Greenstyle Ambiente Agricoltura rigenerativa: cos’è ed i benefici per l’ambiente

Agricoltura rigenerativa: cos’è ed i benefici per l’ambiente

L'agricoltura rigenerativa è una disciplina che mira a rendere i terreni più fertili, nel pieno rispetto della sostenibilità. Nata per risanare i suoli dalle eccessive pratiche industriali, aiuta a ridurre le emissioni e ripristinare la salute del suolo, riducendo l'erosione e proteggendo acqua e biodiversità.

Agricoltura rigenerativa: cos’è ed i benefici per l’ambiente

Negli ultimi tempi si parla sempre più spesso di agricoltura rigenerativa, un nuovo modello di coltivazione non solo capace di adattarsi in modo più efficace ai cambiamenti climatici, ma anche di prevenirli riducendo l’impatto ambientale delle pratiche agricole.

Sebbene abbia raccolto un grande interesse di recente, in realtà di agricoltura rigenerativa si parla sin dagli anni ’70 del secolo scorso, ma nel dettaglio cosa si intende per agricoltura rigenerativa e, soprattutto, quali sono i suoi vantaggi sia in termini ambientali che di raccolti?

Con la minaccia dei cambiamenti climatici ormai sempre più pressante e la necessità di rivedere tutte le nostre abitudini di vita per evitare un aumento delle temperature eccessivo e in grado di portare a terribili conseguenze ambientali, anche l’agricoltura deve essere completamente ripensata.

Oggi non tutti i modelli di coltivazione sono infatti sostenibili, se si considera come la maggior parte dei campi coltivati sia rappresentata da monocolture e da un depauperamento sempre più veloce del terreno.

Proprio per questa ragione, nel corso degli ultimi decenni sono emersi svariati altri paradigmi, dall’agricoltura biologica a quella idroponica. L’agricoltura rigenerativa si inserisce proprio in questo percorso: di seguito, tutti i dettagli di questa affascinante pratica.

Cosa è l’agricoltura rigenerativa

Agricoltura
Fonte: Photo by rawpixel on Unsplash

Quella che oggi chiamiamo come agricoltura rigenerativa non è altro che l’esito di un percorso cominciato negli anni ’70 del secolo scorso, così come già accennato in apertura.

Si tratta infatti della somma, o per meglio dire della sintesi, delle esperienze maturate in diversi tipi di agricoltura più noti al grande pubblico: fra questi sicuramente l’insieme delle discipline per la coltivazione biologica, ma anche il concetto di permacultura sviluppato proprio a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 del 1900.

Fornire una definizione univoca non è semplice, ma si può parlare di agricoltura rigenerativa come un modello di coltivazione che si propone non solo lo scopo di produrre ortaggi e verdura per il sostentamento umano, ma anche di preservare i terreni, evitando di depauperare le loro sostanze nutritive, per incentivare un circolo virtuoso di sostenibilità.

L’agricoltura rigenerativa, così come suggerisce il nome, si pone infatti l’obiettivo di arricchire i terreni e gli ecosistemi in cui è inserita, il tutto riducendo al minimo l’impatto ambientale delle coltivazioni e l’emissione di gas climalteranti.

In altre parole, le pratiche di agricoltura rigenerativa mirano a:

  • Evitare il depauperamento del suolo;
  • Arricchire il suolo di elementi nutritivi a ogni singola coltivazione, affinché a fine raccolto il suolo non sia impoverito bensì addirittura più fertile;
  • Favorire un ecosistema simbiotico, tra natura e aree coltivate;
  • Ridurre sprechi, emissioni di CO2 e altri rifiuti derivanti dalle pratiche agricole;
  • Rispettare i ritmi naturali del Pianeta, puntando sulla stagionalità;
  • Aumentare le difese naturali dei raccolti, senza il ricorso a pesticidi di sintesi oppure fertilizzanti di origine chimica;
  • Produrre solo quanto serve, per evitare così pericolosi sprechi o il consumo indebito di suolo.

Quali sono i principi dell’agricoltura rigenerativa

Coccinella nell'orto

L’agricoltura rigenerativa si basa su diversi principi, già sintetizzati nel precedente paragrafo ma diventati una vera e propria disciplina sempre negli anni ’70 del secolo scorso. Tant’è che si parla più propriamente di “AOR”, “Agricoltura Organica Rigenerativa”, su iniziativa della Regenerative Agriculture Association, fondata negli anni ’80 dal Rodale Institute.

Secondo la disciplina, ci sono alcuni elementi che un sistema di coltivazione deve rispettare per poter essere considerato agricoltura rigenerativa a tutti gli effetti. Si hanno così quattro modi di “rigenerare” le pratiche di coltivazione:

  • Rigenerare il suolo, scegliendo un mix di coltivazioni che possa aumentare i principi nutritivi nel terreno anziché depauperarli. Al termine di ogni ciclo di coltivazione, il terreno dovrà essere naturalmente più fertile rispetto a come lo si è trovato;
  • Rigenerare gli ecosistemi, con pratiche agricole che entrino in simbiosi con la natura circostante, che permettano l’integrazione nell’area naturale di fauna e flora locale, aumentando la biodiversità a livello di micro e di macro-organismi;
  • Rigenerare le relazioni fra gli esseri viventi, affinché si venga a creare un circolo virtuoso dove l’agricoltura è benefica all’uomo e alla società in cui è inserito, sia dal punto di vista sociale che economico, nonché alle altre forme di vita animali e vegetali che ne fanno parte;
  • Rigenerare la conoscenza, con un’attività di informazione e circolazione del sapere, affinché sempre più persone ed ecosistemi possano approfittare dei vantaggi di questa forma di agricoltura.

I vantaggi dell’agricoltura rigenerativa

Agricoltura
Fonte: Pixabay

Come più volte accennato, l’agricoltura rigenerativa è stata affinata nel tempo, grazie a oltre quarant’anni di lavoro sul campo e il recupero dell’esperienza già acquisita da altre discipline, come ad esempio l’agricoltura biologica.

Ed è proprio questa esperienza sul campo che ha permesso di testimoniare e certificare i vantaggi che questa modalità di coltivazione garantisce sia all’uomo che al Pianeta:

  • I terreni sono più fertili. Proprio poiché l’agricoltura rigenerativa mira a lasciare il suolo più ricco di come lo si è trovato, abbinando in modo sapiente le coltivazioni, le sostanze nutritive presenti nel terreno aumentano di anno in anno;
  • I terreni sono meno inquinati. Dato che questa disciplina non si avvale di concimi di origine chimica né di pesticidi di sintesi, i livelli di contaminazione del suolo sono davvero ridotti, se non del tutto assenti;
  • Si emette meno CO2. Poiché le pratiche dell’agricoltura rigenerativa si basano sui ritmi naturali della natura, e sulla preservazione degli ecosistemi, gran parte dell’anidride carbonica prodotta per la coltivazione viene adeguatamente compensata;
  • Si consuma meno acqua. Sempre per il fatto che questa disciplina si basa sul rispetto delle specificità naturali degli ecosistemi, abbina colture che diventano fra loro simbiotiche, anche le richieste d’acqua necessarie alla coltivazione si riducono;
  • Si riduce l’erosione del suolo. Infine, poiché i terreni vedono coltivazioni diverse, all’interno di un ecosistema locale preservato, la vita nel sottosuolo è ricca. Radici, bulbi, microorganismi sono fondamentali per evitare il fenomeno dell’erosione, anche causa di gravi catastrofi ambientali.

Come funziona l’agricoltura rigenerativa

Terreno e suolo
Fonte: Pexels

Passando dalla teoria alla pratica, come funziona l’agricoltura rigenerativa? In che modo si può ottenere un sistema di coltivazione che arricchisce il terreno, anziché depauperarlo? E come si riducono le emissioni e, al contempo, gli sprechi d’acqua?

Questa disciplina si avvale di moltissime tecniche rodate, provenienti anche da esperienze precedenti e dall’agricoltura tradizionale. Fra le più note, si elencano:

  • Terreno sempre coltivato: l’agricoltura rigenerativa stimola l’attività del terreno in tutte le stagioni, così come avviene in natura, dove in ogni periodo dell’anno vi sono sempre delle varietà a crescita spontanea. Questo si realizza, ad esempio, piantando siepi, piante ornamentali e cespugli quando la porzione del terreno non è dedicata agli ortaggi, rispettando sempre le specificità locali del luogo;
  • Rotazione delle colture: si tratta di una pratica essenziale per mantenere la fertilità del terreno, poiché ogni varietà coltivata consuma principi nutritivi in modo diverso e, allo stesso tempo, aggiunge elementi indispensabili allo stesso suolo. Le monocolture sono quindi vietate, poiché non fanno altro che impoverire il terreno;
  • Crescita naturale: nell’agricoltura rigenerativa, infine, l’intervento umano è decisamente ridotto, per evitare che possa influenzare i ritmi di crescita naturali delle piante. Difficilmente si procederà con l’aratura del suolo, ad esempio, poiché ogni sollecitazione meccanica potrebbe alterare il delicato equilibrio del terreno;
  • Riutilizzo: tutte le risorse utilizzate in agricoltura biologica vengono riutilizzate quando possibile. Ad esempio, le vecchie coltivazioni vengono interrate per arricchire la fertilità del terreno. Ancora, si recuperano letami e concimi organici dagli allevamenti disponibili sul territorio, mentre per l’irrigazione si usa solo l’acqua proveniente dalle precipitazioni.

 

Fonti

Seguici anche sui canali social