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Oceani, riscaldamento record nel 2020

Oceani, surriscaldamento record nel 2020: il calore assorbito dai mari è pari a quello di 630 miliardi di asciugacapelli in funzione.

Oceani, riscaldamento record nel 2020

Fonte immagine: Unsplash

Le acque degli oceani si riscaldano a velocità sempre più allarmanti e, purtroppo, il 2020 ha segnato un record negativo. È quanto emerge dallo studio “Upper Ocean Temperatures Hit Record High in 2020”, pubblicato sulla rivista scientifica Advances in Atmospheric Sciences e rilanciata da ADNKronos. Allo studio hanno partecipato anche ricercatori italiani dell’INGV e dell’Enea.

Non è però tutto, poiché non solo il 2020 è stato da record sul fronte delle temperature, ma anche l’ultimo lustro è il più caldo mai registrato a livello mondiale.

Oceani e surriscaldamento

I ricercatori hanno evidenziato come, nel corso dell’ultimo anno, lo strato dell’oceano tra la superficie e i 2.000 metri di profondità abbia assorbito grandi quantità di calore. Circa 20 Zettajoule, pari a 630 miliardi di asciugacapelli accesi ininterrottamente per un anno intero.

Negli ultimi cinque anni le temperature delle acque sono cresciute quasi senza sosta, registrando nel 2016 e nel 2020 i valori più elevati. Quattro anni fa, tuttavia, il fenomeno risultava fisiologico per il passaggio de El Niño, noto per aumentare momentaneamente le temperature marine. Ciò non è invece accaduto nel corso del 2020.

Il surriscaldamento degli oceani può avere effetti preoccupanti per tutto il Pianeta. Primo fra tutti lo scioglimento dei ghiacci, tale da determinare un pericoloso aumento dei livelli di mari. Seguono quindi difficoltà di adattamento per molte specie marine, che rischiano così di scomparire, e lo sbiancamento delle barriere coralline, un patrimonio di biodiversità che non ha eguali in tutto il mondo. Così spiegano Enea e Ingv:

Pianeta e oceano più caldi determinano effetti sorprendenti e terribili come, ad esempio, gli incendi di vastissime dimensioni scoppiati in Australia, in parti della regione amazzonica e negli Stati Uniti occidentali. Tali fenomeni così estremi sono, purtroppo, destinati a divenire sempre più comuni nel futuro. Inoltre, oceani più caldi portano ad un riscaldamento maggiore dell’atmosfera e un’atmosfera più calda provoca piogge più intense, un numero maggiore di tempeste e uragani, per giunta di maggiore intensità, aumentando anche il rischio di inondazioni.

Simona Simoncelli, ricercatrice Ingv e co-autrice dello studio insieme a Franco Reseghetti dell’Enea, sottolinea come il riscaldamento globale abbia i maggiori effetti proprio sui mari:

Il 90% del calore del riscaldamento globale finisce negli oceani quindi in realtà il riscaldamento globale non è altro che il riscaldamento dell’oceano. Oceani più caldi influiscono notevolmente sulle condizioni meteorologiche locali, generando tempeste più potenti e favorendo l’innalzamento del livello del mare. I risultati della ricerca rappresentano un ulteriore chiaro dato che indica la necessità di agire al più presto per limitare gli effetti del cambiamento climatico in atto.

Tali cambiamenti climatici stanno colpendo anche il Mediterraneo, uno dei bacini che sta registrando il maggior surriscaldamento negli ultimi anni. È quindi necessario intervenire immediatamente con politiche che effettivamente permettano di contenere l’emissione di gas serra, nonché di altri inquinanti, per rallentare il processo in corso.

Fonte: ADNKronos

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