Greenstyle Sostenibilità Che cosa vuol dire Fairtrade e cosa sapere sulla certificazione

Che cosa vuol dire Fairtrade e cosa sapere sulla certificazione

Il commercio equo e solidale esige una certificazione Fairtrade che lo possa identificare in modo corretto. Ma esiste ancora confusione sul reale significato di questa dicitura e sui criteri per definire i prodotti della categoria. Tra l'altro ci sono diverse etichette che fanno riferimento a beni di questo tipo, ma alcune sono visibili solo in alcuni mercati e in determinate nazioni.

Che cosa vuol dire Fairtrade e cosa sapere sulla certificazione

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L’etichetta Fairtrade oggi è associata a prodotti contrassegnati come provenienti da lavoro etico e pagato il giusto. Ma cosa sapere riguardo alla certificazione e qual è la storia dietro al marchio? Il movimento del commercio equo e solidale nasce tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, tra Europa e Stati Uniti, grazie al turismo internazionale.

In poche parole, i viaggiatori americani ed europei, soprattutto olandesi, iniziarono a scegliere mete diverse rispetto a quelle classiche, optando per realtà meno industrializzate. Ma qui si resero conto di quanto artigiani e agricoltori locali fossero spesso in difficoltà a coprire i costi del proprio lavoro e qualcuno propose di cambiare le cose.

L’obiettivo, almeno sulla carta, era quello di avviare un’attività commerciale rivendendo i prodotti nelle proprie patrie a prezzo più alto. Ma non con l’idea di sfruttare, bensì di ripagare in modo più equo gli artigiani. Se e quanti lo abbiano fatto davvero non è dato saperlo, ma quello che sappiamo è invece la data di nascita dell’ideale Fair Trade.

Di decadi ne dovranno passare ancora prima che si inizi a parlare invece di una certificazione reale di prodotti da commercio equo e solidale. Di fatti, bisogna aspettare gli anni Novanta prima che si vedano i loghi di Fairtrade International, o FLO e del Fair Trade USA, che hanno fatto da pionieri.

Certificazione Fair Trade
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Le origini del marchio Fairtrade International

Il movimento legato al commercio equo e solidale, come accennato, ha visto come protagonisti indiscussi Stati Uniti e Paesi Bassi. È qui, nel 1988, che nasce la Max Havelaar International, poi diventata nel 1997 Fairtrade International, grazie ad un gruppo di attivisti olandesi preoccupati per le ingiustizie nel commercio internazionale.

Il primo nome dell’organizzazione si ispirava al romanzo Max Havelaar: Or the Coffee Auctions of the Dutch Trading Company di Multatuli, che denunciava le ingiustizie subite dai contadini nelle colonie olandesi. Ma, come accennato, nel ’97 ha scelto di cambiare titolo, riflettendo la sua nuova portata mondiale.

Se vogliamo sapere quale sia stato primo prodotto certificato Fairtrade, la risposta è il caffè, ma nel corso degli anni il marchio si è esteso ad altri beni come il tè, il cacao, lo zucchero. Oggi è uno dei principali movimenti nel campo del commercio equo e solidale, con un impatto significativo sulla vita dei produttori nei paesi in via di sviluppo.

Fairtrade opera attraverso la certificazione di prodotti e marchi commerciali, garantendo che ogni passaggio di produzione e vendita avvengano in conformità con gli standard del mercato solidale. L’organizzazione si impegna a garantire prezzi equi e condizioni di lavoro dignitose per i produttori agricoli e i braccianti.

Il Fair Trade USA

Se in Europa tutto è nato dai Paesi Bassi, in America il movimento Fair Trade ha ruotato attorno alla figura di Paul Rice, texano illuminato. Con una laurea in scienze politiche ed economia a Yale nel 1983, il giovane Rice si accosta al problema della fame e della povertà globali. E il suo interesse per questi temi cresce dopo il decennio passato in Nicaragua, dove lavora con gli agricoltori locali.

Al suo ritorno negli Stati Uniti, Rice aveva già all’attivo la fondazione della PRODECOOP, una cooperativa di esportazione di caffè biologico nicaraguense da commercio equo e solidale. Alla fine del 1998, dopo aver acquisito maggiori competenze all’estero nel campo dell’agricoltura sostenibile e delle imprese cooperative, fonda una start up, la TransFair USA, poi Fair Trade USA, lanciando l’etichetta Fair Trade Certified.

I primi contatti erano con aziende di caffè orientate verso la filiera equa, ma dalla nascita della certificazione e nel giro di pochi anni, Rice ha potuto ampliare la lista, includendo prodotti freschi, spezie e cotone. Si stima che, ad oggi, l’organizzazione abbia generato più di un miliardo di dollari aggiuntivo per contadini e braccianti di 51 paesi.

Il marchio Fair Trade USA fino al 2011 era aderente al Fairtrade Label Organization, o Faitrade International, ma ha preferito allontanarsi per diversità di vedute. Il sistema di etichettatura di FLO punta infatti sul sostegno alle piccole cooperative, mentre per Rice ci si doveva rivolgere anche a realtà alternative, come i piccoli proprietari terrieri indipendenti.

Certificazione Fair Trade
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Cosa certifica l’etichetta del commercio equo e solidale

Di etichette di certificazione Fair Trade ce ne sono diverse, ciascuna con i propri criteri ed i propri standard per identificare un prodotto. Ma alcuni requisiti li si può considerare universali per tutte le organizzazioni. Sia che certifichino caffè, zucchero, frutta e beni alimentari, sia che invece si occupino di cotone o prodotti di artigianato.

Se sugli scaffali di un negozio o di un supermercato troviamo un bene contrassegnato da uno dei loghi del commercio equo e solidale, ci sono delle garanzie su cui possiamo fare affidamento. In questo modo sapremo che l’oggetto o il cibo acquistato rispondono ad alcune caratteristiche.

  • Prezzi equi – i produttori ricevono un prezzo minimo garantito per i loro prodotti, che copre i costi di produzione sostenibile e garantisce un giusto reddito
  • Condizioni di lavoro dignitose – ai lavoratori agricoli sono garantiti salari dignitosi e condizioni di lavoro sicure e umane
  • Sviluppo comunitario – una parte del prezzo del prodotto è destinata a progetti di sviluppo comunitario, come l’istruzione, la sanità, le infrastrutture locali
  • Sostenibilità ambientale – almeno per quanto riguarda il sistema Fairtrade, il prodotto certificato promuove pratiche agricole sostenibili e rispettose dell’ambiente
  • Tracciabilità e trasparenza – le organizzazione del commercio equo e solidale si impegnano a garantire la tracciabilità dei prodotti e la trasparenza lungo tutta la catena di approvvigionamento.

 

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