Assegno di inclusione a rischio: l'Inps cambia tutto- greenstyle.it
Assegno di inclusione rischia di non essere più tuo. L’Inps ha cambia tutto. Controlla subito, rischi di perderlo.
L’Adi è destinato a chi si trova in condizioni di svantaggio sociale ed economico, purché rispettino determinate soglie Isee particolarmente basse. Tra i beneficiari ammessi vi sono anche i condannati che non scontano la pena nel carcere ma usufruiscono di misure alternative all’istituto penitenziario o che possono uscire temporaneamente per motivi di lavoro o reinserimento sociale.
Con un recente messaggio pubblicato mercoledì scorso, l’Inps ha esteso il sistema informatico di controllo delle certificazioni per l’accesso all’Adi, coinvolgendo direttamente gli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe). Questi uffici, che gestiscono e monitorano i percorsi alternativi alla detenzione, possono ora collegarsi alla piattaforma Inps per confermare in tempo reale se un beneficiario è effettivamente inserito in un programma di reinserimento o in un percorso terapeutico previsto dalla legge.
Assegno di inclusione a rischio: l’Inps cambia tutto. Controlla subito, rischi di perderlo
Fino a poco tempo fa, l’istruttoria per l’erogazione dell’Adi si basava principalmente sulla richiesta di conferme alle amministrazioni che avevano rilasciato le certificazioni, come Asl o servizi sociali. L’innovazione appena introdotta amplia il raggio d’azione dei controlli, collegando direttamente l’Inps con gli uffici che conoscono dettagliatamente la situazione giudiziaria e l’effettivo svolgimento delle misure alternative.

Questa procedura non elimina gli altri controlli già in vigore, ma aggiunge un livello di verifica più rigoroso e affidabile, fornendo una prova concreta della reale condizione di svantaggio dichiarata dal richiedente. In questo modo, si punta a ridurre drasticamente il rischio di indebite percezioni del sussidio da parte di soggetti non aventi diritto.
Dal punto di vista amministrativo, la nuova procedura prevede che l’ente chiamato a validare la certificazione – come l’Uepe – debba fornire una risposta tramite il servizio telematico entro termini tecnici prestabiliti. Nel caso in cui non venga fornito alcun riscontro, sono previste misure specifiche per evitare il blocco permanente della pratica, ma la responsabilità resta a carico dell’ufficio territoriale competente.
Per questo motivo, coloro che sono seguiti dagli Uffici di esecuzione penale esterna sono invitati a verificare che l’ufficio territoriale sia correttamente informato e in grado di utilizzare il servizio di validazione telematica. È inoltre fondamentale presentare tutta la documentazione ufficiale utile, come provvedimenti giudiziari e attestazioni, al fine di facilitare e velocizzare il processo di verifica. Questa nuova iniziativa dell’Inps non solo rafforza la fase di accertamento delle condizioni penitenziarie, ma aumenta anche la trasparenza nel rapporto tra le istituzioni che rilasciano le attestazioni e l’ente previdenziale che eroga il sussidio.
