Greenstyle Sostenibilità Energia I cementifici bruceranno rifiuti, Clini prepara il decreto

I cementifici bruceranno rifiuti, Clini prepara il decreto

Corrado Clini vuole bruciare plastica e copertoni nei cementifici e negli inceneritori, quest'ultimi prendono gli incentivi del fotovoltaico.

I cementifici bruceranno rifiuti, Clini prepara il decreto

Che il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, sia favorevole all’incenerimento dei rifiuti per superare l’emergenza immondizia in varie regioni italiane, ormai è un fatto noto. Così come è noto che tra i favorevoli ci sia anche il collega del Mise Corrado Passera. Oggi è arrivata la conferma definitiva.

Con una nota stampa, infatti, il Ministero dell’Ambiente annuncia che entro fine mese arriverà un decreto che permetterà di bruciare più rifiuti negli inceneritori e di farlo anche nei cementifici e nelle altre industrie dotate di altoforno. Afferma lo stesso Clini:

«Vareremo entro fine mese un decreto che prevede l’impiego di combustibili solidi secondari nei processi industriali, in particolare nel settore del cemento, che aiuterà anche molte regioni ad uscire dallo stato di emergenza».

I combustibili solidi secondari (CSS) altro non sono che il vecchio combustibile da rifiuti (CDR, ma anche la versione ad “alta qualità”, neanche fosse latte fresco, denominata CDR-Q) che seguono la nuova standardizzazione europea UNI EN/TS 15359. Una specifica tecnica che in Italia ha inglobato quella del CDR e del CDE-Q grazie a un decreto del Governo Berlusconi, il 205/2010.

Cosa cambia tra il CDR, che a sua volta è l’evoluzione delle vecchie “ecoballe”, e il nuovo CCS? Molto poco. Nella presentazione di questo combustibile da rifiuti fatta a Rimini a Ecomondo 2011 da un dirigente di Ricerca Sistema Energetico (cioè del GSE), si afferma che il CSS non è altro che:

«Un vettore energetico solido ottenuto da rifiuti non pericolosi, utilizzato per il recupero di energia in impianti di incenerimento o co-incenerimento, rispondente alle specifiche e alla classificazione fornite dalla CEN/TS 15359»

Ma cosa c’è esattamente dentro? Quali sono gli ingredienti di un CSS a norma di legge? È difficilissimo saperlo, sia per questioni tecniche che per questioni mediatiche: dire che si brucia CSS è una cosa, dire che si bruciano rifiuti urbani è un’altra. Bisogna andare a cercare una ditta che ha tra i suoi servizi la produzione di CSS per capire cosa ci finisce dentro. Fra queste, la Dalena Ecologia S.r.l. di Taranto, che in una presentazione elenca cosa può essere trasformato in CSS:

  • Plastiche;
  • Pneumatici fuori uso;
  • Scarti in gomma;
  • Tessili e scarti del calzaturiero;
  • Frazioni secche combustibili.

Il passaggio dal CDR al CCS, però, ha causato fino ad oggi alcuni problemi burocratici a causa della poca chiarezza delle norme. Con il prossimo decreto di Clini, quindi, si potrà cuocere il cemento bruciando un combustibile derivato da plastica e copertoni senza incappare in cavilli sgradevoli. Ma non solo perché il CSS, come già il CDR e il CDR-Q, è considerato una fonte rinnovabile e quindi, se è usato negli inceneritori per produrre energia elettrica, da il diritto a ricevere gli incentivi statali.

Gli stessi incentivi che Clini e Passera hanno appena stroncato per fotovoltaico ed eolico, perciò vengono al contrario favoriti per gli inceneritori e persino per i cementifici, qualora avessero un impianto di cogenerazione calore-elettricità.

Fonte | Ministero dell’Ambiente

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