L’imposta di bollo sui conti correnti: cosa prevede la normativa - Greenstyle.it
In Italia, la gestione di un conto in banca comporta oneri fiscali specifici, soprattutto quando la giacenza media supera certe soglie.
Una delle imposte più rilevanti per i risparmiatori è l’imposta di bollo, che colpisce i conti correnti e altri strumenti di deposito con un saldo medio superiore a 5.000 euro. Analizziamo nel dettaglio cosa prevede la normativa aggiornata e quali sono le implicazioni più importanti per chi detiene somme consistenti sui propri conti.
L’imposta di bollo è un tributo obbligatorio che si applica a tutti i conti correnti bancari e postali, nonché ai libretti di risparmio, qualora la giacenza media superi la soglia di 5.000 euro. Tale imposta è stata confermata e regolamentata nel decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 26 ottobre 1972, e aggiornata nel corso degli anni per adeguarsi alle esigenze fiscali e di controllo del sistema bancario italiano.
Il calcolo della giacenza media avviene sommando i saldi giornalieri del conto per il periodo di rendicontazione e dividendoli per il numero di giorni considerati. Nel caso di rapporti cointestati o con quota di detenzione parziale, il valore viene ponderato in base alla quota posseduta.
L’importo dell’imposta di bollo per una persona fisica è pari a 34,20 euro all’anno, e viene applicata in base alla periodicità di invio dell’estratto conto: può quindi essere addebitata trimestralmente, semestralmente o annualmente a seconda del contratto con la banca. Per persone giuridiche, invece, l’imposta è più elevata, fissata in 100 euro annui.
Modalità di pagamento e cumulabilità dei rapporti
L’addebito dell’imposta di bollo avviene generalmente in due momenti specifici: alla chiusura del conto o al 31 dicembre di ogni anno. Tuttavia, alcune banche possono adottare periodicità differenti, adeguandosi alla propria organizzazione interna.
Un aspetto spesso poco noto riguarda la somma delle giacenze medie su più rapporti intestati allo stesso soggetto. Se un cliente possiede, ad esempio, due conti correnti e un libretto di risparmio, e la somma delle giacenze medie supera i 5.000 euro, l’imposta di bollo sarà applicata su ciascun rapporto singolarmente.
Per fare un esempio pratico: un intestatario con un conto con giacenza media di 4.000 euro, un secondo conto con 3.000 euro e un libretto con 1.000 euro pagherà 34,20 euro di imposta per ciascun conto, per un totale di 102,60 euro annui. Questa modalità può quindi incidere in modo significativo sui costi bancari per chi gestisce più rapporti.

L’accumulo di denaro su un conto corrente può sembrare un sistema sicuro per conservare i propri risparmi, ma presenta alcuni svantaggi. Il rischio principale è la perdita di potere d’acquisto, dovuta all’inflazione, che erode il valore reale dei soldi fermi sul conto. Inoltre, l’onere dell’imposta di bollo rappresenta un costo fisso, che può ridurre ulteriormente i rendimenti effettivi dei risparmi.
Per difendere il capitale dall’inflazione e ottimizzare i rendimenti, gli esperti consigliano di valutare alternative di investimento più redditizie rispetto al semplice deposito. Tra queste si annoverano i conti deposito con tassi interessanti, i fondi comuni di investimento, le obbligazioni e, per i profili più propensi al rischio, le azioni. Questi strumenti possono offrire una crescita del capitale che compensa o supera l’effetto dell’inflazione, pur con livelli di rischio differenti.
Chi desidera approfondire la propria posizione fiscale o ottimizzare la gestione dei propri rapporti bancari può rivolgersi direttamente agli sportelli della propria banca o a consulenti finanziari specializzati. Alcuni istituti, come Banca Etica, offrono anche supporto dedicato con numeri verdi e servizi di assistenza personalizzata.
