
Gli studiosi da tempo sono concentrati sullo stile e sulle aspettative di vita dei cani di razza Golden Retriever, spesso soggetti a una durata breve. La ricerca e la soluzione della problematica potrebbe avere aspetti positivi anche per l’uomo stesso. Nel 2012 l’organizzazione no-profit The Morris Animal Foundation, con sede in Colorado, ha istituito il primo studio ufficiale sulla razza analizzando 3.000 esemplari. Al vaglio le loro condizioni di salute e l’impatto dell’ambiente statunitense sulla loro esistenza. Il numero è stato diviso perfettamente in maschi e femmine, metà di ogni categoria era stato sottoposto a sterilizzazione.
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Dagli studi effettuati negli anni è emerso che questa razza di cani sia particolarmente soggetta al cancro delle ossa, al linfoma e al cancro dei vasi sanguigni. Secondo David Haworth, CEO dell’associazione, il cancro canino è un problema piuttosto presente che incide anche sulla vita dei proprietari. Nonostante la medicina veterinaria moderna sia decisamente aggiornata e precisa, in particolare nei confronti di altre malattie e infezioni, ci sono ancora delle situazioni che ricorrono e si ripresentano con frequenza per alcune razze. Lo stesso Dr Michael Lappin, laureatosi in veterinaria nel 1972, osserva da tempo 19 pazienti nel suo studio in Massachusetts.
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Un tempo questa razza possedeva un’aspettativa di vita pari a 17 anni, ma con il tempo il tutto si è ridotto a 9 massimo 10 anni, una convivenza con l’uomo fin troppo breve. I primi risultati da questo studio si potranno avere a distanza di 6 massimo 7 anni, appena verranno confrontati tutti i dati e le informazioni raccolte anche tramite i proprietari. Oltre agli esiti emersi dagli esami clinici effettuati su peli, unghie, sangue, feci raccolti anno dopo anno, così da evidenziare un’origine comune delle malattie ed eventuali similitudini. Per il momento i primi dati emersi evidenziano che nei primi 5 anni di vita il 33% dei Golden Retriever esaminati ha sviluppato patologie simili quali infezione all’orecchio e alla pelle, il 17% malattie gastrointestinali e l’11% urinarie. Lo studio è nato dopo la conferma che alcuni suoni domestici possono scatenare reazioni fisiologiche, ad esempio il rumore della carta stagnola può dare il via alle crisi epilettiche nei gatti.