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Plastica, UE: progetto MedSeaLitter aiuterà a proteggere il mare

Presentati oggi a Roma i risultati ottenuti dall’UE all’interno del progetto MedSeaLitter. I dati raccolti sono stati presentati in occasione di una giornata/evento dedicata all’iniziativa, finanziata dall’Unione Europea con oltre 2 milioni di euro e realizzata grazie a una rete di collaborazione tra Aree Marine Protette. Progetto reso possibile anche grazie al supporto offerto da […]

Plastica, UE: progetto MedSeaLitter aiuterà a proteggere il mare

Presentati oggi a Roma i risultati ottenuti dall’UE all’interno del progetto MedSeaLitter. I dati raccolti sono stati presentati in occasione di una giornata/evento dedicata all’iniziativa, finanziata dall’Unione Europea con oltre 2 milioni di euro e realizzata grazie a una rete di collaborazione tra Aree Marine Protette. Progetto reso possibile anche grazie al supporto offerto da parte di associazioni ambientaliste, istituti di ricerca e università di 4 Paesi UE (Italia, Spagna, Francia e Grecia).

Durante le attività del progetto MedSeaLitter è stato sviluppato un protocollo condiviso per quanto riguarda il monitoraggio dei rifiuti marini e gli effetti di questi ultimi sugli equilibri del Mar Mediterraneo. Gli esperti hanno utilizzato differenti tipologie di mezzi in funzione dei tratti costieri o di mare interessati. Degli oltre 20mila km di transetti di mare percorsi circa 1.600 hanno visto gli studiosi a bordo di piccole o medie imbarcazioni, mentre poco meno di 19mila sono stati navigati con grandi imbarcazioni di tipo traghetto. Monitorati 6.500 oggetti galleggianti: naturali (tra il 13 e il 25%) e rifiuti dovuti ad attività umane (tra il 75 e l’87%); di questi ultimi tra l’80 e il 90% è composto da plastica, mentre il resto da carta (circa 3%), vetro, metallo e tessuti.

I monitoraggi sono stati eseguiti tra febbraio 2017 e dicembre 2018, in tratti del Mediterraneo tra i quali Canale di Sardegna e Sicilia, transetti transfrontalieri nel Mar Ligure, Tirreno, Mar di Sardegna-Baleari, Adriatico e Ionio, ma anche costa spagnola e Golfo del Leone. Monitorati inoltre più di 23.500 km di superficie marina in alto mare a bordo di traghetti, registrando la presenza di 4.859 rifiuti con dimensioni maggiori di 20 cm e una densità media variabile da 1 a 10 rifiuti ogni km2 percorso (circa 2.088).

Per quanto riguarda i tratti costieri si è proceduto con imbarcazioni di minore grandezza per individuare anche i rifiuti di minori dimensioni. Sono stati 1.415 gli oggetti (con dimensione maggiore di 2,5 cm) avvistati lungo gli oltre 1.600 km di costa percorsi, a fronte di una densità pari a 600 oggetti/km2 di mare. Monitorata anche la foce del Tevere, dove sono stati osservati 1.442 oggetti, in media tra i 76 e i 95 oggetti all’ora: l’85% di dimensioni comprese tra 2,5 e 20 cm, gli altri di grandezza superiore.

In generale sono risultati più frequenti quei rifiuti collegati alla pesca o ai generi alimentari: cassette di polistirolo (23%), bottiglie di plastica (16%), frammenti di oggetti non riconoscibili (15%), buste di plastica (13%), frammenti di polistirolo (11%). Ha dichiarato Patrizio Scarpellini, direttore del Parco Nazionale delle Cinque Terre:

Oltre 260 specie, tra cui invertebrati, tartarughe, pesci e mammiferi marini sono direttamente o indirettamente colpiti dal fenomeno; alcuni rimangono impigliati, altri ancora li ingeriscono, con conseguente disfunzione del movimento e dell’efficienza riproduttiva, lacerazioni, ulcere e morte. Il problema dei rifiuti marini e in particolare la frazione plastica, è un fenomeno che ha effetti devastanti non solo sulla biodiversità, ma anche sulla qualità delle acque e degli interi sistemi territoriali. Nel nostro parco la sinergia con i fruitori del mare è obbiettivo condiviso… il battello spazzamare, i libretti su cui si segnalano le “catture” e le presenze plastiche, l’informazione e la tutela, la formazione per i ragazzi e gli adulti.

All’interno del progetto MedSeaLitter anche metodologie per lo studio dei contenuti stomacali degli animali soccorsi presso i centri di recupero per tartarughe marine, al fine di verificare l’eventuale presenza di microplastiche. Strumenti che vengono ora messi a disposizione delle Aree Marine Protette coinvolte. Uno studio che ha coinvolto oltre 130 esemplari di Caretta Caretta già decedute e recuperate grazie alle reti di spiaggiamento in Italia, Spagna, Francia e Grecia tra il 2017 e il 2018. Come indicatore per il monitoraggio relativo alle microparticelle ingerite dai pesci è stato utilizzato come riferimento il Boga (Boops boops). Ha sottolineato Beatrice Covassi, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea:

L’Unione Europea è fortemente impegnata nella tutela dell’ambiente ed è in prima linea nella lotta globale contro i rifiuti marini. Oltre alla definizione di politiche e provvedimenti normativi, come il piano d’azione per l’economia circolare e la direttiva sulla plastica monouso, l’UE sostiene finanziariamente progetti e tecnologie che contribuiscono a salvaguardare gli ecosistemi.

In quest’ottica MedSeaLitter rappresenta un progetto molto importante: auspichiamo che il protocollo sviluppato venga adottato dal maggior numero possibile di Aree Marine Protette, in modo da definire modalità di gestione uniformi dei rifiuti marini per limitarne l’impatto ambientale.

Un lavoro di ricerca che ha portato i risultati sperati, sottolineano le autorità comunitarie in una nota stampa, concludendo che:

Per poter conoscere nei dettagli il fenomeno, le fonti di origine, la distribuzione ed il rischio di esposizione del biota (in particolare i cetacei e tartarughe presenti all’interno della Direttiva Habitat per i quali la plastica galleggiante è considerata una minaccia per la loro conservazione) il programma INTERREG MED ha finanziato il progetto Medsealitter che aveva come scopo principale lo sviluppo e la validazione di un protocollo di monitoraggio del marine litter e dei sui potenziali effetti sulle specie animali marine protette.

Il poter utilizzare un protocollo unico di semplice applicazione ma validato scientificamente, permette di paragonare nel tempo e nello spazio l’evoluzione del fenomeno, e quindi di valutare tempestivamente ed efficacemente i risultati delle misure messe in atto per la riduzione delle plastiche a mare.

E il progetto ha portato ai risultati sperati: la metodologia individuata per il monitoraggio dei rifiuti galleggianti andrà ad aggiornare le linee guida europee per i monitoraggi previsti dalla Marine Strategy, mentre in Italia il protocollo MedSeaLitter verrà utilizzato dalle agenzie regionali per i monitoraggi previsti in attuazione della Direttiva.

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