Lavori gravosi: confermati i vantaggi ma con modifiche dal 2027 - Greenstyle.it
Ci sono importanti novità per gli italiani che hanno iniziato a lavorare prima del 1996: basta questo versamento per andare in pensione.
Per i lavoratori e le lavoratrici che hanno iniziato la propria attività professionale prima del 1996, arrivano aggiornamenti importanti sul fronte pensionistico.
Il sistema previdenziale italiano continua a prevedere alcune agevolazioni specifiche per questa categoria, che possono facilitare l’accesso alla pensione anche con un numero di contributi inferiore rispetto a quanto richiesto per altri lavoratori. Vediamo nel dettaglio le opportunità attualmente disponibili e le condizioni da rispettare.
Accesso alla pensione con contributi minimi per i lavoratori pre-1996
Chi ha iniziato a lavorare prima del 31 dicembre 1995 può contare su alcune norme particolarmente favorevoli, frutto di riforme pensionistiche storiche come la Legge Amato del 1992. Questa legge ha introdotto la possibilità di andare in pensione a 67 anni con almeno 15 anni di contributi versati, una soluzione che ancora oggi rappresenta un importante strumento per molti lavoratori, soprattutto quelli con carriere part-time o discontinue. Un aspetto fondamentale riguarda la deroga riservata a chi ha svolto principalmente attività part-time prima del 1996.
In questo caso, chi ha accumulato almeno un contributo settimanale entro quella data e ha un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni, con almeno 10 anni di lavoro anche non consecutivi in periodi inferiori alle 52 settimane, può beneficiare di una riduzione sostanziale dei requisiti contributivi. La norma consente infatti di evitare l’esclusione dal sistema previdenziale per chi non raggiunge i tradizionali 20 anni di contributi richiesti, riducendo di fatto il periodo minimo necessario di circa 5 anni.
Per i lavoratori che invece hanno iniziato la carriera dopo il 31 dicembre 1995, il sistema previdenziale italiano prevede un’altra possibilità, più restrittiva ma comunque rilevante. Si può accedere alla pensione con soli 5 anni di contributi versati, ma la condizione imprescindibile è il raggiungimento dei 71 anni di età. Questa misura è pensata per i cosiddetti contributivi puri, ossia coloro che non hanno alcun contributo precedente al 1996, e si basa interamente sul sistema contributivo.

È importante sottolineare che, in questo contesto, un anno di contributi non sempre corrisponde a un anno effettivo di lavoro. Per l’accredito dei contributi è necessario superare un minimale settimanale, pari a 241,36 euro, che equivale a un reddito annuo di almeno 12.550,72 euro distribuito su 52 settimane. Chi percepisce un reddito inferiore a questa soglia rischia di non raggiungere i 20 anni di contribuzione entro i 67 anni, complicando così l’accesso alla pensione.
La terza deroga prevista dalla Legge Amato è particolarmente significativa per i lavoratori con carriere discontinue o a tempo parziale che, altrimenti, avrebbero difficoltà a maturare i requisiti contributivi necessari per la pensione. Questa possibilità di ridurre il periodo contributivo richiesto di circa 5 anni rappresenta una forma di tutela essenziale per molte categorie di lavoratori, garantendo un diritto previdenziale più equo.
Queste normative sono fondamentali per comprendere come il sistema pensionistico italiano continui a mantenere flessibilità per categorie specifiche di lavoratori, soprattutto quelli che hanno iniziato l’attività prima del 1996 e che potrebbero non aver accumulato un monte contributivo completo secondo i parametri standard. Grazie a queste agevolazioni, è possibile pianificare con maggiore sicurezza il proprio futuro previdenziale, evitando sorprese e ritardi nell’accesso alla pensione.
