Greenstyle Ambiente Consumo di suolo: cosa si intende e cosa lo causa

Consumo di suolo: cosa si intende e cosa lo causa

Il consumo di suolo, fondamentale per la vita sul pianeta, deve essere controllato perché non si tratta di una risorsa rinnovabile. Causato principalmente dall'espansione urbana e dalle crescenti infrastrutture (aeroporti, cortili, piazze, cantieri, discariche e tanto altro), in Italia copre il 7% del territorio.

Consumo di suolo: cosa si intende e cosa lo causa

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Il consumo di suolo è un processo che deve necessariamente essere tenuto sotto controllo. Tale elemento, infatti, è una risorsa limitata. E fondamentale per la vita sul pianeta. Ospita le piante che producono quello stesso ossigeno senza il quale fauna e flora non potrebbero sopravvivere, e senza le quali noi non potremmo vivere, in quanto fonte di sostentamento. Ma non solo: il suolo, tra le altre cose, assorbe l’acqua e la conserva, blocca la CO2, crea dei magnifici paesaggi che poi diventano una risorsa per il turismo. Questi e tanti altri sono i suoi benefici. Ma, non essendo rinnovabile, non lo avremo a disposizione per sempre se non acquisiamo un minimo di consapevolezza.

Cos’è il consumo di suolo

Cosa si intende quando si parla di consumo di suolo? Per comprendere al meglio il concetto, ci affidiamo alla definizione che ne dà l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. “Il consumo di suolo è una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) ad una copertura artificiale del suolo (suolo consumato)”. Per copertura del suolo, come specificato dalla direttiva 2007/2/CE, si intende la copertura biofisica della superficie terrestre.

In generale, la suddetta variazione viene posta in essere dall’uomo, che punta alla progressiva trasformazione di una superficie naturale o agricola tramite la realizzazione di costruzioni ed infrastrutture. Viene da sé che sia piuttosto difficile il ripristino della condizione preesistente. Questo fenomeno, per ovvie ragioni, comporta la perdita di spazi vitali per la flora, fauna e la riduzione della fertilità del suolo.

Consumo di suolo: cosa si intende e cosa causa
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Consumo di suolo, causa

Lo abbiamo anticipato, ma cosa causa il consumo del suolo, nello specifico? Sicuramente la presenza sempre più massiccia di edifici, fabbricati, capannoni, strade asfaltate o sterrate. Ed ancora i cantieri, le discariche, le aree destinate all’estrazione. Vi sono poi le piazze, i cortili, i campi sportivi, gli aeroporti, le serre, le ferrovie. Perfino i pannelli fotovoltaici. Inoltre, tutte le aree impermeabilizzate, urbane e non urbane che siano. Non rientrano nella categoria delle costruzioni che provocano il consumo di suolo le nuove aree verdi urbane (purché non realizzate con coperture artificiali).

Dunque, volendo riassumere, il consumo del suolo è causato principalmente dall’espansione urbana e dalle infrastrutture. A contribuire in tal senso sono la crescita demografica e l’urbanizzazione accelerata, che provocano una crescente domanda di spazi residenziali, industriali e agricoli.

Come si misura il consumo di suolo?

Ad occuparsi di un suo monitoraggio è, come la L.132/2016 prevede, il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente unitamente al coordinamento dell’Ispra. Nella nostra penisola, viene controllato grazie al supporto dei satelliti di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea. Ogni anno, il Snpa, pubblica il Rapporto sul Consumo di Suolo. Per comprenderne meglio la portata, utile può essere capire la situazione in Italia. Attualmente, la copertura artificiale di suolo naturale nella nostra penisola è di poco superiore al 7% dell’intero territorio (la media europea è del 4,2%).

Come risolvere il problema del consumo di suolo?

Naturalmente, risolvere il problema dovrebbe prevedere il ricorso a diversi approcci. In via generale, possibili soluzioni potrebbero venire da una pianificazione urbana oculata, dalla predilezione di costruzioni verticali, dal recupero di aree dismesse e dall’adozione di pratiche agricole sostenibili.

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