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Peer pressure: il reattore open source per studiare la fusione fredda

Un fisico olandese ha presentato un progetto open source per condividere gli esperimenti nel campo delle reazioni LENR

Peer pressure: il reattore open source per studiare la fusione fredda

La fusione fredda continua a monopolizzare l’attenzione di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Tra queste, oltre ad appassionati di scienze ed ambientalisti, anche molti scienziati e gente del settore.

Spesso, quest’interesse, proprio perché diffusosi attraverso internet, oltrepassa i campi accademici tradizionali, per sfociare nelle forme di sharing tipiche della comunità hacker. In un certo senso, anche la raccolta fondi per acquistare un E-Cat rispecchia questa tendenza all’organizzazione dal basso di tipo libertario propria di Internet. Non parliamo poi del reattore a fusione fredda open source messo su da Chan, che già apriva all’idea di una condivisione della conoscenza che scavalcasse i desideri di segretezza a fini di lucro di Andrea Rossi.

Quel progetto, però, era sì orientato alla condivisione degli esperimenti e delle conoscenze, ma in maniera ancora troppo macchinosa. Quanto proposto dal fisico olandese Bastiaan Bergman è forse degno delle migliori intuizioni di Richard Stallman.

In pratica, l’idea è un prototipo di reattore/calorimetro base, non diverso dagli schemi già presentati da Rossi o dalla Defkalion e denominato Peer Pressure. Chiunque può ottenerlo/acquistarlo, ma al contrario del progetto di Chan, che dichiarava di essere già funzionante, quello di Bergman è solo un reattore per esperimenti. La novità consiste nell’essere collegato ad un server open source, permettendo la condivisione in rete dei risultati degli esperimenti.

Insomma, se l’idea avesse successo, avremmo una rete di reattori simili, dove ogni scienziato può monitorare ogni momento i risultati ottenuti dagli altri. In questo senso, non ce ne voglia Rossi, ma ci sentiamo di dire che oggi come oggi lo sharing resta la vera invenzione del secolo: mentre l’idea di segretezza industriale, di “brevetti” ci appare quantomeno criticabile e obsoleta.

Tornando al progetto di Bergman, vi rimandiamo alle pagine del suo sito… ricordandovi, però, che se non siete tecnici non sarebbe proprio il caso di improvvisare reattori nucleari a casa vostra.

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