La rivalutazione 2025 e 2026 porta un aumento concreto sulle pensioni, con un assegno mensile più alto-greenstyle
Gli aumenti attesi tra fine 2025 e inizio 2026: come cambiano gli importi e quanto cresce davvero l’assegno mensile.
Ogni fine anno porta con sé l’attesa degli aggiornamenti sugli importi pensionistici, ma il passaggio tra 2025 e 2026 sarà particolarmente rilevante. Tra rivalutazione, tredicesima e bonus, molti pensionati vedranno una somma più alta nel cedolino di dicembre e un nuovo adeguamento a partire da gennaio. Le novità non riguardano solo aumenti già confermati, ma anche le proiezioni per il 2026, che indicano un ulteriore ritocco verso l’alto per contrastare l’inflazione.
Il meccanismo è quello della tradizionale perequazione: l’importo della pensione viene aggiornato ogni anno per mantenere invariato il potere d’acquisto. La cifra effettiva dipende dall’andamento dei prezzi al consumo e dall’indice ufficiale pubblicato dall’ISTAT. Per i pensionati questo significa una cosa semplice: ogni anno la pensione si adegua automaticamente all’aumento del costo della vita.
Quanto vale la rivalutazione del 2025
Mentre la rivalutazione del 2025 è già pienamente in vigore, l’attenzione ora è concentrata su quanto entrerà in più nel 2026. Le prime stime parlano di un incremento più generoso rispetto all’anno precedente, senza tagli alle fasce più alte.
Per il 2025 è stato applicato un aumento dello 0,8%, che varia in base all’importo della pensione:
- rivalutazione piena fino a quattro volte il minimo (circa 2.394 euro lordi);
- rivalutazione al 90% tra quattro e cinque volte il minimo;
- rivalutazione al 75% per gli assegni oltre questa soglia.

Nella pratica, una pensione da 1.000 euro ha guadagnato circa 8 euro al mese, una da 2.000 euro circa 16 euro, mentre gli assegni oltre i 3.000 euro hanno visto aumenti tra 20 e 25 euro lordi. Per i trattamenti minimi è stato aggiunto un incremento straordinario del 2,2%, che ha portato a un aumento più sensibile.
L’importo definitivo sarà confermato solo con i dati ISTAT ufficiali, attesi a fine anno, ma eventuali differenze saranno conguagliate a gennaio 2026. Per il 2026 le prime proiezioni indicano un aumento compreso tra +1,4% e +2%. La percentuale esatta dipenderà dal decreto del Ministero dell’Economia, che recepirà l’indice ISTAT definitivo. La buona notizia è che non sono previsti tagli o modifiche al sistema delle fasce: la perequazione seguirà lo schema tradizionale e scatterà automaticamente nel cedolino di gennaio.
Un incremento dell’1,7% (valore al momento più probabile) significherebbe:
- +17 euro al mese per una pensione da 1.000 euro;
- +34 euro per una pensione da 2.000 euro;
- aumenti progressivi per importi più alti, con percentuali ridotte oltre le quattro e cinque volte il minimo.
Dicembre è da sempre il mese più ricco per chi percepisce una pensione INPS con una tredicesima, pari alla pensione lorda o proporzionata ai mesi di godimento, un bonus da 154,94 euro per chi prende il minimo e rispetta i limiti di reddito e la quattordicesima per gli over 64 con redditi sotto 15.688 euro (tra 437 e 655 euro in base ai contributi versati).
Inoltre, a dicembre non ci saranno trattenute per addizionali regionali e comunali, che riprenderanno da gennaio.
