Prima di andare a vedere cosa si intende con “bracconaggio”, dove è diffuso e specie a rischio, ecco che per quanto riguarda l’etimologia la parola deriva dal francese “braconnage” (a sua volta deriva da braconner), cioè caccia col bracco. Come sinonimi, invece, possiamo usare anche caccia di frodo e pesca di frodo. Piaga diffusa in tutto il mondo, ecco che in molti in realtà lottano contro questo reato, mettendo anche a rischio la loro vita. Il lavoro dei ranger contro il bracconaggio, infatti, è molto pericoloso. I ranger si trovano ad avere a che fare con bracconieri armati, spesso sono a corto di fondi e attrezzature e non sono supportati come di dovere dai vari governi.
Con il termine di bracconaggio si intendono le attività di caccia o di pesca svolte violando le leggi e le normative in vigore nei vari paesi. La storia del bracconaggio è molto antica, ma è soprattutto nel Medioevo che questa pratica si è diffusa. La cacciagione, infatti, all’epoca era considerata patrimonio dei feudatari e dei regnanti. Il popolo, però, provato dalla fame e privato di questa forma di sostentamento, cominciò a cacciare di frodo nei boschi del re e dei nobili per sfamarsi.
Adesso, però, la situazione è diversa. Il bracconaggio raramente assolve a tale funzione, ma più spesso dipende da motivazioni economiche o egoistiche (trofei e affini). Diversi tipi di caccia e pesca rientrano nel concetto di bracconaggio:
Sono tantissime le specie animali a rischio a causa del bracconaggio. Anzi: molte specie sono già state fatte estinguere a causa della caccia di frodo. Secondo i dati del WWF, fra le specie più a rischio fra il 2014 e il 2018 a causa del bracconaggio e del traffico illegale ci sono stati:
Andando a vedere in Italia, nel medesimo periodo a rischio sono stati:
Per quanto riguarda l’Agenda 2030, il Goal 15 mira anche a proteggere e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità. In particolare, per quanto riguarda il bracconaggio, l’obiettivo 15,7 recita:
Agire per porre fine al bracconaggio e al traffico delle specie protette di flora e fauna e combattere il commercio illegale di specie selvatiche
In realtà il bracconaggio è diffuso in tutto il mondo. Per esempio, in Asia abbiamo la caccia illegale alle tigri, i panda sono a rischio, per non parlare poi della caccia di frodo alle diverse specie animali presenti nella Foresta Amazzonica. Ma è in Africa che il fenomeno del bracconaggio è più diffuso e difficile da bloccare. Questo anche perché i bracconieri sono ben organizzati, in un territorio molto vasto, difficile da controllare.
Si pensa che siano più di 7mila le specie animali in tutto il mondo a rischio a causa del bracconaggio.
Tanti gli animali cacciati di frodo, per i motivi più disparati: gli elefanti per via dell’avorio, la tigre di Sumatra per la pelliccia, il pangolino per la carne, il rinoceronte per il corno, ma anche il tricheco, le foche, i leoni…
Anche l’Italia non è purtroppo esente dalla piaga del bracconaggio. Ci sono alcune zone definite hot spots dove il bracconaggio è particolarmente evidente, riguardando diverse specie animali, soprattutto uccelli, ma anche animali più grandi come orsi e lupi.
Queste alcune delle zone di bracconaggio note in Italia (indichiamo anche le specie maggiormente a rischio):
Per quanto concerne l’antibracconaggio, in tutte le regioni italiane sono attive diverse associazioni di protezione ambientale. Si parla o di guardie venatorie volontarie o di semplici volontari che aiutano a tenere sotto controllo il fenomeno.
In realtà anche i vari organi di polizia sarebbero competenti in materia di reati di bracconaggio, anche se di solito sono maggiormente interessati:
La legge a cui fare riferimento è la Legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. A questa bisogna aggiungere le diverse leggi regionali, volte anche a tutelare la “fauna minore”. Inoltre le singole regioni e province possono emanare regolamenti specifici per il calendario venatorio.
Fonti: