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A cosa serve l’Aloe Vera da bere?

Il succo di Aloe Vera è una fonte di antiossidanti, vitamine e minerali, utili per salute del nostro fisico. Da secoli questo rimedio naturale è noto per gli effetti benefici su pelle e organismo, rivelandosi un alleato per il trattamento di alcune condizioni. Ma, va ricordato, la scienza non sempre concorda su tutte le proprietà che vengono attribuite a questa pianta succulenta.

A cosa serve l’Aloe Vera da bere?

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Da secoli ci si chiede a cosa serva l’Aloe Vera da bere e se gli effetti benefici attribuiti a questa succulenta siano confermati dalla scienza. Di fatti, il gel di questo arbusto, che appartiene alla famiglia delle Asphodelaceae, è sotto osservazione per le presunte proprietà su pelle e organismo. Ma non sempre le voci trovano il giusto riscontro medico.

Ci sono infatti studi che confermerebbero alcuni effetti positivi della pianta sulla salute umana, ma altri, meno esaurienti, lascerebbero in dubbio. Il tutto senza considerare invece le ricerche che metterebbero in guardia sulle reazioni negative date da un’assunzione scorretta o prolungata nel tempo.

L’Aloe Vera, di conseguenza, ha una storia e un curriculum tempestati da luci ed ombre: da una parte ha dalla sua grandi estimatori, dall’altra feroci detrattori. Il problema nasce soprattutto per il succo da bere, più che per il gel da spalmare sulla cute, per il quale ci si chiede se funzioni per curare alcuni malanni e quali controindicazioni aspettarsi.

Di sicuro questa succulenta è fonte di antiossidanti, sali minerali e vitamine, tutti elementi che la rendono un integratore valido in caso di aumentato fabbisogno. Ma il discorso sulle effettive potenzialità del gel da bere non è semplice e vale la pena capire di cosa stiamo parlando.

Aloe vera controindicazioni
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A cosa serve l’Aloe Vera da bere: i benefici

L’Aloe Vera da bere, come accennato, ha un folto numero di seguaci ma anche di persone che non si fidano dei presunti effetti benefici. Ma per comprendere se la pianta funzioni o meno nel trattamento di alcune patologie, ci si affida alla scienza con le sue ricerche. In questo modo si abbandona il sentito dire per dati più sicuri.

Le proprietà antinfiammatorie

Ci sono ricerche mediche e studi in provetta che confermerebbero gli effetti antiossidanti e antinfiammatori dell’aloe da bere, fonte di polifenoli. Gli antiossidanti aiutano a proteggere il corpo dai danni causati dai radicali liberi e la ricerca ha dimostrato che lo stress ossidativo cronico può aumentare il rischio di alcune condizioni di salute, tra cui malattie cardiache e persino alcuni tumori.

Ma al momento non esiste uno studio dettagliato sugli effetti diretti dell’aloe vera su questo genere di patologie, è giusto saperlo. Al contrario, si può supporre che il consumo di questo rimedio possa migliorare lo stato di salute, in quanto integrerebbe i preziosi antiossidanti, ma anche vitamine, beta carotene, acido folico, calcio e magnesio.

Contro il diabete

Da alcuni studi, il succo di aloe vera da bere sarebbe anche un alleato nella lotta al diabete di tipo 2, in quanto abbasserebbe i livelli di zucchero nel sangue. Ma le ricerche avrebbero dato risultati contrastanti, visto che alcune sosterrebbero questi effetti ipoglicemici sui pazienti a digiuno, altre meno.

Le fonti mediche concorderebbero su potenziali benefici per soggetti in prediabete e non per chi ha già manifestato la patologia, ma servono ulteriori studi. Va anche ricordato che non tutti gli integratori a base di aloe vera sono regolamentati dalle autorità scientifiche e considerati sicuri.

Per stomaco e intestino

Il succo di aloe vera contiene glicosidi antrachinonici. Si tratta di composti vegetali con effetti lassativi che potrebbero aiutare ad alleviare la stitichezza. Ma anche in questo caso le ricerche si dividono, tanto che dal 2002 la Food and Drug Administration ha smesso di approvare i purganti a base di questo rimedio, a causa di dubbi su sicurezza ed efficacia.

Ci sono, di contro, altre ricerche promettenti sull’uso di aloe vera da bere per contrastare i sintomi del reflusso gastroesofageo e la sindrome dell’intestino irritabile. Ma il problema è sempre la carenza di dati approfonditi, che lascerebbero anche in dubbio sui dosaggi considerati sicuri.

 

Fonti

WebMD

ClevelandClinic

Healthline

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