Mangiare in spiaggia
È uno degli avvertimenti che chiunque, soprattutto da bambino, si è sentito dire durante una giornata in spiaggia: dopo mangiato non è possibile fare il bagno. Il rischio sarebbe infatti quello di imbattersi in una pericolosa congestione, con conseguenze anche molto gravi per la salute e la sicurezza durante l’immersione. Eppure sull’effettiva pericolosità di un bagno dopo pranzo non sembra esservi pieno accordo: quanto bisogna effettivamente aspettare e, soprattutto, quali precauzioni prendere?
Naturalmente, per vivere delle vacanze serene e prive di preoccupazioni, è sempre buona consuetudine chiedere consiglio al proprio medico di fiducia: saprà fornire le indicazioni più idonee per dei bagni in sicurezza, anche e soprattutto con i bambini. Di seguito, qualche consiglio utile.
Sarà capitato a molti, soprattutto durante una vacanza balneare all’estero, di notare come la maggior parte delle persone si immerga in acqua anche in prossimità del pranzo. Questo perché la concezione della pericolosità del bagno dopo mangiato è tipicamente insita nella cultura italiana: si tramanda di generazione in generazione, come buona pratica popolare.
Il timore è quello della congestione digestiva: un situazione di grave malessere dovuto al repentino cambio di temperatura dell’organismo, a causa dell’acqua più fredda rispetto alla temperatura esterna, che porta a concentrare il flusso sanguigno verso la periferia del corpo anziché allo stomaco per completare la digestione. I sintomi comprendono spossatezza, malessere, confusione, dolori addominali e svenimento: in acqua una simile condizione può risultare decisamente pericolosa, poiché questi segnali dell’organismo – in particolare la perdita di conoscenza – aumentano il rischio di annegamento.
Eppure, sebbene nella tradizione popolare sia abitudine evitare il bagno prima delle tre ore dal pasto, non esisterebbero precise conferme scientifiche. Così come spiega Uppa, la rivista dei pediatri rivolta ai genitori, non vi sono dati che possano confermare una correlazione tra bagno dopo mangiato e aumentato rischio di annegamento. Questo perché non è tanto la digestione in sé a rappresentare un problema, ma il vero e proprio shock che l’organismo subisce entrando improvvisamente in un ambiente freddo – in questo caso il contatto con l’acqua fresca del mare – dopo aver trascorso parecchio tempo in aree ben più calde. Le evidenze raccolte all’estero, dove la consuetudine non è diffusa come in Italia, non rilevano un aumento di casi di malessere o annegamento per un bagno dopo aver assunto cibo.
Nonostante non vi siano studi scientifici pronti a dimostrare una diretta correlazione tra digestione e malessere in acqua, tuffarsi dopo un’abbuffata potrebbe comunque non essere una buona idea, anche solo per non sovraccaricare l’organismo. Sebbene l’apparato cardiocircolatorio sia in grado di compensare l’afflusso di sangue in presenza di un calo termico, come principio di precauzione sarebbe meglio aspettare.
Determinare quante ore attendere, però, non è universalmente possibile: questo non solo perché la durata della digestione varia da persona a persona, ma anche perché il processo digestivo è diverso a seconda degli alimenti ingeriti e delle quantità assunte. Concedersi un pasto leggero, magari a base di frutta o di uno snack, potrebbe garantire la possibilità di entrare in acqua dopo una breve attesa. Un pranzo con i fiocchi, soprattutto se sono presenti fritti o pietanze particolarmente caloriche o grasse, suggerirebbe invece qualche ora di riposo, magari leggendo un buon libro all’ombra di un ombrellone. Per queste ragioni, le classiche tre ore devono essere considerate come un semplice suggerimento popolare: la durata è soggettiva, perciò si consiglia di attenersi alle indicazioni fornite dal proprio medico di fiducia.
[ghshortpost id=298675 title=”Cani e bagno casalingo: cosa non fare” layout=”post_inside”]
Altrettanto importante, nel frattempo, è prendere delle dovute precauzioni: