Stretta sui prelievi Bancomat-greenstyle.it
Una nuova stretta è in arrivo sul bancomat, e per molti potrebbe rivelarsi una sorpresa poco gradita. Ecco di che cosa si tratta
Siamo soliti recarci in banca e prelevare la somma di denaro che ci serve, per effettuare tutta una serie di pagamenti in contanti. Nonostante viviamo in un’epoca in cui il digitale spopola sempre più, e anche il modo di pagare è molto più immediato, tramite home banking o carte, c’è chi preferisce usare i contanti.
In linea generale, si paga cash nei negozi, al bar, e più in genere, per cifre basse. Altro discorso, però, è se gli acquisti iniziano a superare una certa soglia. In questo contesto, tutto cambia. E proprio a tal proposito, c’è una proposta di Fratelli d’Italia, all’interno della Manovra 2026, che ha a che fare proprio con i pagamenti cash.
Pagamenti in contanti, la proposta che potrebbe cambiare tutto
Nel nostro Paese, dal 1° gennaio 2023, il limite massimo per i pagamenti in contanti, è fissato a 4.999.99 euro.

Da 5.000 euro e oltre, non è più possibile eseguire pagamenti in contanti, ma è obbligatorio versare somme più alte tramite strumenti che il Fisco possa tracciare. E dunque, è necessario pagare tramite bonifico, assegno, carta e molto altro ancora.
Chi paga in contanti superando la suddetta soglia, può incorrere in una pesante sanzione pecuniaria, compresa tra 1.000 e 50.000 euro. Peraltro, non paga la multa solo chi commette l’infrazione, ma anche chi riceve quel denaro cash.
Con la nuova proposta di Fratelli d’Italia, il limite potrebbe cambiare, se dovesse essere approvata. L’emendamento, infatti, prevede, dal 1° gennaio 2026, che si possa pagare in contanti a partire da 5.001 e 10.000 euro, versando un’imposta di bollo fissa pari a 500 euro.
Ora, il procedimento si svolgerebbe così: chi acquista deve pagare la tassa di 500 euro, e questa sorta di bollo deve essere apposto sulla fattura, sotto forma di contrassegno. In questo modo, si consente al Fisco di avviare i controlli.
C’è anche una proposta di nuove norme per i colossi del fast fashion straniero, come ad esempio Shein, Temu, ecc. Ci sarebbe l’obbligo di attestare alcuni aspetti: sicurezza dei prodotti, rispetto ambientale e tutela di coloro che lavorano. In sostanza, l’idea è di regolare le importazioni di articoli molto low cost.
Questo emendamento ha ricevuto critiche dal Codacons, perché violerebbe le norme sulla concorrenza. Nonostante l’ente condivida l’esigenza di eseguire maggiori verifiche per ciò che concerne la sicurezza dei prodotti, per l’associazione dei consumatori si tratterebbe di una proposta non equilibrata e restrittiva. Una misura del genere, per l’ente in questione, potrebbe penalizzare i consumatori, che non potrebbero così accedere a beni venduti a prezzi più economici, provenienti da siti stranieri.
