
La formazione dei diamanti(www.greenstyle.it)
Immagina di trovarti su un pianeta lontano, avvolto da una densa atmosfera e circondato da un paesaggio alieno.
In questo luogo, le condizioni sono così estreme che la pioggia di diamanti non è solo un sogno, ma una realtà scientifica. Sì, hai letto bene: esistono teorie che suggeriscono che su alcuni pianeti, come Urano e Nettuno, possa effettivamente piovere diamanti. Questo affascinante fenomeno non solo rispecchia la bellezza dei diamanti, ma anche la complessità della chimica e della fisica che governano il nostro universo.
I diamanti sono una delle sostanze più desiderate sulla Terra, non solo per la loro bellezza e il loro uso in gioielleria, ma anche per le loro applicazioni industriali, come nel taglio e nella lucidatura di materiali duri. La loro formazione richiede condizioni particolari: si sviluppano a profondità considerevoli, a circa 150-200 chilometri sotto la superficie terrestre, dove alta pressione e temperature elevate creano un ambiente favorevole alla cristallizzazione del carbonio. Sulla Terra, i diamanti emergono in superficie attraverso l’attività vulcanica, ma la loro formazione è un processo che può richiedere milioni, se non miliardi, di anni.
La pioggia di diamanti nell’universo
Recenti studi hanno aperto nuovi orizzonti nelle nostre conoscenze riguardo alla distribuzione dei diamanti nell’universo. Ricercatori del SLAC National Accelerator Laboratory, sotto l’egida del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, hanno suggerito che la pioggia di diamanti potrebbe essere molto più comune di quanto pensassimo. In particolare, si è scoperto che i diamanti potrebbero formarsi in una varietà di ambienti planetari, non limitati solo alla Terra.
Una delle ipotesi più intriganti è che su pianeti come Urano e Nettuno, la pressione e la temperatura siano tali da favorire la formazione di diamanti. Questi due giganti di ghiaccio, situati nel nostro sistema solare, presentano atmosfere ricche di idrogeno, elio e metano. Gli scienziati ritengono che a profondità di circa 8.000 chilometri, le condizioni siano ideali per la cristallizzazione del carbonio, portando a fenomeni di “pioggia di diamanti”.

Nel 2017, un team di scienziati ha condotto un esperimento pionieristico per simulare le condizioni all’interno di Urano e Nettuno. Utilizzando un potente laser, hanno creato onde d’urto in un campione di plastica, contenente carbonio e idrogeno, per vedere come questi materiali reagissero sotto pressioni estreme. Il risultato sorprendente è stato che quasi ogni atomo di carbonio presente nella plastica si è trasformato in piccole strutture di diamante, dimostrando che la formazione di diamanti non è solo teorica, ma realizzabile in laboratorio.
Sebbene i diamanti creati in laboratorio siano microscopici, gli scienziati prevedono che le gocce di pioggia di diamanti su Urano e Nettuno siano enormi, potenzialmente pesanti milioni di carati. Questi risultati hanno implicazioni significative per la nostra comprensione non solo dei pianeti giganti, ma anche della chimica che si verifica in ambienti estremi.
L’importanza dell’ossigeno
Un elemento cruciale emerso da recenti ricerche è l’ossigeno. Gli scienziati hanno scoperto che la presenza di ossigeno aumenta notevolmente le probabilità di formazione di diamanti in condizioni extraterrestri. Questa scoperta apre la strada a nuove teorie sulla composizione chimica di altri pianeti e sulle potenzialità di formazione di diamanti in una gamma più ampia di ambienti. L’ossigeno, un elemento chiave nella chimica della vita, si rivela quindi fondamentale anche nella creazione di strutture preziose come i diamanti.
Siegfried Glenzer, direttore della divisione High Energy Density presso lo SLAC, ha spiegato che il loro precedente lavoro ha fornito la prima osservazione diretta della formazione di diamanti da miscele di materiali. Con i nuovi esperimenti, mirati a comprendere l’effetto di diverse sostanze chimiche, si sono aperti nuovi orizzonti per la produzione di nanodiamanti, che potrebbero avere applicazioni pratiche sulla Terra.