Indebiti pensionistici: quando l’INPS può richiedere la restituzione(www.greenstyle.it)
Andare in pensione a 50 anni resta una prospettiva estremamente complicata, quasi impraticabile per i cittadini italiani.
Esistono alcune eccezioni e strategie finanziarie che permettono di anticipare l’uscita dal lavoro, seppur in casi molto limitati o con una pianificazione previdenziale privata accurata.
L’accesso alla pensione a 50 anni tramite il sistema pubblico italiano è quasi esclusivamente riservato a chi ha una capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo a causa di un’invalidità fisica o mentale accertata. In tali situazioni, anche con soli 5 anni di contributi, è possibile richiedere l’Assegno ordinario di invalidità (AOI).
L’AOI, pur essendo una prestazione economica assimilabile a una pensione, non richiede il raggiungimento di un requisito anagrafico e viene calcolata con le stesse regole previdenziali, cioè in parte secondo il sistema contributivo per i periodi successivi al 1996. Ciò può comportare importi mensili molto ridotti. Per esempio, un lavoratore di 50 anni con 20 anni di contributi e un montante contributivo di 200.000 euro riceverà un assegno mensile lordo di circa 701 euro (poco più di 650 euro netti). Chi invece ne fa richiesta a 35 anni con un montante contributivo di 85.000 euro percepirà circa 298 euro lordi mensili.
Va sottolineato che l’AOI è compatibile con l’attività lavorativa, ma subisce riduzioni progressive a seconda del reddito percepito. Nel 2025, con un reddito annuo tra 31.376 e 39.220 euro, l’assegno viene ridotto del 25%, mentre con redditi superiori a 39.220 euro la riduzione sale al 50%. La pensione di inabilità, invece, è riservata a chi è riconosciuto assolutamente e permanentemente incapace di svolgere qualsiasi attività lavorativa, e in questo caso è incompatibile con l’attività lavorativa stessa.
Entrambe queste prestazioni, AOI e pensione di inabilità, si trasformano automaticamente in pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni, con i requisiti contributivi previsti.
La RITA: un’opportunità per anticipare la pensione fino a 57 anni
Per chi non rientra in condizioni di invalidità, l’unica possibilità di anticipare il pensionamento rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia è rappresentata da una gestione previdenziale complementare efficiente. Investire in un fondo pensione permette infatti di usufruire della Rendita integrativa temporanea anticipata (RITA), che consente di percepire una rendita mensile fino a 10 anni prima del raggiungimento dell’età pensionabile.
Per accedere alla RITA è necessario:
- essere iscritti al fondo pensione da almeno 5 anni;
- aver maturato almeno 20 anni di contributi nella gestione obbligatoria;
- aver cessato l’attività lavorativa.
La richiesta può essere avanzata 5 anni prima dei 67 anni, oppure fino a 10 anni prima se l’attività lavorativa è cessata da almeno 2 anni. Questo strumento rappresenta un’opportunità concreta per chi ha pianificato con anticipo la propria libertà finanziaria, investendo nel lungo periodo.

Al di fuori delle ipotesi di invalidità o della RITA, andare in pensione a 50 anni in Italia è possibile solo se si dispone di un capitale o di una rendita privata che consenta di vivere senza dipendere dallo stipendio o dalla pensione pubblica. La chiave risiede nella pianificazione finanziaria e nella capacità di trasformare parte del reddito da lavoro in reddito da capitale, generando rendite passive.
Questo processo comporta:
- definire con precisione l’obiettivo economico annuale necessario per coprire le spese essenziali;
- analizzare entrate e uscite, calcolare il patrimonio netto e mettere a punto un fondo di emergenza;
- estinguere eventuali debiti ad alto interesse;
- investire in strumenti diversificati come immobili da affittare, azioni a dividendo, ETF, fondi comuni e obbligazioni, coerenti con il proprio profilo di rischio e con un orizzonte temporale di lungo termine.
Parallelamente, aderire a un fondo pensione e sfruttare strumenti come la RITA può integrare il reddito e permettere di anticipare l’uscita dal lavoro.
