Entro il 2015 sarà terminato in Sicilia, in provincia di Catania, il primo impianto di solare termodinamico puro in Italia. A differenza dell’ormai famoso impianto Archimede di Priolo Gargallo, nel siracusano, quello di Catania sarà un parco solare termodinamico senza alcun collegamento con una centrale termoelettrica a gas.
L’annuncio dell’avvio della costruzione del nuovo impianto è stato dato l’altro ieri a Palermo, nel corso di un convegno sull’energia distribuita e il termodinamico organizzato da Anest (l’Associazione italiana energia solare termodinamica) e dal Fred (il Forum regionale per l’energia distribuita).
Si tratta di un impianto Enel Green Power da 100 MW termici e 30 elettrici: il sole, concentrato dagli specchi parabolici su un tubo contenente sali fusi, riscalda il liquido vettore fino a 550 gradi centigradi. Questo calore serve a generare vapore che poi viene sfruttato per produrre energia elettrica con una normale turbina. Stiamo parlando, in pratica, dell’altro lato della medaglia solare: il primo lato, quello fino a oggi più sfruttato e conosciuto, è il fotovoltaico e il secondo è il termodinamico.
Con 100 MW termici e 30 elettrici, se la matematica non mente, l’efficienza di questa tecnologia è nettamente superiore a quella del fotovoltaico. Altra buona notizia: mentre il fotovoltaico è in grado di produrre energia per circa 1.500-1.800 ore l’anno, il termodinamico può arrivare fino a 3.800-4.000 ore grazie al serbatoio che accumula il calore e permette la produzione elettrica anche dopo il tramonto.
Infine, mentre il fotovoltaico ha una filiera quasi interamente straniera (con la nota disputa antidumping tra Ue e Cina), il termodinamico è praticamente 100% italiano. Per quale motivo, allora, questa tecnologia non ha ancora avuto uno sviluppo neanche paragonabile a quello del fotovoltaico?
Il motivo principale è che fino a poco tempo fa sono mancati gli incentivi. Con il nuovo Decreto Rinnovabili elettriche, criticato da più parti per aver stroncato e burocratizzato il supporto statale alla maggior parte delle fonti pulite, è stata introdotta una ricca tariffa per il termodinamico: 32 centesimi al kWh, più o meno come il vecchio terzo conto energia per il fotovoltaico, per gli impianti di grandi dimensioni.
Un altro motivo è che il termodinamico ha bisogno di molto sole e non è adatto alle regioni del nord Italia. L’ideale è il nord Africa, tanto che è proprio il termodinamico la tecnologia alla base del progetto Desertec, ma anche la Sicilia e il sud della Sardegna possono dare buoni frutti.
Ieri, durante la seconda giornata del convegno palermitano di Fred e Anest, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini (presente per una decina di minuti in videoconferenza) ha parlato apertamente di “dorsale del solare termodinamico” tra Sicilia e Africa. Di sicuro adesso ci sono i presupposti per lo sviluppo di questa tecnologia, vedremo se e come si svilupperà nei prossimi anni e se, soprattutto, riceverà lo stesso trattamento del fotovoltaico: prima elogiato e riccamente pagato con gli incentivi e poi, dalla notte al giorno, dimenticato e maltrattato dal Governo di turno. Se così fosse sarebbe l’ennesima occasione sprecata per l’Italia.