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Frane: cosa sono e le cause scatenanti del fenomeno

Le frase rappresentano di certo uno dei disastri ambientali più gravi e, purtroppo, anche fra i più frequenti. La caduta di enormi masse di roccia e terreno può modificare il profilo dei pendii e, purtroppo, coinvolgere anche strutture umane e intere zone abitate. Ma perché accadono le frane e, soprattutto, quale è l'impatto dell'uomo sulla probabilità che si verifichino? Disboscamento e cementificazione sono tra le ragioni che possono favorire gli smottamenti.

Frane: cosa sono e le cause scatenanti del fenomeno

Fonte immagine: Pixabay

Le frane rappresentano uno dei disastri naturali più drammatici e, purtroppo, anche frequenti. In pochi secondi sono in grado di mobilitare un’enorme massa di terreno e detriti, tale non solo da modificare il profilo di pendii e montagne, ma anche di sommergere tutto ciò che la frana incontra lungo il suo cammino.

Una furia che trascina con sé alberi, vegetazione e soprattutto strutture umane: strade, reti di fornitura elettrica, condutture del gas e case. Negli episodi più gravi, la caduta di massi e terreno è in grado di cancellare interi centri abitati: un dramma davvero incredibile. Ma cosa sono le frane e quali sono le cause scatenanti di questo fenomeno?

Come già anticipato, le frane rappresentano uno dei disastri naturali più frequenti. E non solo per cause naturali. Purtroppo, negli ultimi decenni questi fenomeni si sono moltiplicati per l’azione dell’uomo che, con la distruzione delle risorse naturali e l’urbanizzazione selvaggia, ha reso il territorio sempre più fragile.

Di seguito, tutte le informazioni utili.

Cosa sono le frane

Frana di montagna

Con il termine frane si indica un fenomeno geologico, di norma improvviso e violento, che si caratterizza per la caduta di terreno, rocce e altri detriti da profili montuosi e collinari. Per varie ragioni, tra cui la perdita di tenuta del terreno oppure intense precipitazioni, questi materiali si staccano dalla loro sede originaria e, per la forza di gravità, cadendo colpiscono tutto ciò che incontrano lungo il loro passaggio.

Come già anticipato, le frane si caratterizzano per la loro intensità e per la loro violenta forza distruttiva. A volte può bastare un ridotto smottamento, oppure la caduta di un masso di piccole dimensioni, per attivare una vera e propria reazione a catena.

Migliaia di tonnellate di terreno e massi si riversano così a valle in pochissimi secondi. Ancora, a volte le frane coinvolgono gli strati più superficiali del profilo montuoso, altre quelli più profondi. Nel secondo caso, si assiste a smottamenti particolarmente gravosi, poiché coinvolgono tutto il manto verde che caratterizza i profili montuosi, alberi compresi. In linea generale, una frana è composta da tre parti:

  • La nicchia di distacco, l’area da cui il crollo ha avuto origine;
  • L’alveo o pendio, la porzione del profilo montuoso che è stata coinvolta dalla caduta;
  • L’accumulo, la zona dove si deposita il materiale crollato.

Non si deve però pensare che le frane coinvolgano solo colline e montagne, poiché si verificano in una molteplicità di luoghi geologici diversi. Ad esempio, sono abbastanza frequenti lungo le coste marittime, con la caduta improvvisa di grandi porzioni di scogli. Ancora, si verificano anche in ambiente sottomarino, dove sono molto diffuse.

I tipi di frane più noti

Smottamento

Come facile intuire, esistono diversi tipi di frane, classificati a seconda della tipologia di caduta, della massa di terreno e rocce spostata e dei danni provocati sul territorio.

  • Frane di crollo: coinvolgono grandi masse rocciose su pareti molto ripide e scoscese. Il distacco di una parte di roccia genera solitamente un effetto a rimbalzo. I massi, colpendo la parete rocciosa del pendio durante la loro caduta, provocano il distacco di altra roccia, generando così una vera e propria reazione a catena;
  • Frane di scivolamento: si verificano quando lo strato più superficiale del pendio, quello caratterizzato da vegetazione e alberi, letteralmente scivola verso valle. Questo fenomeno accade quando gli strati più profondi del terreno non riescono più a sostenere il peso e l’attrito di quelli più superficiali. A livello visivo, è possibile notare distintamente lo spostamento delle masse coinvolte che, in modo molto rapido, scivolano sul pendio per poi infrangersi al suolo;
  • Frane da colamento: si verificano su terreni argillosi, fangosi o comunque molto ricchi d’acqua. Per effetto della forza di gravità, come del terreno molto viscoso, alcuni materiali, come rocce e detriti legnosi, colano verso il basso, in direzione della valle. Queste frane possono essere lente, quindi controllabili con adeguate opere di contenimento, oppure improvvise;
  • Smottamenti: sono frane molto superficiali, dovute perlopiù all’azione dell’acqua, che coinvolgono porzioni ridotte di pendio oppure quantità esigue di materiali rocciosi.

Come facile intuire, esistono anche altre tipologie di frane, come quelle a ribaltamento o, ancora, ad espansione laterale, i cui effetti sono molto simili a quelle già elencate. Nel primo caso, il processo è molto simile a una frana di crollo, nel secondo a una frana di colamento.

Le cause delle frane

Caduta massi

Ma come si forma una frana? Quali sono le cause di questo pericolo disastro ambientale? Non è sempre facile individuare le ragioni che hanno portato alla caduta di grandi masse di detriti al suolo, perché molto dipende dalla geografia tipica del territorio coinvolto che dalle condizioni dello stesso.

In linea generale, si identificano tre grandi gruppi:

  • Cause predisponenti: appartengono alle caratteristiche tipiche dell’ambiente in cui si è verificata la frana. Dipendono quindi dalla composizione del terreno, dal clima, dalle precipitazioni, dalle escursioni termiche, dalla presenza di corsi d’acqua sotterranei, dalla friabilità delle pareti rocciose e molto altro ancora;
  • Cause preparatrici: ragioni naturali e umane che possono rendere una frana più probabile, come un periodo di piogge estreme, il disboscamento, la costruzione di strutture umane in luoghi e altro ancora;
  • Cause provocatrici: tutte quelle azioni che, per la loro intensità, possono andare a provocare oppure a stimolare la caduta di grandi masse rocciose o di terreno. È il caso dei terremoti, ma anche di scavi erroneamente valutati, miniere per l’estrazione di metalli e minerali, piogge improvvise e durature, via dicendo.

Il ruolo dell’uomo nelle frane

Disboscamento

Come già segnalato in apertura, l’impatto dell’uomo sull’ambiente sta determinando frane sempre più frequenti. È quanto rivela uno studio condotto dalla Sheffield University, nel Regno Unito. I ricercatori hanno analizzato oltre 4.800 frane con esisti drammatici.

Come distruzioni di interi paesi e morte di più di 50.000 persone, nel periodo compreso tra il 2014 e il 2016. Dai dati, è emerso come per almeno 700 di questi eventi disastrosi si potesse ricostruire un’impronta umana.

Ma in che modo l’uomo influisce sulle frane, aumentandone la quantità nel tempo e la loro intensità?

  • Attività di disboscamento: gli alberi e la vegetazione dei pendii è fondamentale per ridurre il rischio di frane. Questo perché, con la loro profonda rete di radici, di fatto le piante aiutano ad ancorare masse, detriti e terriccio sul profilo del pendio. Ancora, gli alberi sono fondamentali per attutire la forza distruttrice dell’acqua, ad esempio durante i periodi di pioggia torrenziale;
  • Cementificazione: la costruzione di strutture umane a rischio, soprattutto quando abusiva, può favorire gravi disastri ambientali. Spesso si costruisce senza una valutazione attenta della qualità del terreno e della sua tenuta, magari lungo i bordi di pendii oppure scarpate. Il peso delle costruzioni, uniti a fattori ambientali come le piogge o l’accumulo di acqua, rendono il terreno più friabile e scivoloso;
  • Alterazione dei corsi d’acqua: non capita raramente che i corsi d’acqua vengano modificati per le necessità umane. La costruzione di canali per l’irrigazione, ma anche di condotti per alimentare le centrali idroelettriche, sono le eventualità più frequenti. Senza un’attenta pianificazione, tuttavia, si rischia di alterare la qualità del terreno che, diventando più secco e friabile, può favorire la caduta di massi e detriti;
  • Cambiamenti climatici: il peso dell’uomo è anche indiretto, poiché relativo ai cambiamenti climatici. Le attività umane inquinanti, con l’immissione in atmosfera di quantità sempre maggiori di gas serra, sta alterando il clima a livello mondiale. Vi sono quindi periodi particolarmente caldi e intensi, che minano la tenuta del terreno rendendolo più fragile. Altri invece caratterizzati dalle violente piogge, che il terreno stesso non riesce più ad assorbire. Ciò aumenta sensibilmente la probabilità di crolli pericolosi.

Monitoraggio e prevenzione delle frane

Contenimento frane

In Italia è previsto da tempo un sistema di monitoraggio dei siti a rischio frana, attivo su tutto il territorio nazionale e istituito sin dal 2008 dal Ministero delle Infrastrutture. Con l’aiuto di geologi, ricercatori, forze dell’ordine e le autorità locali, si controllano le condizioni di pendii e scarpate, per determinare la probabilità di una frana.

Tra gli aspetti presi in considerazione vi sono la qualità e la tenuta del terreno, la distribuzione della vegetazione, le caratteristiche idrogeologiche del sito. Inoltre, vengono utilizzati anche strumenti avanzati come sensori, per misurare anche le più piccole variazioni e le scosse telluriche, nonché il monitoraggio attivo tramite GPS.

La prevenzione è altrettanto importante e si basa, sostanzialmente, sul ripristino delle condizioni ideali affinché i profili e i pendii siano in grado di sorreggere terreno e massi, sia in superficie che in profondità. In generale, la prevenzione si attiva su due macro-fronti:

  • Il contenimento delle situazioni a rischio, ad esempio con l’installazione di apposite reti protettive;
  • Il ripristino del patrimonio naturale, ad esempio con la piantumazione di nuovi alberi. Le foreste, il più possibile variegate e ricche di biodiversità, rappresentano infatti la primissima arma contro le frane.

 

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