Incremento graduale dell’età pensionabile: le nuove regole dal 2027 - Greenstyle.it
Il dibattito sulle pensioni rappresenta una delle sfide più complesse, in vista delle nuove misure previste nella legge di Bilancio.
Dopo un confronto serrato con le parti sociali e le forze politiche, è stata definita una strategia di aggiornamento graduale dell’età pensionabile, che prevede un aumento complessivo di tre mesi diluito su due anni. Tuttavia, non tutti i lavoratori saranno coinvolti in questa modifica: alcune categorie, soprattutto quelle impegnate in attività particolarmente usuranti o gravose, continueranno a beneficiare di regole pensionistiche agevolate.
Secondo il testo della bozza della manovra approvata dal Consiglio dei Ministri, dal 2027 l’età pensionabile per la maggioranza dei lavoratori subirà un incremento di un mese, seguito da un ulteriore aumento di due mesi a partire dal 2028. In totale, quindi, l’innalzamento sarà di tre mesi rispetto ai requisiti attuali, ma verrà applicato con gradualità. Questa soluzione di compromesso nasce dall’esigenza di contenere i costi pubblici legati alla spesa previdenziale, stimati in circa 3 miliardi di euro nel caso di un blocco totale dell’aumento, e di rispondere alle richieste di una maggiore gradualità avanzate da sindacati e gruppi politici.
L’aumento riguarderà non solo la pensione di vecchiaia, ma tutte le prestazioni previdenziali collegate ai requisiti anagrafici, inclusa la pensione anticipata. Dal 2028, infatti, i requisiti contributivi per accedervi saranno fissati a 43 anni e un mese per gli uomini e 42 anni e un mese per le donne.
Lavori gravosi e usuranti: le categorie escluse dall’aumento
Un elemento cruciale della nuova normativa riguarda le categorie lavorative escluse dall’aumento dell’età pensionabile. Sono esclusi dall’incremento, almeno temporaneamente, i lavoratori impegnati in attività riconosciute come gravose o usuranti, così come definite dalla normativa vigente.
La legge distingue infatti tra lavori usuranti e lavori gravosi. I primi sono disciplinati dal decreto legislativo n. 67 del 2011 e comprendono, tra gli altri, i lavoratori notturni e gli addetti alla catena di montaggio. I lavori gravosi, invece, sono elencati nella legge n. 232/2016 e includono figure professionali quali facchini, addetti allo spostamento merci, operai edili, gruisti, infermieri e ostetriche che lavorano su turni. A questi si sono aggiunti con la manovra del 2018 anche operai agricoli e lavoratori marittimi.
Va sottolineato che l’elenco delle attività riconosciute come gravose o usuranti non è fisso ma viene aggiornato periodicamente per rispondere alle evoluzioni del mercato del lavoro e alle nuove conoscenze sui rischi collegati a specifiche mansioni. Questo aggiornamento è oggetto di continue richieste da parte dei sindacati, che chiedono una revisione e un ampliamento delle categorie tutelate. Ad esempio, il sindacato Anief si batte per includere nel novero anche il personale ATA e i docenti delle scuole secondarie, riflettendo la crescente consapevolezza delle difficoltà legate a determinate professioni.

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Alcuni lavoratori, come i vigili urbani, saranno soggetti all’incremento graduale dell’età pensionabile, in attesa di un possibile aggiornamento delle liste di lavori gravosi. Ciò solleva notevoli questioni circa la definizione delle mansioni gravose e la loro tutela previdenziale, soprattutto considerando che molte attività faticose e rischiose, come quelle del carpentiere o del vigile urbano, non rientrano attualmente nelle categorie esentate.
La questione è particolarmente delicata poiché il lavoro usurante o gravoso influisce significativamente sulla salute psicofisica dei lavoratori, che spesso si trovano a dover affrontare stress elevato e un maggiore rischio di infortuni. Il Governo, quindi, ha adottato una soluzione di equilibrio temporaneo tra la necessità di garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale e la tutela dei lavoratori più vulnerabili.
L’attenzione rimane alta anche per le richieste di revisione delle categorie interessate, con la prospettiva di ulteriori modifiche nei prossimi anni, che potrebbero estendere le esenzioni dall’innalzamento dell’età pensionabile a nuove figure professionali.
Il quadro normativo, quindi, si configura come un compromesso tra esigenze economiche e sociali, destinato a evolversi nel tempo in base all’andamento demografico, al mercato del lavoro e alle pressioni politiche e sindacali.
