Pignoramento dello stipendio, nuove regole dell'anno: il nuovo importo limite - greenstyle.it
Pignoramento dello stipendio, nuove regole dal prossimo anno: svelato l’importo limite, fare attenzione ai nuovi aggiornamenti.
Con l’avvento del nuovo anno, cambiano le regole relative al pignoramento dello stipendio, un provvedimento che incide significativamente sulla gestione del reddito di tanti lavoratori italiani. La normativa aggiornata per il 2025 introduce modifiche sostanziali, soprattutto riguardo all’importo minimo che può essere sottratto dal salario mensile, offrendo una maggiore tutela ai debitori e una nuova cornice giuridica per i creditori.
Il pignoramento dello stipendio rappresenta uno strumento legale attraverso cui un creditore può rivalersi direttamente sul reddito del debitore per recuperare somme dovute. Tuttavia, per non compromettere la capacità di sostentamento del lavoratore, il legislatore ha fissato un importo minimo non pignorabile che varia in base al livello di reddito e alle condizioni familiari del debitore.
Nuovi limiti per il pignoramento dello stipendio nel 2025
Per il 2025, la soglia di protezione è stata aggiornata tenendo conto dell’aumento dell’indice ISTAT e delle evoluzioni economiche degli ultimi mesi. In particolare, l’importo non pignorabile è stato innalzato da 1.200 euro a 1.350 euro netti mensili, una misura che interessa soprattutto i lavoratori con redditi medio-bassi. Questo significa che dal salario netto mensile al di sotto di questa cifra, nessuna somma potrà essere trattenuta a titolo di pignoramento.
Questa modifica è frutto di una riforma volta a garantire una maggiore equità nel recupero crediti, evitando che i soggetti più vulnerabili si trovino in situazioni di difficoltà economica irreversibile. Inoltre, la nuova normativa tiene conto anche delle specificità familiari, prevedendo maggiori tutele per i lavoratori con figli a carico o con persone disabili nel nucleo familiare.

Il meccanismo del pignoramento dello stipendio si attiva generalmente a seguito di un decreto ingiuntivo o di una sentenza esecutiva che riconosce un credito nei confronti del lavoratore. Il creditore invia al datore di lavoro l’ordine di trattenere una quota dello stipendio per versarla direttamente al creditore o al giudice.
Il datore di lavoro, in questo contesto, assume il ruolo di sostituto d’imposta. E’ obbligato a trattenere la somma indicata e a versarla entro i termini stabiliti. Tuttavia, con le nuove regole del 2025, l’azienda deve assicurarsi di non superare la nuova soglia di protezione. Evitando così di lasciare il lavoratore senza mezzi sufficienti per vivere.
Da segnalare che la normativa distingue tra diverse tipologie di crediti. Quelli alimentari (come assegni di mantenimento) hanno priorità assoluta e possono comportare pignoramenti anche superiori alle soglie ordinarie, mentre per crediti diversi si applica il limite sopra indicato.
