi costa in media 2,2 euro in più rispetto a un mese fa, mentre chi utilizza gasolio paga circa 2,4 euro in più. Su base annua, con due pieni mensili, l’aumento può superare i 50 euro per veicolo, arrivando a quasi 60 euro per chi usa gasolio. Il dato diventa ancora più rilevante se si considera il numero di famiglie che utilizzano l’auto per lavorare o per esigenze quotidiane non rinviabili.
A definire la situazione “insostenibile” è il Codacons, che sollecita l’intervento urgente del governo e degli enti di regolazione del mercato. L’associazione denuncia il rischio che questa spirale di rincari diventi strutturale, aggravando le disuguaglianze e mettendo sotto pressione le fasce più deboli della popolazione.
Biocarburanti, mercati internazionali e speculazioni: le cause dei rincari
Dietro l’aumento dei prezzi ci sono diversi fattori, alcuni prevedibili, altri più difficili da controllare. Il primo riguarda l’obbligo di miscelazione dei biocarburanti, introdotto per favorire una transizione energetica più sostenibile. Questo vincolo, pur con finalità ambientali, ha alzato i costi operativi per i distributori, che si riflettono direttamente sul prezzo al litro.
Ma a incidere è anche l’andamento del mercato del greggio, soggetto a oscillazioni che, negli ultimi mesi, si sono fatte più marcate. L’instabilità geopolitica e le tensioni su scala globale hanno generato speculazioni, spingendo i prezzi all’origine e innescando un effetto domino lungo tutta la filiera.
Il rischio, oggi, è che questi aumenti non siano più transitori. Senza un intervento tempestivo, il costo del carburante potrebbe continuare a salire, diventando un fattore strutturale di impoverimento per molte famiglie. Il Codacons chiede per questo un piano d’azione pubblico, capace di controllare l’impatto delle politiche energetiche, contenere le speculazioni e sostenere economicamente i cittadini più colpiti.
Le istituzioni, chiamate ora a prendere posizione, dovranno affrontare una sfida che va oltre i numeri: si tratta di ricostruire la fiducia dei consumatori in un momento di incertezza diffusa. Il prezzo alla pompa è solo il segnale più evidente di una tensione economica più ampia, che tocca la mobilità, il lavoro e l’equilibrio sociale del Paese.