Sigarette elettroniche: allerta per le e-cig anche in Italia
Fonte immagine: amesy / iStock
Scatta anche in Italia l'allerta per quanto riguarda le sigarette elettroniche dopo i 26 decessi registrati negli Stati Uniti.
Cresce l’attenzione anche in Italia in relazione alla sicurezza delle sigarette elettroniche. Un’allerta di grado 2 (livello massimo 3) è stata diffusa dall’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, alle dirette dipendenze del Ministero della Salute. L’obiettivo è quello di verificare con maggiore precisione eventuali possibili effetti nocivi sulla salute degli utilizzatori, in relazione a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti.
Come riportato nelle ultime ore sono saliti a 26 i decessi negli USA legati a malattie polmonari associate all’utilizzo della sigaretta elettronica. Un fenomeno che sta destando preoccupazione anche tra le autorità sanitarie italiane ed europee, sebbene ancora non siano state registrate morti nel Vecchio Continente. L’allerta di secondo grado diffusa dall’ISS ha come scopo, ribadisce l’Istituto Superiore di Sanità, quello di:
Vigilare sulla grave malattia polmonare tra le persone che utilizzano le sigarette elettroniche.
L’allerta di grado 2 sta a indicare la tipologia di attenzione rivolta verso il problema, ovvero il timore di lievi danni per la salute, ma soprattutto di “diffusione di sostanze nel mercato illecito”. Proprio l’utilizzo di liquidi per ricarica non sicuri e certificati è stato indicato come una possibile causa dei 26 decessi per “polmonite chimica” registrati negli USA.
Secondo fonti USA dei 1300 casi di ricovero registrati, tra cui le 26 morti sopracitate, molti sarebbero associati a svapatori giovani. I liquidi conterrebbero in diversi casi tetraidrocannabinolo (THC), un composto psicoattivo, spesso associato a nicotina. Tra i ricoverati anche utilizzatori di ricariche contenenti soltanto nicotina.
Sarebbe proprio l’assenza di una precisa causa alla base della malattia polmonare a far scattare l’allerta di secondo grado anche in Italia, conclude l’ISS. Lo stesso istituto ha affermato che i consumatori italiani dovrebbero godere di maggiore tutela rispetto a quelli statunitensi, purché evitino di ricorrere a canali non autorizzati o soggetti a minori controlli.