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Rinnovabili, spunta il condono per gli impianti abusivi

Il decreto sviluppo potrebbe contenere una sanatoria per gli impianti rinnovabili realizzati senza autorizzazione, unanime la condanna delle associazioni

Rinnovabili, spunta il condono per gli impianti abusivi

Sembra non piacere proprio a nessuno, l’ipotesi di varare un condono per gli impianti a fonti rinnovabili costruiti senza la necessaria autorizzazione. Unanime il coro di proteste che si è levato dalle associazioni di settore dopo le indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi dal Corriere della Sera, secondo le quali la sanatoria potrebbe essere stata già inserita nel decreto sullo sviluppo in discussione a Palazzo Chigi in questi giorni.

Procediamo con ordine. La notizia è trapelata come una voce di corridoio: i tecnici del ministero delle Politiche Agricole avrebbero messo a punto un provvedimento dal titolo inequivocabile, “Condono in materia di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili”, destinato all’inserimento nel decreto sviluppo.

La sanatoria riguarderebbe non solo gli impianti “abusivi”, ma anche quelli la cui richiesta di autorizzazione è ormai prossima alla scadenza. Secondo l’AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas), in ballo ci sono circa 22mila installazioni, per una potenza elettrica complessiva di oltre 150mila megawatt di picco. Cifre enormi, considerando che il fabbisogno energetico nazionale non ha mai superato i 56mila megawatt.

A godere del condono, comunque, sarebbero per lo più piccoli impianti fotovoltaici a terra realizzati in tempi rapidi e con investimenti contenuti. Si tratterebbe, in altri termini, dell’esercito di pannelli installati in fretta e furia ogni volta che negli ultimi anni è stato annunciato un ritocco al ribasso degli incentivi per il fotovoltaico. Secondo le indiscrezioni, per ora né smentite né confermate dal Governo, la sanatoria potrebbe prevedere il pagamento di una quota di 10 euro per ogni kilowatt di potenza da condonare.

Le voci di un possibile “colpo di spugna” sulle rinnovabili abusive hanno suscitato reazioni immediate da parte delle associazioni di categoria, unite nella condanna di un provvedimento che giudicano “un favore ai furbetti”. A cominciare da Assosolare, che ha chiesto un immediato passo indietro del Governo, domandandosi come sia possibile “condonare le illegalità, soprattutto in un comparto come quello delle rinnovabili, che avrebbe tanto bisogno di politiche di sviluppo a medio e lungo termine a oggi assenti e non invece di scorciatoie che fanno male al settore e al Paese”.

Durissimo anche il commento di Legambiente che, per bocca del suo presidente Vittorio Cogliati Dezza, ha definito quella della sanatoria “una proposta scandalosa e insopportabile” utile soltanto a favorire “furbetti e malfattori”.

Questo provvedimento – ha aggiunto il presidente di Legambiente – sarebbe dannosissimo per il nostro Paese, perché oltre a favorire chi ha realizzato impianti fotovoltaici, soprattutto a terra, in modo illegale e irregolare, in aree agricole e di pregio ambientale, sanerebbe reati edilizi, paesaggistici e ambientali in cambio di una semplice oblazione.

Per questo l’associazione si è appellata ai ministri dell’Ambiente e dei Beni culturali, affinché vigilino e intervengano per scongiurare quello che non esita a bollare come un “atto scandaloso”. Non fa sconti neanche Asso Energie Future, preoccupata del danno di immagine dinanzi agli investitori stranieri:

Che credibilità può avere di fronte agli investitori internazionali – si chiede il presidente Massimo Daniele Sapienza – un esecutivo che prima introduce norme, punitive e retroattive, che ostacolano lo sviluppo delle rinnovabili, e poi fa balenare soluzioni pasticciate che finirebbero solo per ritorcersi contro il settore?

Il paradosso, secondo l’associazione, è che la sanatoria sia presa in considerazione dallo stesso Governo che per mesi ha prodotto: “strumentali proclami in difesa dell’agricoltura e del paesaggio, sfociati in una legge dannosa come il decreto Romani”. Asso Energie Future teme che il condono getti nuovo scompiglio in un settore ancora alla ricerca di regole certe e stabili nel tempo:

Non si possono cambiare le legislazioni nazionali ogni pochi mesi – aggiunge Sapienza – Non si può paventare un quinto Conto energia quando ancora non si sono spente le polemiche per il quarto.

Si è unita alla condanna anche ANIE Confindustria, secondo cui “l’industria delle rinnovabili, che sta assumendo un peso importante nelle dinamiche energetiche del nostro Paese, chiede regole certe e non passibili di mutamenti a seguito di interventi estemporanei. In Salento, intanto, un gruppo di associazioni ambientaliste ha scritto una lettera aperta al Governo per chiedere un immediato dietrofront. Basteranno tutte queste proteste per convincere l’esecutivo della necessità di un passo indietro?

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