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Come funziona l’autoconsumo con l’impianto fotovoltaico

L'energia prodotta da un impianto fotovoltaico può essere autoconsumata oppure ceduta al gestore di rete. Ma vediamo come funziona e quanto si guadagna.

Come funziona l’autoconsumo con l’impianto fotovoltaico

Fonte immagine: Unsplash

L’autoconsumo è uno dei temi che emerge con più insistenza, quando si decide di installare un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica.

Prima di decidere come dimensionare l’impianto e quale spesa accordare, gli utenti vogliono infatti sapere quanta energia riusciranno a produrre autonomamente. Quale quota sarà in eccesso e quale porzione, invece, dovrà essere recuperata tramite la rete del proprio gestore di riferimento? Come funziona l’autoconsumo fotovoltaico e, soprattutto, a quali sistemi può essere abbinato?

Il tema dell’autoconsumo è legato a quello della potenza installata: per impianti di piccola o piccolissima dimensione, come ad esempio quelli da balcone, la quota di autoconsumo sarà ridotta. Per quelli invece estesi, ad esempio pari o superiori ai 6 KW di potenza nominale, vi è una buona possibilità di produrre in autonomia tutta l’energia di cui si ha bisogno, diventando così autonomi dal punto di vista energetico.

Di seguito, tutte le informazioni utili.

Cosa si intende per autoconsumo fotovoltaico

Contatore di autoconsumo

Con il termine autoconsumo di un impianto fotovoltaico ci si riferisce alla quota di energia elettrica prodotta in autonomia e che viene immediatamente consumata per le necessità della propria abitazione. Semplificando, si tratta della porzione di energia che viene prodotta dai pannelli fotovoltaici e direttamente assorbita dagli elettrodomestici o dagli altri strumenti elettrici presenti nella casa.

Per capire meglio questo concetto, sono però necessarie delle nozioni preliminari. Innanzitutto, l’autoconsumo è raramente puro: questo si verifica quando tutta l’energia prodotta viene consumata o, in alternativa, quella in eccesso viene perduta.

Si tratta di una condizione molto remota, che riguarda unicamente quelle abitazioni – come case rurali in luoghi sperduti – che non sono collegate alla rete elettrica nazionale.

Negli altri casi, si verifica una condizione mista. Innanzitutto è necessario sapere che:

  • L’impianto fotovoltaico produce energia solo in presenza di alcune condizioni, ossia di giorno e in presenza di un cielo non eccessivamente coperto dalle nubi;
  • Di notte, in caso di forti acquazzoni e di altri fenomeni atmosferici simili, l’impianto fotovoltaico non produrrà energia, quindi ci si dovrà affidare alla rete nazionale.

Fatta questa premessa, di verificano varie condizioni:

  • L’energia autoprodotta può essere completamente consumata dalle necessità elettriche della casa;
  • L’energia autoprodotta può essere in eccesso rispetto alle proprie necessità e, di conseguenza, può essere ceduta al gestore della rete;
  • L’energia autoprodotta può essere accumulata in appositi sistemi a batteria, per riutilizzarla quando necessario, come ad esempio di notte.

Come massimizzare l’autoconsumo

Lavatrice aperta

Prima di scoprire in che modo l’energia può essere scambiata con il gestore o raccolta in sistemi d’accumulo, è utile parlare dei consigli per massimizzare l’autoconsumo. Questo perché più si riesce a sfruttare l’energia prodotta in autonomia, maggiore sarà il risparmio che si riuscirà a ottenere in termini di spesa.

Ma come consumare quanta più energia possibile, senza sprecarla?

Come facile intuire, l’impianto fotovoltaico produce energia solo di giorno. Ed è proprio nelle ore più soleggiate dove si genera la potenza maggiore. Di conseguenza, sarà utile modificare le proprie abitudini per migliorarne la resa:

  • Utilizzare gli elettrodomestici più famelici di energia – la lavatrice, la lavastoviglie, l’asciugatrice, il forno, il ferro da stiro o la caldaia – quando l’impianto è al massimo della sua produttività;
  • Ricaricare dispositivi e altri strumenti a batteria sempre durante il giorno, come ad esempio device elettronici, monopattini, biciclette elettriche e – se l’impianto è sufficientemente dimensionato – anche motociclette e auto elettriche;
  • Approfittare delle giornate più assolate non solo per compiere più cicli di lavatrice, ma anche per le piccole riparazioni di casa che richiedono utensili elettrici quali trapani, avvitatori, smerigliatrici e molto altro ancora.

In altre parole, la logica è molto semplice: evitare di accendere strumenti particolarmente affamati di energia la sera, quando la casa potrebbe dipendere dall’energia del proprio fornitore, delegando al giorno tutti i compiti più gravosi.

Come si calcola l’autoconsumo fotovoltaico

Pannelli fotovoltaici sul tetto

Sempre ricordando come l’autoconsumo puro sia un’evenienza rara, relegata ad abitazioni completamente scollegate dalla rete elettrica nazionale, come si calcola l’autoconsumo dell’impianto fotovoltaico? Tenere traccia di quanta energia autoprodotta si consuma e quanta si richiede invece al gestore è tutto fuorché facile.

Di norma, le abitazioni dotate di impianto fotovoltaico e di collegamento alla rete nazionale sono dotate di due contatori. Uno interno, relativo all’impiantistica di proprietà, che tiene traccia dei kilowattora prodotti dai pannelli fotovoltaici. L’altro è invece quello classico del gestore, che misura i kilowattora immessi in rete, oltre a quelli richiesti dalla rete.

La quota di autoconsumo si ricava dall’energia totale prodotta dall’impianto, a cui si sottrae quella immessa in rete:

  • Energia fotovoltaica prodotta l’anno: 4.000 kWh;
  • Energia fotovoltaica immessa in rete: 1.900 kWh;
  • Energia autoconsumata: 2.100 kWh.

Questo calcolo prende in considerazione solo l’energia fotovoltaica autoprodotta ed effettivamente consumata. Non considera, invece, i kilowattora richiesti al gestore nei momenti in cui l’impianto fotovoltaico non è produttivo e in assenza di sistemi d’accumulo.

La quota di autoconsumo rimarrà invariata, ma a livello di bolletta può fare la differenza la piena autosufficienza o la necessità di assorbire energia dalla rete esterna.

Impianto fotovoltaico: gli abbinamenti dell’autoconsumo

Pannelli solari

Con i tipici impianto fotovoltaici domestici, dimensionati spesso a 6 KW nominali per massimizzare la produzione di energia in ogni momento della giornata, è davvero difficile consumare in autonomia tutti i kilowattora prodotti. Questo perché:

  • difficilmente le necessità di casa e famiglia comportano il raggiungimento della soglia massima di produzione;
  • gli impianti sono spesso volutamente sovradimensionati rispetto alle effettive necessità, proprio per compensare giornate meno assolate oppure un’esposizione non ottimale dei pannelli al sole.

Per questa ragione, sorge una più che legittima domanda: cosa fare dell’energia in surplus prodotta?

Lo scambio in loco in rete

Rete elettrica e autoconsumo

Il primo modo per evitare di sprecare l’energia prodotta, ma soprattutto per ottenere un medio rimborso dal gestore, è quello di rimetterla in rete tramite un sistema di scambio in loco. In altre parole, i kWh prodotti e non consumati possono essere ceduti al gestore che, previo il pagamento di una piccola somma, si occuperà di distribuirli su tutta la sua rete.

Il sistema è generalmente automatizzato, grazie ai contatori di ultima generazione che, oltre a misurare l’energia consumata in entrata, tengono traccia anche di quella in uscita. Di solito, la porzione ceduta al gestore viene poi stornata o ricompensata in bolletta.

I sistemi d’accumulo

Ma che fare se si volesse recuperare l’energia prodotta per utilizzarla in un secondo momento, evitando così di generare un consumo in entrata dal proprio gestore? In questo caso, entrano in gioco i sistemi d’accumulo.

I sistemi d’accumulo non sono altro che degli strumenti a batteria che raccolgono l’energia in eccesso prodotta, per renderla disponibile quando necessario: la sera, la notte, durante un’acquazzone o una nevicata. Un tempo molto rari, oggi vengono quasi sempre proposti come prima opzioni dagli installatori di pannelli fotovoltaici.

La ragione è molto semplice: permettono di avvicinarsi il più possibile alla piena indipendenza energetica, azzerando di fatto i costi della bolletta. Come facile intuire, una volta che le batterie sono cariche si continuerà a produrre energia in eccesso. In questo caso, si potrà proseguire con la cessione al gestore.

Quanto si risparmia o guadagna

Autoconsumo fotovoltaico, risparmio

Ma quanto si risparmia o si guadagna con l’autoconsumo fotovoltaico? Tutto dipende dal sistema in proprio possesso e dalle capacità dell’impianto fotovoltaico.

Autoconsumo puro

Per quei pochi casi dove l’autoconsumo è puro, ossia non vi è collegamento con la rete elettrica nazionale, la spesa per l’energia elettrica coincide con i costi di installazione e manutenzione dell’impianto. I kilowattora prodotti non avranno nessun costo e non vi saranno nemmeno bollette dell’energia da compensare.

Come facile intuire, un sistema di autoconsumo puro è difficilmente vantaggioso, poiché non permette di sfruttare l’energia nei momenti in cui la sua produzione è ferma.

Accumulo

Autoconsumo e risparmio

Gli impianti fotovoltaici con sistema d’accumulo sono quelli più vantaggiosi in termini di risparmio e guadagno. Certo, l’investimento iniziale è decisamente più alto, ma generalmente lo si ammortizza in pochi anni.

Se correttamente dimensionato, il sistema d’accumulo permette di consumare fino al 100% di energia prodotta, per bollette davvero leggerissime: si dovranno corrispondere solo i costi fissi di distribuzione e le tasse. E se si immettono dei KW in rete, si ha anche un guadagno, seppur piccolo.

Scambio in rete

E per quanto riguarda l’energia immessa in rete, a quanto ammontano i pagamenti? L’intera procedura è gestita in Italia dalla GSE, la Gestione dei Servizi Energetici, grazie anche a un apposito portale online.

Le tariffe variano nel tempo e dipendono anche da molte variabili macroeconomiche, differenti in ogni momento dell’anno. Per il già trascorso 2021, si è stimato un pagamento di 0,15 centesimi di euro per ogni kilowattora ceduto.

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