Flebite è il termine più comune impiegato per indicare la tromboflebite o, meglio ancora, la trombosi venosa superficiale: l’infiammazione che si verifica in una vena in seguito alla formazione di un coagulo, detto appunto trombo. Per quanto sia ormai noto ed accertato che si tratta di un evento che può verificarsi in ognuna delle vene del corpo, nella maggior parte dei casi la flebite si manifesta negli arti inferiori. Quando la trombosi venosa superficiale si manifesta nelle vene del torace si parla di malattia di Mondor: una condizione rara che colpisce soprattutto le donne. Nelle braccia si può verificare in seguito all’infusione endovenosa di un farmaco o alla cateterizzazione.
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La specifica localizzazione negli strati tissutali modifica anche la denominazione della condizione clinica. Si parla dunque di:
Quest’ultima condizione è più grave e il paziente può anche andare incontro a gravi complicazioni, che possono anche metterlo a rischio di vita, come l’embolia polmonare. Invece, i trombi venosi superficiali raramente causano gravi complicanze e la formazione di emboli.
Tra le diverse condizioni collegate allo sviluppo della flebite ci sono:
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La flebite, tuttavia, può apparire senza che sia identificabile alcun fattore predisponente.
I segni e i sintomi della tromboflebite superficiale includono:
Quanto più è profonda la vena colpita, tanto più è diffuso il rossore e il turgore: può arrivare a interessare quasi tutta la gamba.
La diagnosi della flebite è di competenza del medico, a cui spetta la valutazione delle condizioni generali del paziente e sull’esame fisico. I pazienti con trombosi venosa superficiale al di sopra del ginocchio hanno un aumentato rischio di sviluppare trombosi venosa profonda e, di solito, la diagnosi e l’eventuale intervento terapeutico vengono preceduti da un’ecografia.
L’approccio alla terapia, definito il medico, dipende dalla causa e dalle condizioni generali di salute, età e sesso del paziente. La terapia potrebbe includere anche la prescrizione di farmaci antinfiammatori o anticoagulanti. Spesso si raccomanda al paziente di iniziare a muoversi non appena i sintomi lo consentono, perché l’immobilità può aumentare il rischio di trombosi venosa profonda.
Un certo sollievo è dato dall’applicazione di impacchi caldo-umidi. Anche le applicazioni di ghiaccio possono essere utili per favorire il sollievo dal dolore localizzato. Si tratta, in ogni caso, di un intervento che dovrebbe consigliare il medico, perché non tutte le flebiti sono uguali e l’approccio alla terapia nel suo complesso deve essere prescritto.