Greenstyle Benessere Salute Distorsione caviglia: gli esercizi per la riabilitazione

Distorsione caviglia: gli esercizi per la riabilitazione

Distorsione alla caviglia, gli esercizi per la riabilitazione si dividono in 3 fasi: la propriocettiva, il recupero forze e la rieducazione al movimento.

Distorsione caviglia: gli esercizi per la riabilitazione

La distorsione alla caviglia è un trauma muscolo scheletrico piuttosto frequente, non solo in chi pratica sport. La gravità della lesione si classifica in 3 diversi gradi. Indipendentemente dal grado di partenza, il processo di guarigione si conclude con una specifica serie di esercizi, rivolti a rieducare all’equilibrio ed al corretto movimento in camminata.

Cause delle distorsioni: dallo sport alla camminata

Le lesioni e le conseguenti limitazioni funzionali alla caviglia sono piuttosto comuni negli sportivi, soprattutto in chi pratica pallavolo, basket, calcio e corsa. Oltre al tipo di sport, ci sono alcuni fattori che possono aumentare il rischio soggettivo: una precedente distorsione, il mancato allenamento, la scelta di calzature sbagliate, il mancato riscaldamento muscolare.

La distorsione alla caviglia è comunque un trauma comune anche tra i “non-sportivi” e, spesso, è causato da uno sbagliato appoggio del piede, per distrazione, terreno sconnesso o calzature non idonee.

Classificazione

Distorsione della caviglia
Twisted ankle. Young runner touching his sprained leg via Shutterstock

In relazione alla gravità del trauma, la distorsione alla caviglia si classifica in:

  • Distorsione di primo grado: stiramento dei legamenti che causa dolore e gonfiore moderati, guaribili in 1-2 settimane al massimo;
  • Distorsione di secondo grado: danno parziale ai legamenti associato a evidente gonfiore, può guarire in 4-6 settimane dopo un adeguato programma di riabilitazione;
  • Distorsione di terzo grado: rottura completa dei legamenti che potrebbe anche richiedere un intervento chirurgico.

Cosa fare dopo una distorsione: primo approccio

Ghiaccio su caviglia
Cool gel pack on a swollen hurting ankle. Medical concept photo via Shutterstock

Il trattamento iniziale per il trauma alla caviglia consiste nell’applicazione del protocollo RICE (“Rest, Ice, Compression, Elevation”, quindi riposo, ghiaccio, compressione e elevazione). Questa fase prevede, per quanto possibile, il riposo e lo “scarico” della caviglia a gamba alta, per favorire il riassorbimento dell’edema. Gli impacchi di ghiaccio sono utili solo il primo e il secondo giorno: 2-3 applicazioni della durata di circa 20 minuti saranno sufficienti per diminuire il dolore e ridurre l’infiammazione. Proseguire con il forzato raffreddamento non ha senso, perché la conseguente vasocostrizione rende più lungo e difficile il riassorbimento dell’edema.

L’utilizzo di impacchi di argilla o di una crema a base di arnica, artiglio del diavolo o aloe, favoriscono la riduzione dell’infiammazione e del gonfiore.

Gli esercizi per la riabilitazione

Piscina
Swimming pool under water via Shutterstock

Il processo di guarigione prevede una buona rieducazione al movimento e al carico, per evitare future limitazioni funzionali o instabilità. Per tutte le distorsioni di secondo e terzo grado il programma di esercizi prevede 3 fasi: esercizi propriocettivi, attività di rinforzo muscolare
e recupero/rieducazione al movimento.

Esercizi propriocettivi

Lo scopo di questa prima fase è far recuperare il controllo della postura e l’equilibrio, sia da fermi che in movimento. Tutti gli esercizi, che di solito vengono seguiti e insegnati da un fisioterapista, si svolgono con l’ausilio di tavolette o cuscini che servono per costruire un percorso. Camminare su questi supporti rende difficile mantenere l’equilibrio per cui stimola il paziente e i suoi sensi. Questo allenamento può essere svolto anche in acqua: al piede del paziente si applica una tavola galleggiante che crea instabilità nella camminata.

Rinforzo muscolare

Dopo un trauma alla caviglia è molto utile seguire uno specifico allenamento per migliorare la forza muscolare, soprattutto per prevenire l’instabilità residua e il rischio di ricadute. Il recupero della forza prevede 2 tipi di esercizi.

  1. Esercizi con l’elastico: il paziente seduto passa un capo dell’elastico attorno al piede, tenendo l’altro capo con le mani. Esegue quindi una o più serie di flessioni plantari e dorsali del piede. Mantenendo la posizione della corda, si possono far eseguire al paziente anche dei movimenti di semi-rotazione della caviglia.
  2. Legpress e sittingcalf: sono 2 esercizi di supporto per rinforzare nel complesso i muscoli della gambe. Entrambi devono essere svolti in una palestra perché prevedono l’uso di una macchina. Il sittigncalf è un attrezzo che si usa da seduti e che serve per rinforzare i muscoli del polpaccio: i piedi sono poggiati su una pedana antiscivolo e sulle ginocchia si appoggiano 2 cuscini imbottiti, collegati a dei pesi di grado variabile. Flettendo le caviglie si alzano le ginocchia, su cui appunto gravano i pesi. Il legpress, invece, allena i quadricipiti riproducendo il movimento dello squat: è un esercizio statico di spinta che rinforza i muscoli senza carico, perciò è particolarmente indicato nella riabilitazione.

Anche questa fase della riabilitazione si può svolgere in acqua e, in alcuni casi, è addirittura migliore per il minor rischio di recidiva anche in allenamento. In questo caso si usano a supporto degli attrezzi che oppongono una graduale resistenza alla camminata o al nuoto e che quindi facilitano il rinforzo muscolare.

Recupero del movimento

Il recupero del movimento è l’ultima fase della riabilitazione e prevede prima la camminata e poi la corsa. In acqua questa fase è meno traumatica e molto indicata nei pazienti che hanno subito una distorsione di terzo grado.

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