
La trasparenza nella notifica degli atti fiscali: cosa dice la Cassazione(fonte_Facebook:agenziadelleentrate)(www.greenstyle.it)
La Corte di Cassazione, ha riaffermato un principio fondamentale nel rapporto tra contribuente e Amministrazione finanziaria.
L’ordinanza n. 14990 del 4 giugno 2025 stabilisce infatti che le notifiche di atti impositivi rivolte a contribuenti dichiarati “irreperibili” sono nulle se non accompagnate da una dimostrazione concreta e dettagliata delle ricerche effettuate per reperire il destinatario. Questo orientamento impone un rigido controllo sull’operato dei notificatori dell’Agenzia delle Entrate e tutela il diritto alla difesa dei contribuenti.
La notifica di un atto impositivo rappresenta un momento cruciale nei rapporti tra Fisco e contribuente, poiché avvia il termine per l’impugnazione e quindi il diritto alla difesa. Secondo la Corte di Cassazione, la mera apposizione di diciture generiche come “sconosciuto” o “irreperibile” da parte del messo notificatore, senza una puntuale e diligente documentazione delle attività di ricerca svolte (quali verifiche anagrafiche o sopralluoghi), non è sufficiente a garantire la validità formale dell’atto notificato.
L’ordinanza n. 14990/2025 richiama espressamente l’articolo 60, comma 1, lettera e) del DPR 600/1973, che disciplina la procedura di notificazione semplificata agli irreperibili, imponendo che il notificante specifichi e certifichi le ricerche compiute per accertare l’irreperibilità del contribuente al suo domicilio fiscale. In assenza di tale prova, la notifica deve considerarsi nulla e priva di effetti fin dall’origine.
Il caso che ha fatto giurisprudenza: dalla Commissione Tributaria alla Cassazione
Il caso affrontato dalla Corte riguarda un contribuente destinatario di un avviso di accertamento relativo all’Irpef per l’anno 2006. Dopo che la Commissione Tributaria Provinciale aveva annullato l’atto per difetto di notifica, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, ritenendo valida la notifica eseguita tramite deposito presso la casa comunale nel Comune del domicilio fiscale, in base alla procedura prevista per l’irreperibilità assoluta. Tale valutazione aveva portato alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso per tardività.
Il contribuente ha quindi impugnato la decisione in Cassazione, sostenendo che l’Agenzia delle Entrate non aveva rispettato gli obblighi di legge relativi alla prova delle ricerche effettuate. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che la Commissione Tributaria Regionale aveva errato nel ritenere valida la notifica, poiché mancava ogni evidenza concreta dell’effettiva ricerca del contribuente da parte del messo notificatore.

La pronuncia della Cassazione impone un cambio di passo nell’attività di notificazione dell’Agenzia delle Entrate. Non è più sufficiente apporre una semplice firma su modelli precompilati o utilizzare diciture generiche per attestare l’irreperibilità del contribuente. Il notificatore deve compiere una specifica e documentata attività di ricerca, come la verifica presso gli uffici anagrafici o sopralluoghi presso il domicilio fiscale, e descrivere con precisione tali accertamenti nella relata di notifica.
Questa decisione tutela in modo efficace il diritto del contribuente a essere informato con chiarezza e trasparenza circa le ragioni e le modalità della notifica, garantendo così il corretto esercizio del diritto di difesa e la piena legalità dell’azione amministrativa. Inoltre, la sentenza della Cassazione si inserisce in una consolidata giurisprudenza, confermata da diverse pronunce nel 2024 e 2025, che sottolineano l’inammissibilità di notifiche fiscali basate su informazioni vaghe o incomplete.
Il principio espresso nella sentenza n. 14990/2025 ha portato alla cassazione della sentenza della Commissione Tributaria Regionale e al rinvio della controversia alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che dovrà riesaminare il caso alla luce dei criteri stabiliti dalla Suprema Corte.
L’operato della Corte di Cassazione conferma così il ruolo di garante della correttezza e uniformità nell’applicazione del diritto fiscale da parte degli enti pubblici, in particolare dell’Agenzia delle Entrate. La trasparenza e la precisione nelle notifiche sono elementi imprescindibili per assicurare la legittimità degli atti impositivi e salvaguardare i diritti dei contribuenti, evitando che questi ultimi siano privati ingiustamente della possibilità di difendersi.