
Coniglio d'angora
Non si placano le polemiche sulla lana d’angora, il filato creato a partire dal manto dell’omonimo coniglio. A seguito della pubblicazione di un video da parte di PETA, in cui si dimostra a quali torture siano sottoposti gli animali negli allevamenti, sono stati in molti i marchi dell’abbigliamento a sospendere le forniture dalla Cina. Fra i tanti H&M, Tommy Hilfiger e Calvin Klein, ma non Zara e Gap. E sul Web monta la protesta.
[ghgallery id=”1029″ source=”ngg”]
I report provenienti dalla Cina sulla produzione del filato d’angora sono drammatici: anziché tosare i conigli – una pratica che, per quanto discutibile, è indolore per gli animali – gli allevamenti strappano il pelo dal corpo dell’animale così da recuperarne l’intera lunghezza. Per farlo, il coniglio viene legato e quindi torturato tra atroci dolori. Terminata l’operazione, viene riposto in gabbia completamente glabro, con ferite aperte su tutto il corpo.
[BANNER_CODE]
All’emersione del video distribuito da PETA, molte realtà della moda consumer hanno espresso il loro totale disappunto per il comportamento dei fornitori, un fatto di cui pare non fossero a conoscenza. Così H&M, e un nugolo di altri marchi a seguire, ha sospeso le forniture sottolineando come la pratica del “plucking” – questo il termine in gergo tecnico – sia contraria a qualsiasi policy del gruppo.
Il tam tam mediatico sulla vicenda ha acceso i riflettori del Web su tutte le grandi catene mondiali e, a quanto pare, diversi attivisti avrebbero notato capi d’angora ancora in vendita prezzo Zara e Gap. Ne è nata quindi una petizione sul sito di iniziativa popolare SumOfUS.org, una raccolta firme che al momento conta quasi 300.000 interventi. Il popolo degli animalisti in Rete richiede che anche i due marchi, tra l’altro molto amati dai giovani, sospendano la distribuzione di filati in angora finché i contorni del maltrattamento animale non saranno meglio chiariti e non vi saranno delle forniture il più possibile etiche.