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Cioccolato a rischio, colpa del cambiamento climatico

Secondo un'autorevole ricerca scientifica, le piantagioni di cacao dell'Africa Occidentale potrebbero presto essere drasticamente ridotte dagli effetti del climate change

Cioccolato a rischio, colpa del cambiamento climatico

L’ultima illustre vittima degli effetti del cambiamento climatico potrebbe essere niente meno che il cioccolato. Lo rivela uno studio realizzato dal Centro Internazionale per l’Agricoltura Tropicale (CIAT), secondo il quale il climate change potrebbe mettere seriamente a rischio la produzione di semi di cacao.

Oltre la metà del “cibo degli dei” consumato nel mondo proviene infatti da Ghana e Costa d’Avorio, ma, secondo i ricercatori, gli effetti del cambiamento climatico potrebbero alterare profondamente la topografia delle piantagioni entro il 2050, riducendo in maniera drastica la disponibilità di terreni adatti alla coltivazione del cacao. In realtà, però, lo scenario potrebbe non rivelarsi così drammatico.

Ci saranno ancora aree adatte alla crescita del cacao, ma solo se i coltivatori sapranno adattare le loro tecniche agronomiche alle mutate condizioni ambientali – si legge nella ricerca del CIAT – Addirittura, potrebbero rendersi disponibili zone con una produttività maggiore di quella attuale: i vincitori saranno coloro che si faranno trovare preparati al cambiamento e pronti ad adeguarvisi.

In caso contrario, sostiene lo studio, la produzione di cacao potrebbe cominciare a diminuire già a partire dal 2030, quando le aree adatte alla coltivazione, situate per lo più entro un raggio di 300 chilometri dal mare, diminuiranno considerevolmente. A quel punto, le colture dovranno concentrarsi soprattutto nelle più fresche zone orientali, come l’altopiano Ashanti in Ghana e la regione delle 18 Montagne in Costa d’Avorio.

I rischi maggiori, in caso di mancato adattamento alle nuove condizioni, non riguardano, ovviamente, i golosi palati del mondo occidentale, ma gli equilibri delle economie rurali dell’Africa Occidentale. «La maggior parte dei contadini utilizza le piante di cacao come dei veri e propri sportelli bancomat – commenta Peter Laderach, il prinicipale autore del rapporto CIAT – raccogliendo e vendendo il numero necessario di fave per affrontare le spese mediche o pagare le rette scolastiche dei figli». Il pericolo, pertanto, è che intere popolazioni si trovino improvvisamente nella miseria.

La chiave per vincere la sfida contro il cambiamento climatico, secondo i ricercatori, sta nella maggiore diversificazione dei semi di cacao utilizzati, oltre che nell’adozione di misure preventive degli incendi. La misura più drastica, infine, potrebbe essere l’abbandono definitivo del Theobroma cacao e la scelta di varietà più resistenti al calore, come le arance, le palme da olio e le arachidi. Con buona pace dei ghiottoni di tutto il mondo.

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