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Flatulenze: formazione, utilità e perché non trattenerle

Le flatulenze sono una conseguenza naturale della digestione: ecco formazione, utilità per l'intestino e perché non trattenerle.

Flatulenze: formazione, utilità e perché non trattenerle

Fonte immagine: Siphotography via iStock

Rappresentano di certo una delle conseguenze più imbarazzanti del processo digestivo, eppure le flatulenze sono necessarie, nonché del tutto fisiologiche, per il corretto funzionamento dell’intestino. Poiché accompagnata da un olezzo tutt’altro che piacevole, e spesso anche da un improvviso rumore, l’emissione di gas intestinale genera sempre disagio, soprattutto quando non ci si trova nell’intimità della toilette o della propria abitazione. Ma quali sono i processi che portano alla formazione delle flatulenze, quale l’utilità e, soprattutto, perché è sconsigliato trattenerle?

Naturalmente, questo approfondimento fa riferimento a condizioni normali di produzione di gas intestinali. In caso il disturbo fosse troppo frequente, riducesse la qualità della vita o provocasse sintomi come dolore addominale, gonfiore, ridotto assorbimento del cibo e molto altro ancora, è necessario rivolgersi al medico per intraprendere il percorso di cura più adeguato.

Flatulenze: come si formano?

Fegato intestino

Per flatulenza – spesso identificata semplicemente come peto – si intende l’emissione di una miscela di gas dagli sfinteri anali, come conseguenza al processo digestivo. Si tratta di un fenomeno che coinvolge la quasi totalità dei mammiferi e si caratterizza, oltre che per un odore poco piacevole, anche per un caratteristico suono.

Così come già accennato, le flatulenze sono caratterizzate da una miscela di gas, tra cui ossigeno, azoto, metano, idrogeno, anidride carbonica e molti altri. La formazione di tale gas deriva innanzitutto dall’ingestione di aria, sia con l’alimentazione che parlando, nonché dai processi di decomposizione e assorbimento dei cibi a opera dei batteri e dei lieviti a livello di intestino crasso. La miscela, transitando lungo il colon, viene quindi spinta verso l’ano, dove fuoriesce con una certa irruenza. L’olezzo tipico è perlopiù determinato da particelle aerosolizzate di feci, sempre presenti nell’intestino. Tra i maggiori responsabili dell’odore sgradevole vi sono anche l’acido butirrico, l’acido solfidrico e il solfato di carbonile. A influire sull’intensità e le ripetizioni possono contribuire l’alimentazione – un eccesso di cibi fermentanti, come ad esempio i legumi, favorisce la produzione di gas – nonché vizi come l’alcol e il fumo, ma anche patologie transitorie o croniche che possono influire sulle normali attività dell’intestino.

Diversi studi hanno anche analizzato l’origine del tipico rumore: a quanto sembra, premendo sullo sfintere i gas determinano un’alternanza rapidissima della pressione sulle pareti elastiche dell’ano, causandone velocissime costrizioni e dilatazioni nell’arco di pochi frammenti di secondo. Questa vibrazione, associata alla fuoriuscita del gas, determina il suono su frequenze dell’ordine delle decine di hertz.

Gli esseri umani producono quotidianamente dagli 0.5 agli 1.5 litri di gas, corrispondenti a circa 10-25 flatulenze. La maggiore manifestazione avviene dopo qualche ora dal pasto, verso il termine della digestione, sebbene la gran parte dell’aria in eccesso venga eliminata di notte durante il sonno, quando la muscolatura liscia dell’intestino e meno attiva e capace di favorire una più blanda fuoriuscita.

Flatulenze: utilità e perché non trattenerle

Pancia

Così come già visto, la produzione di gas a livello intestinale è un fatto del tutto fisiologico: i batteri, nel loro processo di decomposizione e assorbimento dei cibi, creano questo prodotto di scarto. Sebbene le flatulenze possano di primo acchito sembrare superflue, e oltretutto imbarazzanti, hanno però una loro utilità: i gas intestinali hanno infatti un ruolo sul transito intestinale, aiutando la muscolatura liscia e la peristalsi a trasportare i cibi digeriti per tutta la lunghezza del colon. Non ultimo, vi è anche un’utilità indiretta: ripetizioni troppo frequenti, oppure odori eccessivamente anomali, sono uno dei primissimi sintomi di problematiche più serie. Ad esempio, le flatulenze possono essere un indispensabile campanello d’allarme per le intolleranze alimentari.

Nonostante la buona educazione imponga di non emettere gas sgraditi in pubblico, trattenendo con la muscolatura volontaria l’emissione finché non si trova un luogo intimo e riservato, recenti studi hanno dimostrato come questo comportamento possa essere addirittura dannoso. Esperti dell’Università di Newcastle, infatti, hanno sottolineato come la mancata espulsione dei gas aumenti la pressione sulle pareti intestinali e sull’ano, determinando nel lungo periodo malassorbimento, diverticolite, ragadi, emorroidi e molto altro ancora.

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