Misure restrittive per grandi morosi e contribuenti a rischio(fonte_Facebook:agenziadelleentrate)(www.greenstyle.it)
La Rottamazione quinquies, attesa per il 2026, si prospetta come una nuova opportunità per molti contribuenti italiani.
Le ultime indiscrezioni indicano che saranno introdotti due requisiti fondamentali di accesso, con l’obiettivo di limitare la platea beneficiaria e garantire la sostenibilità finanziaria della manovra. La misura, che dovrebbe essere inserita nella Legge di Bilancio 2026, presenta alcune novità rilevanti rispetto alle precedenti edizioni della rottamazione delle cartelle esattoriali.
La proposta della nuova rottamazione, fortemente sostenuta dalla Lega e attualmente in iter parlamentare, si distingue per un approccio più flessibile e sostenibile per i contribuenti in difficoltà economica. Confermando il principio cardine che prevede il pagamento soltanto del debito originario senza sanzioni e interessi aggiuntivi, la Rottamazione quinquies introduce tre innovazioni principali:
- Dilazione in 120 rate mensili, rispetto alle 18 rate previste nelle precedenti edizioni.
- Piano di ammortamento esteso a 10 anni, invece dei 5 anni precedenti.
- Decadenza dalla sanatoria solo dopo il mancato pagamento di otto rate, anche non consecutive, a differenza delle precedenti rottamazioni dove bastava un ritardo di cinque giorni su una rata.
Queste modifiche rendono possibile per i contribuenti con debiti anche di elevato importo, ad esempio 50.000 euro, di saldare la propria posizione con una rata mensile di circa 416 euro per 10 anni, un piano più sostenibile rispetto alle versioni passate.
I due requisiti imprescindibili per accedere alla sanatoria
Nonostante le novità favorevoli, il nodo cruciale resta la disponibilità di risorse finanziarie per coprire la misura. La Rottamazione quinquies comporta infatti una rinuncia per lo Stato alle sanzioni e agli interessi, con conseguente riduzione del gettito fiscale. Per questa ragione, il governo ha intenzione di limitare l’accesso con due requisiti chiave:
- Dimostrazione della reale difficoltà economica: Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha sottolineato che la nuova sanatoria sarà riservata esclusivamente a chi ha una concreta volontà di saldare i debiti ma si trova in comprovata situazione di disagio finanziario. Sarà quindi necessario fornire prove documentate della propria condizione economica per poter beneficiare della rottamazione. Questo criterio mira a escludere coloro che hanno la capacità di pagare ma non intendono farlo.
- Importo minimo del debito per la dilazione decennale: La dilazione in 120 rate sarà probabilmente riservata soltanto ai debiti di importo elevato, con una soglia ipotizzata oltre i 50.000 euro, accompagnata dalla richiesta di un anticipo iniziale. Per debiti più piccoli, una dilazione così lunga risulterebbe sproporzionata. Pertanto, i contribuenti con posizioni debitorie di entità modesta potranno comunque accedere alla sanatoria, ma con piani di pagamento più brevi e senza la possibilità di usufruire del piano decennale.
In aggiunta, si sta valutando l’introduzione di un meccanismo di saldo e stralcio per i debiti di importo basso e più datati, seguendo la prassi già adottata in passato, che permette la cancellazione totale o parziale delle cartelle per importi fino a circa 1.000 euro. Questa modalità è ritenuta più conveniente per il Fisco rispetto alla riscossione di crediti di modesta entità.

Il magazzino fiscale italiano è imponente: al 31 gennaio 2025 risultavano inevasi crediti per quasi 1.300 miliardi di euro, di cui circa la metà considerati inesigibili o con profilo di riscossione incerto. Questo scenario complesso spinge il governo a una selezione rigorosa di quali debiti includere nella nuova rottamazione.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio e la Corte dei Conti hanno espresso dubbi sulla misura, evidenziando che la reiterazione di condoni e sanatorie potrebbe ridurre la compliance fiscale e creare difficoltà operative per l’Agente della riscossione. Inoltre, la previsione di un periodo di rateizzazione così lungo senza interessi di dilazione rischia di generare disparità tra contribuenti, con l’invito a omogeneizzare le regole.
Dal punto di vista tecnico, è stata suggerita una possibile graduazione del numero di rate in base all’importo del debito, per evitare che i piani troppo estesi risultino inefficaci per i crediti di entità modesta.
