Greenstyle Ambiente Inquinamento Smog, Cnr: in Pianura Padana pesano le stufe a legna

Smog, Cnr: in Pianura Padana pesano le stufe a legna

Smog: in Pianura Padana un peso importante è dovuto al riscaldamento domestico con stufe a legna, con la produzione di PM10.

Smog, Cnr: in Pianura Padana pesano le stufe a legna

Fonte immagine: Pixabay

Sullo smog che ciclicamente colpisce la Pianura Padana, i fumi rilasciati dalle stufe a legna giocano un ruolo importante. È quanto rivela il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) in uno studio condotto con l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac), con il coordinamento del Centro Studi per la Qualità dell’Aria e il Cambiamento Climatico della Foundation for Research and Technology Hellas di Patrasso.

Nel dettaglio, è emerso come una porzione importante dello smog della Pianura Padana derivi da fonti secondarie, come appunto il riscaldamento a legna. Quest’ultimo è responsabile dell’immissione in atmosfera di grandi quantità di PM10, uno dei particolati pericolosi per la salute.

Smog e stufe a legna

Nonostante lo stop agli spostamenti e la riduzione delle attività produttive dovute alla pandemia da coronavirus, i ricercatori hanno rilevato livelli comunque alti di inquinamento in tutta la Pianura Padana. Le analisi delle ARPA regionali sui livelli di particolato dannoso per la salute – come i PM 2.5 e i PM10 – rimangono infatti alti nonostante la circolazione stradale sia decisamente ridotta rispetto al periodo pre-pandemia.

Marco Paglione, ricercatore Cnr-Isac e autore dello studio, ha evidenziato come gran parte del particolato padano sia di origine secondaria. Il fatto che questi livelli siano più elevati in inverno, quando le reazioni chimiche della radiazione solare sono ridotti al minimo, sottolinea il ruolo del riscaldamento domestico:

Gran parte del PM in Pianura Padana è di origine secondaria, formato cioè a partire da precursori gassosi che reagiscono in atmosfera. I meccanismi con cui questi inquinanti si trasformano in particolato sono ancora oggetto di studio, anche perché nei mesi freddi la radiazione solare – che solitamente è il motore delle reazioni chimiche che regolano le concentrazioni di inquinanti secondari in atmosfera – è ridotta al minimo.

È ormai noto come il ricorso alla combustione del legno – si tratti di un classico camino oppure di una stufa – produca grandi quantità di PM10 e altri inquinanti. A questo di recente si è aggiunto il pellet, un materiale versatile ed efficiente dal punto di vista termico, capace di conquistare sempre più consumatori. Eppure, anche il pellet produce particolato, proprio poiché prevede la bruciatura di componenti di origine legnosa.

Il particolato secondario si forma rapidamente anche attraverso trasformazioni chimiche degli inquinanti che avvengono in assenza di radiazione (dark aging) e che sono promosse dalla presenza di particelle liquide in atmosfera, come la nebbia. Il nostro studio evidenzia come anche le emissioni da combustione di legna per il riscaldamento domestico, come quelle di stufe a legna e pellet, subiscano la stessa sorte, contribuendo alle concentrazioni totali di PM in maniera più sostanziale di quanto supposto finora.

Fonte: ANSA

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