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Accordo raggiunto alla COP28: allontanamento gradualmente dai combustibili fossili

Accordo raggiunto alla COP28 sull'allontanamento graduale dai combustibili fossili: non è il risultato ideale, ma è una piccola vittoria.

Accordo raggiunto alla COP28: allontanamento gradualmente dai combustibili fossili

All’indomani della conclusione della COP28, dopo ore e ore di consultazioni e trattative, questa mattina i 197 Paesi più l’Unione Europea che hanno preso parte alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici hanno approvato l’ultima bozza dell’accordo presentata dal presidente della COP28, Ahmed Al Jaber, rivista rispetto a quella circolata lunedì dopo la rimozione del riferimento all’addio graduale ai combustibili fossili. Cosa prevede l’accordo raggiunto e quanto possiamo festeggiate per il risultato ottenuto in oltre 10 giorni di conferenze, colloqui e trattative?

Il risultato ideale, auspicato dai Paesi più colpiti dalla crisi climatica, dall’Unione Europea e dalla società civile impegnata per salvare il Pianeta, non si è concretizzato: il cosiddetto “phase out”, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili a cui si erano fermamente opposti i Paesi esportatori di petrolio riuniti nell’OPEC e i loro alleati, non è stato incluso nel testo finale, ma il compromesso che è stato raggiunto può comunque essere considerato un passo in avanti verso l’obiettivo ben noto, il raggiungimento delle emissioni zero nel 2050.

La buona notizia è che, per la prima volta, nel documento finale di una COP si menzionano in modo diretto i combustibili fossili. La notizia meno buona è che la formula scelta è ben più blanda rispetto al “phase out”: si parla infatti di “transitioning away”, allontanarsi gradualmente dall’utilizzo dei combustibili fossili come carbone, gas e petrolio “per la produzione di energia, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”.

Nel testo finale è stata confermata anche la richiesta di “triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare la media globale del tasso annuo di efficienza energetica entro il 2030“, accelerare gli sforzi globali verso la riduzione graduale dell’energia prodotta dal carbone unabated, vale a dire senza la tecnologia di cattura e stoccaggio, e “accelerare le tecnologie a zero e a basse emissioni, tra cui, tra l’altro, energie rinnovabili, nucleare, tecnologie di abbattimento e rimozione” delle emissioni.

Subito dopo l’approvazione dell’accordo è arrivata la reazione del Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che via Twitter si è rivolto direttamente ai Paesi che si sono opposti alla formula del “phase out”: “Che vi piaccia o meno, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile. Speriamo che non arrivi troppo tardi“.

Amaro anche il commento dell’Alleanza dei piccoli Stati insulari, che sperava in un risultato più incisivo:

L’Alleanza dei piccoli Stati insulari riconosce che, dal punto di vista procedurale, il testo riveduto del Global Stocktake è un miglioramento e riflette effettivamente un certo numero di proposte presentate da piccoli stati insulari in via di sviluppo. […] Riteniamo che il testo non fornisca il necessario equilibrio per rafforzare l’azione globale a favore della correzione di rotta sul cambiamento climatico. […] Il linguaggio è certamente un passo avanti, si parla di un allontanamento graduale dai combustibili fossili, ma dobbiamo notare che il testo non parla specificamente dell’eliminazione graduale dei combustibili fossili: vediamo un elenco di scappatoie in questo testo che rappresentano una grande preoccupazione per noi.

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