Prima ancora della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale proclamata nel 1978 all’Unesco a Parigi, esisteva il Brambell Report del 1965 che citava le cinque libertà fondamentali degli animali. Si parla dunque di benessere degli animali sin da allora, anche se per avere una definizione di tale benessere bisogna attendere il 1976 quando la definizione OMS/Hughes ci spiega che per benessere si intende “lo stato di completa sanità fisica e mentale che consente all’animale di vivere in armonia con il suo ambiente”.
Soprattutto negli ultimi anni si parla sempre di più di benessere animale anche se, come capita purtroppo spesso, alle parole non seguono i fatti. Vedi per esempio la questione dell’inserimento dei diritti degli animali nella Costituzione italiana: cosa è cambiato? Praticamente niente.
Ma torniamo al concetto di benessere animale. Si cominciò a parlare di questa questione per la prima volta nel 1964, nel Regno Unito. Qui Ruth Harrison pubblicò l’opuscolo “Animali Macchine”, in cui parlava di qualcosa che fino ad allora non era mai stato portato alla luce: la condizione degli animali negli allevamenti intensivi e lo sfruttamento dei bovini.
Dopo che tale opuscolo venne pubblicato, l’opinione pubblica si scatenò, tanto che il governo inglese decise di commissionare la realizzazione di un rapporto creato da ricercatori selezionati. Era nato così il Brambell Report. Oltre ad essere uno di primissimi documenti ufficiali a parlare di benessere animale, fu anche l’artefice delle cinque libertà fondamentali degli animali che poi compaiono anche nel British Farm Animal Welfare Council del 1979.
Il report è molto chiaro e parla delle libertà che dovremmo garantire a tutti gli animali:
Questo è il testo integrale delle cinque libertà fondamentali degli animali secondo il Brambell Report:
Fonti: