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Quarto Conto Energia: il punto della situazione

Un riassunto della situazione, in attesa del decreto sul Quarto Conto Energia la cui prima bozza potrebbe arrivare a giorni, forse il 14 aprile

Quarto Conto Energia: il punto della situazione

Provare a riassumere la situazione “rinnovabili” in Italia non è affatto semplice, dato i frequenti dietro-front legislativi. Nei giorni in cui Spagna e Germania fanno sfoggio dei loro risultati sul campo dell’eolico e del fotovoltaico, il destino delle aziende italiane sembra appeso ad un filo.

Il governo, mosso dalla necessità di contenere le spese – anche in vista degli investimenti pro-nucleare -, aveva realizzato già a fine febbraio una bozza di decreto attuativo per il Terzo Conto Energia davvero punitiva. Se fosse stata confermata, a quest’ora gran parte delle imprese attive nel settore sarebbero in liquidazione. Stralciata la prima bozza Romani, il decreto che ne è venuto fuori non ha fatto che rimandare il problema a fine maggio, quando il neonato Terzo Conto Energia andrà in pensione.

Per farla breve, i tagli saranno decisi direttamente nel Quarto Conto Energia, in un pasticcio legislativo che sta regalando settimane di incertezza a tutti gli operatori. Le prime indiscrezioni parlavano di un nuovo decreto in dirittura d’arrivo già a marzo; successivamente la data è slittata alla prima decade di aprile. Nuove voci parlano di un decreto pronto solo per il 14 aprile, ad un mese e mezzo dalla scadenza del Terzo Conto.

Ma cosa dobbiamo aspettarci? Il ministro Romani sembra andare per la strada di un forte ridimensionamento del settore, cui evidentemente crede molto poco: si parla di tagli minimi, ma comunque effettivi, per i restanti mesi del 2011 e poi via via più consistenti; soprattutto si parla di tetti annuali ai finanziamenti, proposta vista come fumo negli occhi da tutte le aziende. In effetti, essa impedirebbe una corretta programmazione delle entrate, essenziale per le piccole e medie aziende che formano la stragrande maggioranza del mercato.

Le controproposte arrivate dalle associazioni di settore si sono mosse soprattutto verso due punti:

  • garantire gli investimenti fatti per il 2011;
  • eliminare l’odioso meccanismo del tetto annuale ai finanziamenti.

Se un tetto ci deve essere, sembrano concordare tutti, pur nella differenza delle proposte, deve essere “programmatico” e puntare ad obiettivi da raggiungere (GW prodotti), non a quote massime da sborsare. Inoltre, particolare attenzione reclamano le forme di produzione elettrica meno celebri, come quella tramite “biomasse”, i cui problemi sono troppo spesso oscurati dalla coppia fotovoltaico-eolico, ma che rappresentano un’opportunità eccezionale per molte comunità locali.

Ad ogni modo, colpisce la lentezza con cui l’esecutivo sta affrontando un problema che meriterebbe, piuttosto, risposte adeguate e celeri. Ci si chiede, per altro, che succederà al sistema Italia se dovesse venir fuori un decreto ammazzarinnovabili e successivamente una vittoria del SÌ al referendum sul nucleare, che sbarrerebbe la strada ai piani atomici del governo. Il bel paese resterebbe, in questo caso, aggrappato alle fonti combustibili fossili, condannato, dunque, ad una lunga arretratezza energetica.

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