Scimmie

Le scimmie sono i parenti più stretti dell’uomo dal punto di vista evoluzionistico. E con l’uomo hanno in comune moltissimi tratti, fisici ma soprattutto comportamentali e caratteriali, come tanti studi sui primati, di cui fanno parte, hanno dimostrato.

Le scimmie sono intelligenti, provano emozioni, vivono in comunità basate su regole e gerarchie sociali, sanno usare strumenti primordiali ma possono anche imparare a utilizzare il telefono e a comunicare in Lingua dei Segni.

Nel nostro articolo, scopri tutto quello che c’è da sapere su questi antenati dell’uomo, dalla classificazione alle caratteristiche delle diverse specie, da dove vivono a cosa mangiano le scimmie fino al rischio di estinzione che compromette sempre di più la loro sopravvivenza.

Cosa sono

Le scimmie fanno parte della classe tassonomica dei Primati e si suddividono in due grandi gruppi, le scimmie del Vecchio Mondo (Catarrine) e le scimmie del Nuovo Mondo (Platirrine). Nel mondo esistono oltre 250 specie di scimmie, diverse per dimensioni, per caratteristiche, per area geografica, per habitat in cui vivono e per somiglianza con gli essere umani.

Classificazione delle scimmie

Più in dettaglio, secondo la moderna classificazione, le scimmie, nome scientifico Simiiformes, sono un infraordine del sottordine degli Haplorrhini, che insieme all’infraordine degli Strepsirrhini (a cui appartengono, per esempio, i Lemuri, o scimmie del Madagascar) compongono l’ordine dei Primati.

L’infraordine delle scimmie si suddivide, a sua volta, in due grandi sottordini, le Platirrine e le Catarrine.

Platyrrhini (Platirrine) o scimmie del Nuovo Mondo

Ne fa parte la superfamiglia Ceboidea, che si articola nelle seguenti famiglie:

  • famiglia Cebidae (sottofamiglie: Callitrichinae o Hapalinae, Cebinae, Saimirinae)
  • famiglia Aotidae
  • famiglia Atelidae (sottofamiglie: Alouattinae, Atelinae)
  • famiglia Pitheciidae (sottofamiglie: Pitheciinae, Callicebinae)

Le scimmie che fanno parte dei Platyrrhini sono dette del Nuovo Mondo perché sono diffuse soprattutto in America.

Il nome Platirrine deriva dal greco “platús” – “largo” e “rhinós” – “naso” e, infatti, il tratto caratteristico delle Platirrine sono le narici distanti fra loro a causa del setto nasale largo e piatto.

L’altra peculiarità delle scimmie Platirrine è quella di avere generalmente la coda lunga e prensile, che viene utilizzata per appendersi ai rami, come se fosse un braccio. Questi primati hanno dimensioni di solito piccole, pollice in genere non opponibile alle altre dita (a differenza di quello delle Catarrine), 36 denti e sono prive di tasche guanciali (una particolare struttura anatomica presente nella mucosa orale in grado di dilatarsi per contenere il cibo).

Catarrhini (Catarrine) o scimmie del Vecchio Mondo

Ne fanno parte:

  • la superfamiglia Cercopithecoidea, con la famiglia Cercopithecidae (sottofamiglie: Cercopithecinae, di cui fanno parte babbuino e macaco, e Colobinae)
    la superfamiglia Hominoidea, che si divide a sua volta in due famiglie: Hylobatidae (di cui fa parte il gibbone) e Hominidae (a questa famiglia appartengono gli esseri umani, il gorilla, lo scimpanzé e il bonobo, che rientrano entrambi nel genere Pan, e l’orango, del genere Pongo, che fa parte della sottofamiglia Ponginae).

Le scimmie dei questo gruppo sono dette del Vecchio Mondo e vivono per lo più in Asia e in Africa. Come rivela il loro nome, dal greco “kata” – “basso” e “rhin” – “naso”, le scimmie Catarrine hanno le narici rivolte più o meno verso il basso. Alcuni di questi primati sono privi di coda, che, quando è presente, non è prensile.

Le scimmie della Superfamiglia Hominoidea sono dette anche scimmie antropomorfe, perché per aspetto esteriore, struttura anatomica e capacità intellettive sono molto simili all’uomo. Hanno faccia e dita senza peli, braccia più lunghe delle gambe, denti canini ben sviluppati, pollici opponibili e sono privi di coda. Di solito si spostano sul terreno appoggiandosi su tutti e 4 gli arti, ma sono in grado di mantenersi in posizione semieretta sugli arti posteriori. Hanno un cervello molto sviluppato e notevoli capacità di apprendimento.

Storia, habitat e diffusione

I primi rappresentanti dell’infraordine delle Simiiformes comparvero nella loro forma primitiva 65-55 milioni di anni fa. Circa 40 milioni di anni fa cominciarono a differenziarsi nei due sottordini delle Catarrine (scimmie del Vecchio Mondo), diffuse in Europa, Africa e Asia, e delle Platirrine, che andarono a colonizzare le Americhe (scimmie del Nuovo Mondo). 25 milioni di anni fa avvenne un’ulteriore differenziazione, quella delle scimmie antropomorfe (Hominoidea) tra le Catarrine.

Attualmente, nel mondo esistono quasi 280 specie di scimmie (molte, purtroppo, a rischio estinzione), per lo più distribuite tra Europa, Africa e Asia. Questi esemplari si sono adattati ad una molteplicità di ambienti, sia sul livello del mare che ad altitudini più elevate (anche oltre i 2000 m), e di climi, dalla savana secca e boscosa alle praterie, dalle foreste tropicali e montane alle aree paludose, a seconda della specie.

Caratteristiche delle diverse specie

Le diverse specie di scimmie possono essere classificate, come abbiamo visto, in due macrocategorie, le scimmie del Vecchio Mondo, a cui appartengono le scimmie antropomorfe, e quelle del Nuovo Mondo. Vediamo in dettaglio quali mammiferi fanno parte di queste grandi famiglie e quali sono le loro caratteristiche.

Scimmie del Vecchio Mondo: Cercopitecidi

Tra le scimmie del Vecchio Mondo c’è la famiglia dei Cercopitecidi. Si tratta di scimmie di dimensioni medio-grandi, caratterizzate dal muso poco pronunciato e dalla lunga coda, diffuse tra Africa e Asia. Vivono in gruppi, sono arboricole e si nutrono prevalentemente di frutti. Di questa famiglia, che conta oltre 30 specie, fanno parte il babbuino, il mandrillo e il macaco.

Babbuino

I babbuini, o paviani (del genere Papio), sono tra le scimmie più grandi: possono raggiungere i 40 kg di peso. La loro lunghezza varia tra i 40 e i 110 cm, la coda può arrivare agli 80 cm. Sono caratterizzati da un significativo dismorfismo sessuale: i maschi pesano il doppio delle femmine, hanno canini più sviluppati e, in alcune specie, una grossa criniera su collo e spalle. Sia i maschi che le femmine hanno un pronunciato muso canino privo di pelo, occhi ravvicinati, una forte mascella, natiche glabre. Il colore può essere giallastro, oliva, marrone e argenteo, a seconda della specie e del sesso. Sono diffusi in quasi tutta l’Africa. I loro habitat sono la savana, la steppa, le zone semidesertiche o rocciose e la foresta rada.

Vivono in branchi, prevalentemente al suolo, ma sono anche molto bravi ad arrampicarsi. Sono onnivori e si nutrono per lo più di frutta, foglie, erba, semi e radici. Le femmine partoriscono di solito un unico figlio, dopo una gestazione di circa 7 mesi. L’aspettativa di vita dei babbuini va dai 20 ai 30 anni.
Tra gli esemplari più celebri ci sono il babbuino nero (Papio ursinus), che è la specie di dimensioni maggiori, il babbuino verde (Papio anubis) e il babbuino giallo (Papio cynocephalus).

Mandrillo

I mandrilli sono le scimmie non antropomorfe più grandi del mondo, oltre che le più colorate e più pesanti. Per la loro somiglianza con i babbuini, i mandrilli erano in passato classificati all’interno del genere Papio, mentre l’attuale classificazione ha riconosciuto loro un proprio genere, il Mandrillus.

Come i babbuini, sono una specie dismorfica: i maschi pesano tra i 20 e i 40 chili, le femmine la metà. La lunghezza varia tra i 74 e i 95 cm per i maschi (55-66 cm per le femmine), la coda è molto corta, praticamente assente, tra i 5 e i 10 cm.

I mandrilli sono noti per il loro aspetto estremamente variopinto, celebrato anche da Darwin, che nel suo “The Descent of Man” scrisse: “nessun altro membro nell’intera classe dei mammiferi ha colori così straordinari come il mandrillo maschio adulto”.
Il pelo sul dorso è bruno scuro con sfumature verde oliva, sul petto è giallastro, sul ventre biancastro. Dietro le orecchie i mandrilli hanno una macchia glabra bianca, il naso è rosso e i rigonfiamenti delle guance sono di colore blu. Le orecchie piccole sono giallo-biancastre, una mascherina nera incornicia gli occhi bruni, mentre sul mento è presente una barba gialla. Le aree intorno ai genitali e all’ano possono essere di colori diversi: rosse, rosa, blu, scarlatte o viola.

Originari dell’Africa centro-occidentale, i mandrilli vivono per lo più nella foresta pluviale tropicale, riuniti in grandi gruppi, prevalentemente al suolo, anche se sono più arboricoli rispetto ai babbuini. Sono onnivori e si nutrono principalmente di frutta e insetti. Le femmine danno alla luce due piccoli per parto, dopo una gestazione di circa 6 mesi. L’aspettativa di vita dei mandrilli oscilla tra i 15 e i 20 anni in natura, ma può superare i 30 anni in cattività.

Macaco

I macachi sono i primati più diffusi dopo l’uomo: sono presenti in gran parte dell’Asia, dalla Cina all’India al Giappone, mentre una specie, il Macaca sylvanus, comunemente detta bertuccia, si trova anche in Africa e in Europa. I loro habitat variano dalla foresta pluviale alla montagna, anche a quote oltre i 2000 m.

Le scimmie come il macaco hanno dimensioni medie, peso dai 2 kg fino a 18 kg, lunghezza dai 40 cm ai 75 cm, coda che può essere praticamente assente o molto lunga.

Vivono per lo più al suolo, in branchi, e si nutrono soprattutto di vegetali, in particolare di frutta, ma non disprezzano insetti, uova di uccelli, piccoli vertebrati e in alcuni casi anche crostacei, come i gamberetti, che cercano sulle sponde dei fiumi o sulle coste marine. La gestazione dura circa 5 mesi e le femmine partoriscono in genere un solo cucciolo.

Scimmie antropomorfe

Tra le scimmie del Vecchio Mondo rientrano le scimmie antropomorfe, così definite per l’evidente somiglianza con l’uomo, come spiega l’Istituto Jane Godall, fondato nel 1977 dalla celebre etologa e antropologa inglese che ha dedicato la sua vita allo studio di questi primati e del loro comportamento.

Rispetto alle altre scimmie, hanno una corporatura più massiccia e il cervello più largo in proporzione al corpo, sono prive di coda, tendono ad assumere la posizione eretta, si affidano alla vista più che all’olfatto. Il loro sistema nervoso è molto articolato, per questo il periodo di gestazione è più lungo rispetto a quello delle altre scimmie. Hanno anche capacità intellettive notevoli e un alto grado di socializzazione.

Le scimmie antropomorfe fanno parte della superfamiglia Hominoidea, in cui rientrano il gibbone, detto anche antropomorfa minore, della famiglia degli Ilobatidi, e le Grandi Scimmie, cioè orango, gorilla, scimpanzé, bonobo (storicamente noto anche come scimpanzé pigmeo o scimpanzé nano), oltre all’uomo, della famiglia degli Ominidi. Conosciamoli meglio.

Scimpanzé

Lo scimpanzé comune (Pan troglodytes) vive nell’Africa sub-sahariana, in un’ampia varietà di ambienti, sia sul livello del mare che a quote più alte, dalla savana boscosa secca alle praterie alle foreste pluviali.
Insieme al bonobo, lo scimpanzé comune è una delle uniche due specie viventi del genere Pan.
Esistono 4 sottospecie di scimpanzé comune, che popolano diverse regioni dell’Africa: scimpanzé occidentale, centrale, orientale e Nigeria-Cameroon.

Lo scimpanzé è la specie vivente geneticamente più vicina all’uomo: i loro DNA sono identici al 98% e i gruppi sanguigni compatibili. Gli studi di Jane Godall hanno dimostrato che gli scimpanzé hanno anche comportamenti, abilità, sentimenti molto vicini a quelli umani: sono estremamente intelligenti, provano emozioni come gioia, dolore e paura, in natura sono in grado di costruire e utilizzare strumenti rudimentali, mentre in cattività hanno dimostrato di poter imparare la Lingua dei Segni e di saper usare computer e telefono. Una caratteristica li distingue nettamente dall’uomo: la forza. Grazie alle loro braccia più lunghe e robuste delle gambe, sono da 4 a 7 volte più forti di un uomo adulto.

Gli scimpanzé sono alti dagli 80 cm ai 130 cm e pesano dai 45–65 kg (i maschi) ai 35-45 kg (le femmine). Il loro pelo è tendente al nero, anche se sono noti casi di scimpanzé albini.
Vivono in branchi più o meno numerosi, sono prevalentemente arboricoli e dormono in un nido da loro costruito fra i rami, anche se trascorrono molto tempo a terra. Sono per lo più vegetariani e si nutrono in prevalenza di frutta, semi, fiori, foglie cortecce. In una piccola percentuale sono anche carnivori: tra le loro prede predilette c’è il colobo rosso, una piccola scimmia del Vecchio Mondo. La gestazione dura 7-8 mesi e le femmine mettono al mondo un solo cucciolo. L’aspettativa di vita degli scimpanzé in ambiente naturale è di 40-45 anni.

Bonobo

Il bonobo (Pan paniscus) appartiene allo stesso genere (Pan) dello scimpanzé, a cui somiglia molto nella corporatura. Si distingue però per le gambe relativamente lunghe, le labbra rosa, il viso scuro. E’ anche detto scimpanzé pigmeo o nano, nonostante non sia molto più piccolo dello scimpanzé comune, fatta eccezione per la testa. Il bonobo maschio può pesare da 34 a 60 kg, la femmina in media 30 kg, mentre la loro lunghezza va dai 70 agli 83 cm.

Il bonobo vive in un’area geograficamente molto circoscritta, appena 500.000 km quadrati nelle foreste tropicali del bacino del fiume Congo, nella Repubblica Democratica del Congo.
E’ una specie sia terrestre che arboricola, onnivora, anche se si nutre in prevalenza di frutta. I bonobo vivono in branchi che, a differenza di quelli degli scimpanzé, seguono un modello matriarcale.
La gestazione dura 240 giorni. L’aspettativa di vita dei bonobo in natura è di 50 anni.

Gorilla

Il gorilla è la scimmia più grande che esista: può essere alto più di a 2 m e pesare fino a 300 kg. In media, i maschi sono alti 160-180 cm pe pesano intorno ai 140-180 kg, le femmine 140 cm per 70-100 kg di peso.

E’ un animale possente ma relativamente pacifico, dal caratteristico pelo nero (anche se i maschi adulti hanno la schiena di colore argento e, per questo, sono detti silverback).

Il genere dei gorilla comprende due specie:

  • gorilla occidentale (Gorilla gorilla), a sua volta composta da due sottospecie, il gorilla di pianura occidentale e il gorilla di Cross River
  • gorilla orientale (Gorilla beringei), che si articola nelle due sottospecie gorilla di pianura orientale e gorilla di montagna.

I gorilla vivono in piccoli branchi nelle foreste dell’Africa equatoriale. Le donne e gli esemplari giovani si costruiscono nidi tra i rami degli alberi, mentre i maschi adulti trascorrono la maggior parte del tempo a terra a guardia degli alberi, senza temere pericoli: un comportamento considerato una manifestazione di potere all’interno del branco. I gorilla sono tra gli animali più forti e, nel loro habitat, non hanno molti predatori. L’unica eccezione è rappresentata dai leopardi, che possono attaccare i cuccioli ma difficilmente oseranno attaccare un maschio adulto.
La loro alimentazione è prevalentemente erbivora, a base di bacche, radici, germogli, semi, frutta, foglie, cortecce e occasionalmente piccoli insetti. In natura, i gorilla possono vivere fino a 35-40 anni.

Orango

L’orango vive nelle foreste pluviali caratterizzate da vegetazione fitta e paludi e nelle foreste temperate e di montagna del Borneo e di Sumatra. Il suo nome è un’abbreviazione del termine orangotango, da orangutan, che deriva dalle parole malesi orang, “uomo” e hutan, “foresta”. La gente del luogo, in origine, utilizzava questo termine per indicare uomini che vivevano nella foresta.

La famiglia degli oranghi comprende le seguenti specie:

  • l’orango del Borneo, o orango pigmeo (Pongo pygmaeus), una specie diffusa nelle foreste tropicali del Borneo
  • l’orango di Sumatra (Pongo abelii)
  • l’orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis)

I maschi possono raggiungere un’altezza di circa 1,4-1,7 m e pesare oltre 100 kg, mentre le femmine pesano intorno ai 50 kg. Hanno il pelo rossastro molto lungo sulle spalle e braccia molto lunghe e forti con cui si spostano da un albero all’altro. Trascorrono infatti gran parte della loro vita sugli alberi perché le loro zampe non sono adatte a camminare sul terreno.

L’orango si nutre per lo più di vegetali, soprattutto frutta, ma anche di di insetti e uova di uccelli. Le femmine partoriscono di solito un solo cucciolo, dopo una gestazione di circa 275 giorni. L’orango ha una vita media di 35-40 anni in natura, mentre in cattività può raggiungere i 60 anni.

Gibbone

Le scimmie come i gibboni fanno parte della famiglia degli Ilobatidi, che appartengono alla superfamiglia degli Ominoidei. Il termine gibbone è usato nel linguaggio comune per indicare genericamente tutte le scimmie di questa famiglia.

Gli Ilobatidi vivono nella foresta pluviale tropicale e subtropicale, nelle aree dal nord-est dell’India fino all’Indonesia e al sud della Cina, comprese le isole di Sumatra, Borneo e Giava.

Esistono moltissime specie di gibboni, tra cui:

  • gibbone del Borneo occidentale (Hylobates abbotti)
  • gibbone agile (Hylobates agilis)
  • gibbone dalla barba bianca (Hylobates albibarbis)
  • gibbone del Borneo orientale (Hylobates funereus)
  • gibbone di Kloss (Hylobates klossii)
  • gibbone dalle mani bianche (Hylobates lar)
  • gibbone cenerino o gibbone di Giava (Hylobates moloch)
  • gibbone dal berretto (Hylobates pileatus)
  • gibbone dal ciuffo (Nomascus concolor)
  • gibbone dalle guance rosa (Nomascus gabriellae)
  • gibbone dalle guance bianche (Nomascus leucogenys)

Gli Ilobatidi differiscono dagli altri ominoidei (uomo, orango, gorilla, scimpanzé, della famiglia degli Ominidi) per una serie di caratteristiche fisiche, in particolare per le minori dimensioni e per la lunghezza delle braccia rispetto al resto del corpo.
Fatta eccezione per il siamango, la specie più grande di gibbone, gli altri Ilobatidi hanno una lunghezza variabile dai 44 ai 63 cm e un peso compreso tra i 4 e gli 8 kg. Il manto varia a seconda della specie e dell’età e può essere nero, grigio, marrone o bianco, il muso di solito è privo di pelo, fatta eccezione per alcune specie che hanno caratteristici ciuffi.

Gli Ilobatidi vivono in gruppo, si nutrono prevalentemente di frutta e sono per lo più arboricoli: le scimmie come i gibboni sono in grado di saltare tra i rami coprendo distanze superiori agli 8 m.
In alcune specie, la colorazione del manto può cambiare nel corso del ciclo vitale. Anche l’aspettativa di vita varia da specie a specie: tra i siamanghi ci sono stati casi di longevità di circa 25 anni in natura e di circa 40 anni in cattività, mentre i gibboni agili e i gibboni dalle guance bianche possono vivere fino a 44 anni.
La gestazione può durare anche più di 7 mesi, a seconda della specie, e in genere la femmina dà alla luce un unico cucciolo.

Scimmie del nuovo mondo: Cebidi

I Cebidi sono una famiglia di scimmie del Nuovo Mondo che vive in America centrale e meridionale e che a sua volta si articola in 3 sottofamiglie: Callitrichinae, Cebinae e Saimirinae. Di questo gruppo fanno parte le scimmie uistitì, i tamarini, i cebi (o scimmia cappuccino) e le scimmie scoiattolo o saimiri, scimmie molto acrobatiche e in grado di usare la coda per appendersi ai rami.

Sono primati di dimensioni medio-piccole: il più piccolo della famiglia è lo uistitì pigmeo, che misura meno di 30 cm e pesa circa 100 g. Si tratta della scimmia più piccola del mondo, così minuscola da poter stare nel palmo di una mano. L’esemplare più grande dei cebidi è il cebo dal ciuffo, che è lungo un’ottantina di centimetri e pesa circa 4 kg.

I cebidi sono in prevalenza arboricoli e onnivori e vivono in gruppi di dimensioni variabili. Le femmine hanno una gestazione di circa 3-4 mesi e danno alla luce un unico cucciolo.

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Carattere, pregi e difetti

Moltissimi studi sulle scimmie hanno contribuito a comprendere e descrivere il loro comportamento, individuando significative somiglianze tra questi primati e l’uomo. Le scimmie sono esseri “sociali” in grado di provare emozioni come gioia, dolore, tristezza e di agire con empatia e altruismo, ma anche con crudeltà, nei confronti del loro gruppo.  Hanno una spiccata intelligenza e grandi capacità cognitive, sanno usare utensili rudimentali (ma anche pc e telefono) e possono imparare a comunicare in lingua dei segni o a fare calcoli.

Insomma, insieme a tratti come forza e aggressività, che pure sono presenti, hanno tante abilità, caratteristiche e pregi che li accomunano all’uomo. Un contribuito fondamentale per scoprirlo è stato dato dai tanti etologi che, a partire dagli anni Sessanta e Settanta, si sono dedicati allo studio della primatologia: Jane Godall, Dian Fossey, Biruté Galdikas e Frans de Waal. Il loro lavoro ha permesso di osservare comportamenti mai documentati prima, cambiando radicalmente il nostro modo di vedere le scimmie.

Le scimmie sono intelligenti

Le scimmie, in particolare alcune specie come lo scimpanzé, hanno capacità intellettive che in passato si pensava fossero proprie solo dell’uomo. Molti studi hanno dimostrato che non è così. Sono tante le abilità che hanno permesso di osservare la grande intelligenza delle scimmie, sia in natura che in cattività.

Jane Godall ha documentato che gli scimpanzé, nel loro habitat naturale, sono in grado di costruire e usare utensili, per esempio strappare le foglie da alcuni rametti e infilarne le estremità in un termitaio per catturare insetti. In cattività, gli scimpanzé possono imparare a usare computer e telefono, a eseguire calcoli matematici, addirittura a comunicare in Lingua dei Segni: è il caso di Washoe, femmina di scimpanzé diventata famosa, alla fine degli anni Sessanta in Nevada, per aver appreso l’utilizzo di alcune espressioni dell’American Sign Language, o ASL.

Le scimmie sono animali sociali e provano emozioni

Moltissimi studi hanno dimostrato la presenza, nelle scimmie, di un comportamento fortemente prosociale. Questi primati vivono in comunità caratterizzate da generosità, altruismo, sensibilità nei confronti delle necessità e degli interessi degli altri membri, reciprocità ed empatia. Questo vale soprattutto per le scimmie antropomorfe, come scimpanzé, bonobo e gorilla.

C’è un esperimento, raccontato dall’etologo olandese Frans de Waal nel suo romanzo, “Il bonobo e l’ateo”, che lo testimonia: a Panbenisha, una femmina di bonobo chiusa in un recinto dove poteva essere vista dal resto del suo branco, furono date grandi quantità di uva passa e latte. Avrebbe potuto abbuffarsi, ma sentendo su di sé gli sguardi invidiosi delle altre scimmie, rifiutò il cibo e indicò con una mano i compagni. Solo quando uva passa e latte vennero offerti anche al resto del suo gruppo, Panbenisha ricominciò a mangiare.

Un altro episodio interessante documentato sempre da de Waal dimostra che l’agire delle scimmie è mosso da empatia, reciprocità e altruismo. La protagonista è Washoe, la prima femmina di scimpanzé al mondo addestrata a usare la Lingua dei Segni Americana, che sentendo un’altra femmina urlare perché rischiava di affogare si precipitò a salvarla. E questo nonostante la conoscesse appena e fra loro ci fossero ben due recinzioni elettrificate.

Jane Godall ha documentato, negli scimpanzé, legami stretti, fedeli e duraturi tra i membri di una stessa famiglia e di una stessa comunità, testimoniati da comportamenti e gesti simili a quelli comuni nell’uomo, come abbracci e baci.

Sempre Godall ha osservato che gli scimpanzé sono soliti adottare i piccoli rimasti orfani per crescerli come figli propri.

Dinamiche sociali che la zoologa statunitense Dian Fossey ha notato anche nei gorilla, che difendono i piccoli del loro gruppo e si prendono cura dei feriti e dei membri più deboli.

In generale, le scimmie sono animali in grado di provare emozioni, dalla gioia alla tristezza al dolore, e non solo. Nel 1970 Jane Godall osservò un gruppo di scimpanzé ballare accanto a una cascata e capì che con quella danza stavano esprimendo il loro stupore.

La morale delle scimmie

Sempre gli studi di Frans de Waal hanno permesso di comprendere che le scimmie vivono in comunità morali, fondate su regole prescrittive che la collettività fa rispettare attraverso un sistema di ricompense e punizioni. Tra queste regole, ci sono quelle che sono alla base della gerarchia sociale. Per esempio, se un maschio di rango inferiore prova ad avere un rapporto sessuale con una delle femmine del branco, il maschio alfa la punirà. Allo stesso modo, nessuna scimmia di rango inferiore dovrà provare a scavalcare i maschi o le femmine di rango superiore al proprio per nutrirsi prima di loro.

Aggressività, cannibalismo, infanticidio: le scimmie sono cattive?

Le scimmie hanno anche comportamenti che, se venissero adottati dall’uomo, sarebbero classificati come negativi, o peggio, criminali. Questi modi di agire, tuttavia, calati nelle dinamiche comunitarie e sociali di questi primati sono del tutto naturali.

Tra gli scimpanzé, per esempio, la guerra tra gruppi è prassi comune. Jane Godall ha avuto modo di osservare dinamiche aggressive anche all’interno delle comunità, perché le gerarchie si instaurano spesso attraverso conflitti e violenza. Le femmine dominanti, per esempio, possono uccidere le femmine più giovani e praticare il cannibalismo per mantenere la loro posizione di predominio.

Anche Fossey ha osservato rari casi di cannibalismo e infanticidio tra i gorilla. Ma, certamente, oggi sappiamo che l’immagine stereotipata del gorilla feroce e violento con i suoi simili e con l’uomo, diffusa dal cinema e dalla letteratura – basti pensare al romanzo “Tarzan delle scimmie” di Edgar Rice Burroughs -, è completamente superata. E’ comunque importante avvicinarsi con circospezione alle scimmie, in natura o in cattività, evitando di molestarle e rispettando la loro indole e i loro spazi. Il rischio, altrimenti, è che rispondano con atteggiamenti comprensibilmente infastiditi o aggressivi.

Cura delle scimmie: alimentazione, salute, come proteggerle dall’estinzione

Cosa mangiano le scimmie

Come abbiamo visto, le scimmie sono in prevalenza onnivore. Tuttavia, molte specie amano nutrirsi di vegetali, soprattutto di frutta, foglie, fiori, radici, funghi, che possono rappresentare la loro alimentazione privilegiata o abbinarsi a insetti, uova di uccelli, piccoli invertebrati.
In generale, la dieta delle scimmie varia a seconda della famiglia a cui appartengono e dell’habitat naturale in cui vivono.

I Cebidi, che fanno parte delle scimmie del Nuovo Mondo, si nutrono principalmente di frutta, ma anche di fiori, foglie, funghi, uova di uccello, insetti, topi, pipistrelli, piccoli rettili, anfibi.

Tra le scimmie del Vecchio Mondo, i Cercopitecidi sono onnivori ma si nutrono per lo più di vegetali (frutta, radici, foglie, tuberi, funghi), anche se la loro dieta include anche insetti, vermi, roditori, uova, uccelli. Gli Ilobatidi, ovvero i gibboni, mangiano soprattutto frutti maturi, ma anche foglie, fiori e, in una piccola percentuale, invertebrati.

Tra gli Ominidi, i gorilla si nutrono in prevalenza di frutta, foglie e germogli, ma al bisogno possono mangiare anche insetti, mentre gli scimpanzé hanno una dieta più varia, a base di frutta, foglie e rami ma, in una piccola quota, anche di carne: non solo insetti, uova, larve ma anche alcuni mammiferi come il colobo rosso, una piccola scimmia di cui sono ghiotti, i babbuini gialli e i facoceri.

Di quali malattie soffrono le scimmie

Le scimmie, e in particolare le grandi scimmie antropomorfe, possono soffrire di tutte le malattie dell’uomo, fatta eccezione per il colera. Lo hanno dimostrato, tra gli altri, gli studi di Jane Godall sugli scimpanzé.
Altre ricerche hanno evidenziato le patologie che l’essere umano condivide con i primati: è stato notato, per esempio, che i bonobo possono soffrire di presbiopia, come ha mostrato uno studio pubblicato su Current Biology i macachi di degenerazione maculare senile. Scimpanzé, gorilla, orangutan e gibboni possono essere colpiti da gotta, la più grave forma di artrite esistente, gli scimpanzé da una forma di infarto, i macachi da Alzheimer.

Allo stesso modo, l’uomo può essere contagiato dalle malattie delle scimmie. Tra le patologie che le scimmie possono trasmettere ci sono:

  • il vaiolo delle scimmie: è una rara malattia virale diffusa nei paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale. E’ causata dal Monkeypox virus, affine al virus del vaiolo umano, e causa sintomi simili. Nonostante il nome, non si tratta di un virus che vive nelle scimmie, ma è stato scoperto nelle scimmie da laboratorio. Si pensa che venga trasmesso da piccoli roditori e scoiattoli che vivono nelle foreste pluviali africane. Il contagio avviene attraverso il morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di animale infetto.
  • Malattia da virus Ebola: è una malattia grave e spesso fatale per l’uomo, che può contagiarsi entrando in contatto con sangue, secrezioni, organi o altri fluidi corporei di animali infetti. In Africa è stata documentata l’infezione per contatto con scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta, antilopi e porcospini trovati malati o morti nella foresta pluviale.
  • Dengue: questa patologia viene trasmessa tramite puntura di zanzara e le scimmie, così come l’uomo, possono fungere da serbatoio, da amplificatore dell’infezione.

Le scimmie possono essere animali domestici? Cosa dice la legge

La scimmia non è un animale domestico e, in molti paesi, è illegale tenere scimmie in casa. L’importazione di animali esotici è vietata, per esempio, nei paesi dell’Unione Europea e in alcuni stati degli USA.

In Italia, un decreto del Ministero dell’Ambiente in vigore dal 1996 vieta l’acquisto e la detenzione di animali esotici, tra cui le scimmie. Questi animali, infatti, sono considerati pericolosi per la salute e per l’incolumità pubblica. Il decreto prevede che possano essere importati solo da istituzioni scientifiche e di ricerca autorizzate, pubbliche e private, per esigenze di studio.

Le scimmie e il rischio di estinzione

Il pericolo più grande per le scimmie, più che le malattie e i predatori, è il rischio di estinzione che accomuna moltissime specie. Gran parte della responsabilità è dell’uomo, la cui presenza diffusa in tutto il pianeta determina una perdita del loro habitat, minacciando la loro sopravvivenza.

La lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) è stata istituita nel 1948 ed è il più ampio database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il mondo. Purtroppo, sono moltissime le specie di scimmie classificate come in pericolo di estinzione: tra queste, ci sono tutte le grandi scimmie, alcune delle quali, come lo scimpanzé, sono considerate a rischio critico.

Secondo uno studio pubblicato a giugno 2021 su Diversity and Distribution, tutte le grandi scimmie, fatta eccezione per l’uomo, nei prossimi 30 anni perderanno circa l’85% del loro habitat e si troveranno così a un passo dall’estinzione: questa la previsione catastrofica che gli scienziati ritengono molto realistica, se l’uomo continuerà la sua opera di distruzione dell’ambiente al ritmo attuale.

Anche il commercio internazionale mette a rischio la sopravvivenza di moltissime specie. Dal 1975 è in vigore la Convenzione di Washington (CITES), un accordo sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate da estinzione. Il commercio, infatti, se praticato in modo non sostenibile, rappresenta una delle principali cause della riduzione in natura di molte specie animali e vegetali. Lo scopo fondamentale della Convenzione è quello di regolamentare questa pratica in modo che sia compatibile con il ruolo ecologico che ogni specie riveste nel suo habitat. Tra le specie protette dalla convenzione ci sono anche le scimmie antropomorfe, insieme a grandi felini, tartarughe terrestri e marine, alcuni pappagalli, serpenti, coccodrilli, e, tra le piante, coralli, orchidee, ciclamini, cactus.

Un’altra piaga che minaccia la sopravvivenza delle scimmie è il bracconaggio: per citare solo alcuni dati, secondo WWF Italia ogni anno il 10% della popolazione dei gorilla che vive in Africa viene cancellato dalla caccia, spesso alimentata dal fatto che la carne di scimmia è molto richiesta.

Contro queste pratiche, e in generale a tutela della conservazione e della protezione delle grandi scimmie anche attraverso stili di vita sostenibili e rispettosi del loro habitat, si battono i centri fondati dalle etologhe che sono state pioniere dello studio di questi esemplari. Tra questi, il Jane Godall Institute fondato da Jane Godall per proteggere gli scimpanzé, e il Karisoke Research Centre, creato da Dian Fossey per la conservazione dei gorilla.

Curiosità sulle scimmie

Le scimmie hanno molte abitudini curiose, o che possono apparire bizzarre allo sguardo dell’uomo. Eccone alcune tra le più singolari e divertenti.

  • la scimmia cappuccina si urina sulle zampe anteriori e posteriori: questo strano comportamento, osservato da una ricercatrice del National Institutes of Health Animal Center del Maryland, negli USA, sarebbe un modo per comunicare inoffensività, da parte dei maschi dominanti, alle femmine o agli altri maschi sconfitti nei combattimenti.
  • Il bonobo mima le espressioni facciali del partner durante il sesso: lo ha scoperto un gruppo di etologi dell’Università di Pisa. Questa replica, involontaria e automatica, avrebbe lo scopo di prolungare la durata dei contatti sessuali e porterebbe, nel lungo periodo, anche vantaggi sociali: rafforzerebbe i legami e le alleanze, nel caso del comportamento omosessuale femminile, e aumenterebbe le probabilità di fecondazione nel caso del sesso eterosessuale.
  • Lo spulciamento è un collante sociale tra le scimmie: si chiama “grooming”, letteralmente “spulciarsi”, ed è l’abitudine di spulciarsi a vicenda che caratterizza le scimmie. Non si tratta solo di una pratica di reciproca pulizia e igiene, ma è anche un importante fattore di aggregazione sociale tra scimmie dello stesso gruppo. Viene usato, per esempio, come strumento di riconciliazione dopo una lite.
  • I gibboni “cantano”, soprattutto in coppia: una delle caratteristiche che più distingue gli Ilobatidi dagli altri primati è la vocalizzazione. Emettono richiami intensi, che possono essere sentiti a chilometri di distanza e rispondono a esigenze diverse a seconda della specie e del sesso. I più noti e singolari sono i duetti del maschio con la propria compagna e a volte con la prole, che sembrano avere la finalità di marcare e proteggere il territorio.
  • Le grandi scimmie hanno una serie di comportamenti, espressioni e reazioni tipicamente umani. Qualche esempio? Chiedono cibo con la mano tesa e aperta, scuotono la testa per dire “no”, si baciano e ridono se viene fatto loro il solletico.

Insomma, le scimmie sono un universo veramente affascinante e multiforme. E anche se l’uomo si è evoluto rispetto ai suoi parenti più stretti, conoscere meglio i primati e come vivono, quali emozioni provano e come è organizzata la loro vita in comunità, ci fa capire che abbiamo molto in comune con loro.

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