Pensione anticipata: la sorpresa della Quota 100 ancora valida(www.greenstyle.it)
Il tema della riforma delle pensioni continua a essere al centro del dibattito pubblico, soprattutto per il pensionamento anticipato.
Le certezze per il 2026 sono poche ma importanti: non sono previsti peggioramenti dei requisiti pensionistici ordinari rispetto all’anno precedente. La pensione di vecchiaia rimarrà fissata a 67 anni con almeno 20 anni di contributi versati, mentre per la pensione anticipata continueranno a valere i requisiti contributivi di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, con la conferma della finestra mobile di tre mesi per il primo rateo pensionistico.
Tuttavia, alcune misure attualmente in vigore sono destinate a scadere il 31 dicembre 2025, generando dubbi su eventuali novità o chiusure di strumenti di anticipo pensionistico. La vera e propria riforma delle pensioni è attesa non prima del 2027, anno di scadenza dell’attuale legislatura, quando il governo dovrebbe proporre interventi più strutturali.
Nel 2026, quindi, potranno andare in pensione principalmente:
– I lavoratori nati nel 1959 che compiranno 67 anni durante l’anno, accedendo così alla pensione di vecchiaia.
– Coloro che svolgono attività lavorative considerate gravose o usuranti, con almeno 30 anni di contributi effettivi, che potranno anticipare l’uscita a 66 anni e 7 mesi, senza applicazione del ritocco di 5 mesi previsto per l’adeguamento all’aspettativa di vita.
– Le lavoratrici che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995 e che possono usufruire di uno sconto di 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 16 mesi, consentendo a molte nate tra il 1960 e il 1961 di anticipare l’accesso alla pensione di vecchiaia.
Pensioni anticipate contributive e agevolazioni per le lavoratrici
Tra le opportunità di anticipo pensionistico da evidenziare vi sono anche le pensioni anticipate contributive, riservate a chi ha un primo accredito contributivo successivo al 31 dicembre 1995. Nel 2026 potranno accedere a questa forma di pensionamento i nati nel 1962, a patto di possedere almeno 20 anni di contributi e un’età minima di 64 anni. Importante è anche il requisito reddituale: la pensione maturata deve corrispondere ad almeno tre volte l’assegno sociale.
Un ulteriore vantaggio riguarda chi ha versamenti nella previdenza integrativa e almeno 25 anni di contributi complessivi, poiché la rendita integrativa può essere sommata alla pensione obbligatoria per raggiungere l’importo minimo necessario per l’anticipo.
Per le donne che accedono alla pensione anticipata contributiva è previsto uno sconto di 4 mesi per ogni figlio, con soglie reddituali più basse rispetto agli uomini: con un figlio basta un importo pensionistico pari a 2,8 volte l’assegno sociale e con due o più figli scende a 2,6 volte.
Di conseguenza, nel 2026 potranno andare in pensione anche alcune lavoratrici nate tra il 1963 e il 1964, purché rispettino i requisiti contributivi e reddituali.

In Italia, il sistema pensionistico resta ancora molto legato al meccanismo contributivo e anagrafico, con precise fasce di età e contributi come criteri fondamentali. L’attenzione alle condizioni di lavoro, come nel caso delle attività usuranti o gravose, e le agevolazioni per le madri testimoniano la volontà di modulare le regole per favorire determinati gruppi di lavoratori.
Interessante è anche il confronto con il sistema pensionistico francese, dove l’età pensionabile varia progressivamente dai 62 ai 64 anni a seconda dell’anno di nascita, e si applicano regole di calcolo diverse basate su un sistema di quote trimestrali contributive. In Francia, per esempio, è prevista una pensione integrativa obbligatoria per i lavoratori del settore privato (Agirc-Arrco) che si somma alla pensione di base. Inoltre, il sistema francese prevede meccanismi di maggiorazione per i genitori e possibilità di cumulo contributivo tra vari regimi pensionistici, grazie alla cosiddetta “liquidation unique des retraites” (Lura), che semplifica la gestione delle pensioni per chi ha versato contributi in più sistemi.
Nel nostro Paese, invece, la riforma attesa nel 2027 potrebbe introdurre novità più sostanziali, ma per il 2026 le condizioni restano sostanzialmente invariate, con un quadro definito e chiaro per i lavoratori che possono pianificare il pensionamento.
